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PERRAULT, Charles

Enciclopedia Italiana (1935)
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PERRAULT, Charles


Scrittore francese, nato nel 1628 a Parigi, ivi morto nel 1703. Quarto dei fratelli Perrault, Charles fu dapprima impiegato presso il fratello Pierre, ch'era ricevitore generale delle finanze e che gli permise alcuni anni di vita comoda, durante la quale egli coltivò gli studî e le amicizie. Protetto dal Colbert, il potente ministro di Luigi XIV, Charles P. fu suo intimo ed efficace collaboratore per quasi un ventennio; e per il suo diretto intervento entrò nella piccola accademia creata per il lustro del re (1663), fu ammesso poi all'Académie française (1671) e poté fare accogliere nella nuova Académie des sciences il fratello Claude (v.), con il quale divise il gusto per le arti figurative e in special modo per l'architettura. Dopo la morte del Colbert, il P. si dedicò più alacremente all'attività letteraria, impegnandosi a fondo nella Querelle des anciens et des modernes.

Dopo alcuni tentativi lirici assai mediocri, il P. rifece con stile parodistico, insieme con i suoi fratelli, il libro VI dell'Eneide, secondo quel diffuso gusto per il travestimento burlesco che risaliva all'ultimo Cinquecento. Ma l'interesse dell'opera consisteva nell'atteggiamento negativo e demolitore del P. di fronte al mondo classico, antecedente della sua partecipazione alla polemica sugli "antichi e moderni". I contrasti si accentuarono per i dissapori personali tra i fratelli Perrault e Boileau, contro il quale Charles scrisse più volte in difesa di sé e dei suoi amici, specie a proposito dell'Iphigénie del Racine, sviluppando poi largamente le sue opinioni nei quattro volumi del Parallèle des anciens et des modernes (1688-1697), dove è investita la vita artistica, scientifica e filosofica degli antichi di fronte alla realtà contemporanea, in cui il P. riconosceva una continua e superiore evoluzione di forme e di spiriti; e a questa attualità egli dedicava i suoi Hommes illustres du siècle de Louis XIV (1696-1701), che dovevano costituire il più alto riconoscimento dei valori letterarî moderni. È un'attività troppo legata alla divulgazione, anche se fatta con stile facile e vivace e con intelligenza chiarificatrice. L'opera invece più duratura è quella delle Histoires ou contes du temps passé avec des moralités (in numero di otto e riunite nel 1697: tutte celebri, come Petit Chaper en rouge, Petit Poucet, La Belle au Bois dormant, Barbe-Bleue ecc.), che il P. probabilmente rivide sul testo del suo secondogenito, Pierre Darmancour, allora dodicenne, conservando, quasi a tutte, quella nativa semplicità che le ha rese celebri.

Il fratello Nicolas (1611-1661) fu teologo e giansenista, escluso dalla Sorbona insieme con Arnauld. Aveva collaborato con Charles per il travestimento del VI dell'Eneide; scrisse inoltre: La morale des Jésuites (1667). Pierre (1608-1680) dovette abbandonare il suo lucroso posto alle finanze per ragioni politiche; ritiratosi nella vita degli studî, scrisse sul Don Chisciotte, sull'Ifigenia di Racine e di Euripide e tradusse in prosa la Secchia rapita (1678) del Tassoni, del quale del resto il fratello Charles aveva tenuto presente, per il suo Parallèle, il Paragone degli ingegni antichi e moderni.

Bibl.: L'Enéide burlesque a cura di P. Bonnefon, in Revue d'histoire littér., 1901; i Mémoires scritti negli ultimi anni, a cura di P. Bonnefon, Parigi 1909. Cfr. inoltre: P. Bonnefon, Ch. P., essai sur sa vie et ses ouvrages, in Revue d'histoire littér., 1904; id., Ch. P. littérateur et académicien, ibid., 1905; id., Les dernières années de Ch. P., ibid., 1906; Ch. Marty-Laveaux, Quelle est la véritable part de Ch. P. dans les Contes, ecc., ibid., 1900; P. Saintyves, Le contes de P. et les récits parallèles, Parigi 1923; F. Funck-Brentano, De qui sont les Contes de P., in Revue des deux Mondes, 1° dicembre 1934. V. anche H. Gillot, La Querelle des anciens et des modernes, Parigi 1914. Inoltre: A. Hallays, Les Perrault, Parigi 1926.

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