Laughton, Charles
Attore teatrale e cinematografico inglese, naturalizzato statunitense, nato a Scarborough (Yorkshire) il 1° luglio 1899 e morto a Hollywood il 15 dicembre 1962. Fu famoso e apprezzato soprattutto per ruoli di 'cattivo': Nerone in The sign of the cross (1932; Il segno della croce) di Cecil B. DeMille; Enrico VIII in The private life of Henry VIII (1933; Le sei mogli di Enrico VIII) di Alexander Korda; il perfido capitano Bligh del Bounty in The mutiny of the Bounty (1935; La tragedia del Bounty) di Frank Lloyd; l'implacabile poliziotto Javert di Les misérables (1935; Il sergente di ferro) di Richard Boleslawski; il rigido e gelido padre della scrittrice E. Barrett Browning in The Barretts of Wimpole Street (1934; La famiglia Barrett) di Sidney Franklin. Personaggi che peraltro seppe in alcuni casi rendere ambiguamente affascinanti o perfino simpatici grazie non certo al suo fisico ma a un sapiente uso dello humour e dell'intelligenza. Nel 1934 ottenne l'Oscar come miglior attore protagonista in The private life of Henry VIII e ricevette due nominations nel 1936 e nel 1958 rispettivamente per The mutiny of the Bounty e per Witness for the prosecution (1957; Testimone d'accusa) di Billy Wilder. Nato in una modesta famiglia di albergatori, educato dai gesuiti a Stonyhurst, fu mandato dai genitori a lavorare come apprendista cameriere all'hotel Claridge di Londra, ma con i soldi guadagnati riuscì a frequentare la Royal Academy of Dramatic Art. Al debutto in teatro si fece notare in piccoli ruoli affidatigli da un regista proveniente dal Teatro d'arte di Mosca, F. Komissarževskji, in opere di N.S. Gogol′ e A.P. Čechov, arrivando in poco tempo a rivestire ruoli più importanti nel West End (Creonte in Medea di Euripide, il Console nel pirandelliano Vestire gli ignudi). L'esordio nel cinema avvenne nel 1928, quasi per caso, in due film comici diretti da Ivor Montagu e ispirati da storie di H.G. Wells, Bluebottles e Daydreams. In essi lavorò al fianco di Elsa Lanchester, che nel 1929 divenne sua moglie. Nello stesso anno recitò in Piccadilly di Ewald Andrés Dupont. Nel 1931 si recò con la moglie negli Stati Uniti, dove l'anno successivo interpretò un piccolo ruolo in un suggestivo film orrorifico, The old dark house di James Whale, regista che L. conosceva dai tempi londinesi degli esordi teatrali, in quanto faceva parte di un gruppo che comprendeva, tra gli altri, anche Laurence Olivier e John Gielgud. Sempre nel 1932 L. ebbe il primo ruolo da protagonista in Devil and the deep (Il diavolo nell'abisso) di Marion Gering. Nonostante il grande successo ottenuto interpretando un Nerone bambinescamente capriccioso e perverso nel ricordato The sign of the cross, e l'ammirevole perfezione raggiunta nello stesso anno in un ruolo di pochi minuti nell'episodio diretto da Ernst Lubitsch nel film collettivo If I had a million (1932; Se avessi un milione), L. decise di ritornare in patria per dimostrare finalmente le sue qualità di attore shakespeariano sul palcoscenico dell'Old Vic. Qui fra un Macbeth, un Prospero e un Enrico VIII si sarebbe anche divertito a inserire la piccola parte del Canonico in una famosa pièce del suo adorato O. Wilde (The importance of being Earnest), non senza dare un vigoroso contributo alla ripresa della cinematografia del suo Paese interpretando ancora la figura di Enrico VIII in un film di grande impegno produttivo quale The private life of Henry VIII. Ma Hollywood oramai lo attendeva, anche per conferirgli l'Oscar per questo film, e L. riprese a lavorare negli Stati Uniti, dove peraltro nel 1936 collaborò come protagonista, ma anche alla traduzione e alla regia, del Galileo di B. Brecht diretto a teatro da Joseph Losey. Nel 1937 egli creò, inoltre, con il produttore Erich Pommer, una casa di produzione, la Mayflower Pictures Corp., e nel 1950 divenne cittadino statunitense.Oltre che nei film già menzionati, negli anni Trenta L. recitò nel divertente Ruggles of red gap (1935; Il maggiordomo) di Leo McCarey, nel ruolo del perfetto maggiordomo britannico vinto a carte da un ricco americano del West. Un secondo viaggio di ritorno in Inghilterra, nel 1936, si rivelò meno felice: il suo Rembrandt (1936; L'arte e gli amori di Rembrandt) di A. Korda non eguagliò il successo del suo Enrico VIII; ma se non altro fruttò a L. un incontro con il talento di due prestigiosi connazionali in procinto di emigrare, ovvero Vivien Leigh ‒ sua partner in St. Martin's Lane (1938; I marciapiedi della metropoli), modesto melodramma di Tim Whelan ambientato nel varietà minore londinese, che anticipa curiosamente il Limelight (1952) chapliniano ‒ e Alfred Hitchcock (che lo diresse in Jamaica Inn, 1939, La taverna della Giamaica, piccolo film dal sapore molto stevensoniano). Il primo ruolo sostenuto da L. nel suo terzo e ultimo periodo hollywoodiano, ovvero il Quasimodo di The hunchback of Notre Dame (1939; Notre Dame), frutto di estenuanti discussioni con il regista William Dieterle e il truccatore Perc Westmore, rimane secondo molti critici la sua creazione più strepitosa, certo quella che rivela maggiore virtuosismo. Anche fra i ventotto film che avrebbe interpretato negli ultimi vent'anni della sua vita e della sua carriera non sono davvero pochi quelli che meritano di essere ricordati: per es. quello legato al felice incontro con Julien Duvivier (un episodio dell'ingiustamente dimenticato Tales of Manhattan, 1942, Destino) e quello diretto da un altro esule francese, Jean Renoir (il sottovalutato This land is mine, 1943, Questa terra è mia); almeno due piccoli ma eccellenti noir (The suspect, 1944, Quinto: non ammazzare, di Robert Siodmak e The big clock, 1948, Il tempo si è fermato, di John Farrow); e, soprattutto, va ricordato il suo tardivo ma incancellabile incontro con Wilder, che nel rapporto fra l'avvocato vecchio e malandato (L.) e l'infermiera apparentemente imperiosa e bisbetica (Elsa Lanchester), ma in fondo complice e fedelissima, di Witness for the prosecution, forse strizza l'occhio allo spettatore, dandoci un ritratto sostanzialmente fedele del 'vero' rapporto che doveva esistere, al di là della finzione scenica, fra quei due vecchi coniugi e compagni di lavoro.
Alla sua unica esperienza come regista cinematografico si deve il risultato eccezionale di un film fra i più belli e suggestivi della storia del cinema, The night of the hunter (1955; La morte corre sul fiume), tratto da un romanzo di D. Grubb, che, dopo iniziali deludenti risultati sul piano commerciale (L. ne fu tanto amareggiato che purtroppo decise di non ripetere l'esperienza), doveva affermarsi come 'film di culto' grazie al sapiente intreccio, creato dal regista, di gotico, favola inquietante, avventura e romanzo di formazione, e a una veste formale di perfezione davvero rara. L., che nel film non appare, seppe scegliere eccellenti collaboratori: James Agee per la sceneggiatura, Stanley Cortez per le magie del bianco e nero, Lillian Gish, da anni assente dallo schermo, come interprete, accanto a un Robert Mitchum e a una Shelley Winters nelle prove di gran lunga migliori di tutta la loro carriera.Tutta la vita di L., almeno come la ricostruiscono i suoi biografi, segnata da una rigida educazione, appare votata fin dall'adolescenza al bisogno di recitare, di esibirsi, di assumere dei ruoli. Inevitabile, secondo il suo maggior biografo, Simon Callow, che il giovane L. divenisse, come in effetti sarebbe divenuto, attore e omosessuale. Due stati che appaiono compresenti anche nel penultimo e importante film interpretato da L., Spartacus (1960) di Stanley Kubrick, dove recitò al fianco di un attore che aveva sempre detestato, ma che molto lo ammirava, Laurence Olivier.
E. Lanchester, Charles Laughton and I, London 1938.
W. Brown, Charles Laughton. A pictorial treasury of his films, NewYork 1970.
Ch. Higham, Charles Laughton. An intimate biography, New York 1976.
S. Callow, Charles Laughton. A difficult actor, London 1987.
Sul film diretto da L., v. ancora S. Callow, The night of the hunter, London 2000.
Presso la Charles Young Research Library della University of California a Los Angeles sono consultabili su richiesta sedici contenitori relativi a sceneggiature, ritagli stampa, fotografie, lettere e appunti di Laughton.