Vidor, Charles (propr. Károly)
Regista cinematografico ungherese, naturalizzato statunitense, nato a Budapest il 27 luglio 1900 e morto a Vienna il 4 giugno 1959. Chiarezza, pulizia e linearità dell'immagine sono i punti di forza del lavoro di V. il cui sguardo, puntato sui corpi degli attori, li fa risaltare nel gioco dei volumi e delle tonalità della luce. L'erotismo perverso e ipnotico di Rita Hayworth, esplicito in film come The lady in question (1940; Seduzione), Cover girl (1944; Fascino), Gilda (1946) e The loves of Carmen (1948; Gli amori di Carmen), come la misteriosa e romantica presenza scenica di Ida Lupino in Ladies in retirement (1941; Tenebre), costituiscono il punto di riferimento di opere dominate da un controllo totale. Formatosi all'università di Budapest e poi a quella di Berlino V. iniziò a lavorare nel mondo dello spettacolo come cantante lirico. Ma questa prima parte della sua carriera fu però interrotta dallo scoppio della Prima guerra mondiale, durante la quale combatté nelle fila dell'esercito della madrepatria. Dopo il conflitto tentò senza molta fortuna di lavorare nel cinema come montatore e assistente alla regia per gli studi dell'UFA a Berlino. Furono l'incontro e l'amicizia con il regista ungherese Alexander Korda a convincerlo a trasferirsi nel 1924 negli USA. Dopo aver lavorato come corista a Broadway, giunse a Hollywood dove, grazie al successo del cortometraggio The bridge (1929), ottenne un contratto con la Metro Goldwyn Mayer. Effettuata una solida gavetta (non accreditato diresse nel 1932 The mask of Fu Manchu, La maschera di Fu Manchu, firmato da Charles Brabin), divenne uno dei registi affidabili, quelli a cui gli studios consegnavano produzioni in crisi o a rischio.
Da Double door (1934; La porta segreta) a Blind alley (1939; Vicolo cieco), il primo V. trabocca di suggestioni espressioniste, che sfibrano le trame noir e mélo conducendole nei territori della psicoanalisi, spesso virando verso l'horror (per es., in Ladies in retirement). In particolare Blind alley coordina la geometricità dell'intreccio con le accensioni oniriche ottenute dai chiaroscuri dell'operatore Lucien Ballard. Anche V., come molti altri registi dell'epoca, si confrontò con diversi generi cinematografici: dal dramma giudiziario The lady in question al musical Cover girl in cui incrina il semplice susseguirsi di numeri musicali soffermandosi sulla figura sinuosa di Rita Hayworth e sfruttando le invenzioni della nuova coppia Stanley Donen e Gene Kelly (rispettivamente coreografo e protagonista, crearono la danza di Gene Kelly con il proprio doppio), per realizzare un film romantico e malinconicamente cupo.
Dopo un'opera piuttosto esile come Together again (1944; Ancora insieme) e alcuni film biografici che risultarono il genere più adatto allo stile asciutto, minuzioso e didascalico di V. (A song to remember, 1945, L'eterna armonia, sulla vita di F. Chopin; cui fecero seguito Hans Christian Andersen, 1952, Il favoloso Andersen, e Song without end, 1960, Estasi, su F. Listz), arrivò il primo grande successo di pubblico con Gilda. Film, in cui V. traduce in un ritmo sincopato i furori romantici della storia, giustamente famoso (soprattutto grazie alla presenza sensuale della Hayworth nel numero musicale Put the blame on mame), ma non a sufficienza valutato per il trattamento esemplare degli archetipi noir: la dark lady, l'amicizia virile, l'amore, l'odio, il tradimento, la gelosia, i rapporti edipici irrisolti, un gioco al massacro senza fine immerso nelle atmosfere più nebbiose e insieme traslucide e scivolose del noir americano. Nel successivo The loves of Carmen V. ritornò esclusivamente sull'erotismo sprigionato dalla presenza della Hayworth spostando i propri interessi visivi dal lavoro sull'illuminazione all'elaborazione scenografica. Qui la Spagna completamente ricostruita in studio è solo un anticipo di quello che poi accadrà con A farewell to arms (1957; Addio alle armi), dove il discorso del set come reale reinventato prevale anche sull'intenzione produttiva di trasporre un romanzo famoso utilizzando grandi divi. D'altro canto già con i tre precedenti melodrammi Love me or leave me (1955; Amami o lasciami), The swan (1956; Il cigno) e in particolare con The joker is wild (1957; Il jolly è impazzito), con Frank Sinatra, V. si era dimostrato capace di disegnare personaggi incisivi nonostante certe restrizioni di sceneggiatura. Tale spinta melodrammatica fu alla base anche del suo ultimo film, Song without end dove V. radicalizza i toni passionali raggiungendo una forte intensità espressiva.