Sociologo (Waco, Texas, 1916 - New York 1962), prof. (dal 1956) di sociologia alla Columbia University di New York. Profondamente critico dei metodi della sociologia contemporanea, M. tese a riscattarla da quelli che egli stesso definiva ironicamente gli estremi opposti della "grande teorizzazione" e dell'"empirismo astratto", intendendo riferirsi alla ricorrente oscillazione fra una tendenza di tipo metafisico e un'altra, egualmente teorica, di tipo positivistico che avevano sottratto alla ricerca sociologica il necessario aggancio con la realtà di altri processi storici. Studiò in particolare il rapporto di élite-massa e, basandosi soprattutto sui dati statistici più che sul metodo dell'intervista, l'ascesa della nuova classe media statunitense (White collar; the American middle classes, 1951; trad. it. 1966). Contro le limitazioni metodologiche e ideologiche della sociologia contemporanea, salvò il ruolo dell'immaginazione "sociologica", concependo lo studio delle scienze sociali come l'esercizio di una particolare arte intellettuale (craftsmanship). I suoi ultimi saggi sottolineano la progressiva importanza per M. dell'impegno politico in relazione al problema, che ebbe sempre presente, del ruolo dell'intellettuale nella società. Opere principali: The new men of power: America's labor lead ers (1948); Character and social structure; the psychology of social institutions (in collab. con H. Gerth, 1953); The Power elite (1956; trad. it. 1959, 2a ed. 1966); The causes of world war three (1958; trad. it. 1959); The sociological imagination (1959; trad. it. 1962, 2a ed. 1970); la raccolta di saggi Power, politics and people (post., 1963; trad. it. in 2 voll., Politica e potere, Sociologia e conoscenza, 1970-71); The marxists (post., 1963; trad. it. 1969).