PLISNIER, Charles
Scrittore belga di lingua francese, nato a Ghlin Le Mons il 13 dicembre 1896, morto a Bruxelles il 17 luglio 1952. Compì studî universitarî di lettere, filosofia, economia e diritto e si laureò in giurisprudenza, esercitando a Bruxelles (1922) la professione di avvocato. All'avvocatura si aggiunsero gli impegni politici derivantigli dalla sua posizione di socialista militante. Gli incarichi di natura politica furono tra i moventi dei suoi numerosi viaggi in Europa, nell'Africa del Nord e nel Medio Oriente. Entrato nel partito comunista, ne fu espulso nel 1928. Nel 1937 fu nominato membro dell'Accademia belga di lingua e letteratura francese, ma visse gli ultimi anni quasi sempre in Francia.
Giovanissimo, prima della guerra del 1914 esordì come poeta. Le sue raccolte di versi sono Déluge (1913), L'Enfant qui fut déçu (1913), Babel (1914 e 1935), Élégies sans les anges (1922), La Guerre des hommes (1926), Prière aux mains coupées (1931), Fertilité du désert (1933), Odes pour retrouver les hommes (1935), Sel de la terre, Périple, Sacre (1938), Testament (1939), Ave genitrix (1943). Il lavoro letterario di P. si fa più intenso, però, solo nel quarto decennio del secolo; fase in cui si precisa soprattutto la sua figura di romanziere. Mariages (1936; trad. it. Sposarsi, Milano 1947) e le novelle Faux passeports (1935; trad. it., Milano 1946) gli valgono il premio Goncourt del 1937. Segue il ciclo di Meurtres (1939-41) che comprende Mort d'Isabelle (trad. it., Milano 1950), Présence du fils (trad. it. Milano 1952), Martine, Feu dormant, Le dernier Jour. Altre opere narrative sono Figures détruites (1954; racconti), Dieu le prit, Croix de Vénus, L'homme nocturne, La Matriochka, Héloïse, Mes bien-aimés, Mères (1946-49,3 vo!l.), che spesso riflettono impressioni e osservazioni suggeritegli dai viaggi; Beauté des laides (1951), Folies douces (1951) nonché i "romans poétiques" Histoire sainte (1931) e L'enfant aux stigmates. P. è scrittore alquanto diseguale. Non rari, nella sua narrativa, i brevi momenti incisivi, che di solito però si spengono in situazioni estrinseche o approssimative.
Bibl.: R. Bodart, Ch. P., Parigi 1954.