Poeta e saggista statunitense (Worcester, Massachusetts, 1910 - New York 1970). Tra i maggiori esponenti e teorici dell'avanguardia letteraria, la produzione lirica di O. esercitò una notevole influenza sulla poesia statunitense successiva al 1950.
Insegnante, funzionario governativo, archeologo, entrò nel 1948 al Black Mountain College (Carolina del Nord) del quale fu rettore dal 1951 al 1956. Già autore di Call me Ishmael (1947; trad. it. 1972), geniale interpretazione critica di Moby Dick, pubblicò nel 1950 su Poetry il proprio programma estetico Projective verse, fondato sulla «forma aperta» del verso e sulla fluidità di un processo creativo che genera liberamente nuove combinazioni di significati. Insieme agli altri Black Mountain poets (R. Creeley, R. E. Duncan, D. Levertov) svolse un'intensa attività critica sulla Black Mountain Review, pubblicando nel frattempo varie raccolte di versi, fra cui Letter for Melville (1951), This (1952), In cold hell, in thicket (1953). La sua opera di maggior impegno, The Maximus poems (1953-75; ed. completa 1983; trad. it. parziale 1972), la cui struttura a mosaico richiama i Cantos di E. Pound e Paterson di W. C. Williams, è un tortuoso viaggio iniziatico nella città di Gloucester (Massachusetts), luogo emblematico che la poesia reinventa attraverso la complessa organizzazione della scrittura sulla pagina. Tra le altre opere di O., che ha esercitato un rilevante influsso sulla poesia contemporanea e in particolare sulla beat generation, sono da ricordare The distances (1960; trad. it. 1967) e Archaeologist of the morning: the collected poems outside the Maximus series (1970); i suoi saggi sono stati raccolti in diversi volumi, tra cui: Human universe (1965); Casual mythology (1969); The special view of history (1970); Poetry and truth: the Beloit lectures and poems (post., 1971).