PÉGUY, Charles
Scrittore francese, nato ad Orléans il 7 gennaio 1873, caduto presso Villeroy il 5 settembre 1914. Di umile origine, giunto alla Scuola Normale di Parigi, vi ebbe maestro H. Bergson, di cui recò l'impronta, e vi conobbe alcuni tra gli amici di tutta la sua vita. Nel 1897 pubblicò Jeanne d'Arc; nel 1898 Marcel; nel 1899 De la cité socialiste, tutte informate a un socialismo cristiano, rivoluzionario e nazionale. Interrotti gli studî all'École Normale, tra il 1898 e il 1899 diresse una libreria socialista; il 5 gennaio 1900 iniziò i Cahiers de la Quinzaine, continuati fino al 1914, creazione originale, dove si traduce il suo spirito entusiastico, la passione di suscitatore e condottiero di anime: intorno ad essi si venne formando un focolare di spiriti (tra i collaboratori R. Rolland, A. Suarès, i Tharaud, J. Benda), un' "amicizia", che in tre lustri variò, con defezioni e nuove reclute, rimanendo una delle più nobili manifestazioni nella storia morale e intellettuale della Francia di anteguerra.
Il P., dopo aver combattuta la battaglia dreyfusista, vide la vittoria avvilita, sfruttata dal combismo, l'ideale socialista caduto nella demagogia parlamentare. A tale degradazione e al calcolo dei "politici" egli oppone la freschezza vitale dell'idea giovane, la "mistica": è il senso di Notre jeunesse (1910) e di tante altre prose, fervide di confessione, amare, ironiche, eccessive nella battaglia contro lo spirito positivo dominante nella scienza ufficiale e dappertutto, in uno stile unico, insistente, salmodiante, a volte potente di semplicità popolaresca (Victor-Marie, comte Hugo, 1910; L' Argent, 1913). Le minacce tedesche mostrarono scoperto il suo patriottismo (Notre Patrie, 1905); l'amore della patria millenaria, il ritrovato sentimento religioso lo riconducono alla creazione poetica: Le Mystère de la charité de Jeanne d'Arc (1910), Le Porche du mystère de la deuxième vertu (1912), Le Mystère des Saints Innocents (1912), La Tapisserie de S. Géneviève et de Jeanne d'Arc (1913), La Tapisserie de Notre-Dame (1913), Éve (1913). Anche qui la stessa profusa abbondanza, il rifiuto di ogni freno dell'arte, e a tratti brani di poesia superba nella primitiva religiosa purezza. Sempre lontano dalla folla, soltanto nella guerra mostrò a tutti la sua intima natura eroica; nonostante l'età, partì per il campo e vi trovò la morte quando appena s'iniziava la battaglia della Marna.
Bibl.: D. Halévy, C. P. et les Cahiers de la Quinzaine, Parigi 1918; J. et J. Tharaud, Notre cher P., ivi 1926; D. Rops, P., ivi 1933: V. Lugli, Il primo: C. P., in Rivista d'Italia, agosto 1919.