CHARSADA
Città del Pakistan occidentale, posta presso la confluenza dello Swat e del Kabul, a 20 miglia da Peshawar, nota anche col nome di Hashtnagar. Essa fu sin dal 1863 identificata (Cunningham) con Puṣkalāvatī (pracrito Pukkalaotī), capitale del Gandhāra, ricordata non soltanto nella letteratura puranica ed epica (Rāmāyana) dell'India ma anche da Arriano che, rifacendosi a fonti per lo più del IV sec. a. C., ce ne parla chiamandola Peukelaōtis. Ma dalle fonti letterarie non possiamo invero trarre gran che di preciso sulle vicende della città; molto di più ci dice l'indagine archeologica.
Le prime ricerche furono intraprese - ma con esito deludente - da J. Marshall nel 1902-3; riprese da Sir M. Wheeler nel 1958, quindi continuate dall'Università di Peshawar (A. H. Dani) nel 1963 e nel 1964.
Ch. deve essere sorta - al tempo della conquista achemènide del Gandhāra (VI sec. a. C.) - lungo la strada, di importanza vitale per le province orientali dell'Impero, che univa la Battriana (Balkh) a Taxila passando per Kapishi (Begram) e Udabhandapura (Hund, sull'Indo). Questa più antica Ch., rappresentata dal più alto dei monticoli - il Bala Hisar - fu assediata e presa dalle truppe di Alessandro nel 327. Successivamente, verificandosi un interessante fenomeno di parallelismo con Taxila, l'altra capitale che sorgeva dall'altra parte dell'Indo, Ch. fu spostata verso N-NE, sul monticolo noto come Shaikhan. L'intervallo tra la spedizione di Alessandro e questa nuova fondazione è il periodo oscuro degli Indo-Greci (da notare il gran numero di monete di Menandro raccolte presso Ch.); probabilmente ad un predecessore di Menandro (Heliokles?) appartiene la celebre moneta con la divinità poliade che tiene un fiore di loto, simbolo di Puṣhkalāvatī (la "città del loto").
Lo spostamento dal Bala Hisar a Shaikhan Dheri non fu probabilmente improvviso, ma la fondazione della seconda Ch. sembra certo che sia da porsi al tempo degli Indo-Greci, verso la metà del II sec. a. C. (Dani).
A Ch., come d'altronde a Sirkap (v. taxila, vol. vii, p. 630), è praticamente impossibile distinguere un periodo scitico da uno parthico: essi sono compresi tra la metà del I sec. a. C. e la metà del I d. C. (con buona probabilità di oscillazione per ambedue i termini).
È possibile che la decadenza di Ch. (le ultime monete rinvenute negli scavi di Shaikhan Dheri sono di Vasudeva) sia da porsi in relazione con l'affermarsi di Peshawar come metropoli della regione, grazie all'apertura, avvenuta in età Kusana (I-II sec. d. C.), della strada del Khyber Pass che si veniva a sostituire a quella della valle del Kabul. Ciò nonostante, ancora nel VII sec., Ch. era descritta come "ben popolata" dal pellegrino cinese Hsüan-tsang. Il centro doveva allora trovarsi a Rajar, un dheri a breve distanza dal Bala Hisar e da Shaikhan, probabile fondazione Kuṣaṇa.
Baia Hisar. - In questo tell o dheri (dove il deposito ha raggiunto un'altezza di 20 m circa) si sono svolte le ricerche di Sir M. Wheeler. Lo scavo ha portato alla identificazione di un tratto di fortificazioni composte da un fossato e da un muro di terra con una controscarpa di mattoni crudi, esistenti al momento dell'assedio macedone.
È anche molto importante lo scavo di una casa posta al di fuori della cinta, che ha permesso di identificare una successione di cinque fasi; di queste la quarta e la quinta (dal basso) hanno restituito un numero non grande (ma più che sulficiente per escluderne la casualità) di frammenti di Northern Black Polished Ware (successivamente indicata NBPW), assegnabili ad età Maurya o post-Maurya (III-II sec. a. C.). La linea di diffusione di questa ceramica verso il NO, che viene così posto in relazione con la piana gangetica, è ora segnata dai venti frammenti di Taxila, da quelli di Ch. (in tutto una dozzina; quelli di Shaikhan Dheri sembrano essere tarde imitazioni locali) e dall'unico frammento di Udegram (Swat).
La zona del Bala Hisar non venne abbandonata dopo il trasferimento del centro urbano; l'attività edilizia, sebbene ridotta, vi continuò per tutto il periodo buddistico.
I reperti ceramici forniscono una successione di grande importanza; Sir M. Wheeler li ha divisi in sette tipi fondamentali, quando si escluda la NBPW: 1) "Rippled rim" ware, assegnata provvisoriamente al periodo 550-325 a. C. circa; 2) "Soapyred" ware, 550-300 a. C. o più tardi; 3) "Wavy line" bowls, documentati nel periodo immediatamente precedente la NBPW, 550-250 a. C.; 4) piatti a pareti ricurve, 550-100 a. C.; 5) coppe carenate, 550-200 a. C.; 6) Tulip bowls, III-II sec. a. C.; 7) Lotus bowls, che compaiono con la NBPW, fine III-II sec. a. C.
Shaikhan Dheri. - L'importanza di questo dheri, in cui peraltro numerosi erano i rinvenimenti casuali di monete, fu rivelata nel 1958 da una fotografia aerea della Pakistan Air Force: è apparso un tessuto urbano ortogonale molto simile a quello di Sirkap (Taxila). Le strade, parallele, sono ad una distanza di circa 36 m l'una dall'altra, ma uno degli intervalli è maggiore (circa 45 m) e racchiude una grande struttura circolare in cui non può che riconoscersi uno stūpa (Wheeler).
Gli scavi dell'Università di Peshawar hanno permesso, sulla base delle numerose monete rinvenute in strato, di stabilire, come s'è visto, una cronologia abbastanza precisa per la seconda Charsada. Le tre successive fasi riconosciute dal Dani (indo-greca, scito-parthica e Kuṣaṇa) non comportano alcun mutamento nell'impianto urbano, ché anzi gli edifici (la cui pianta all'interno è, sì, soggetta a mutamenti) vennero sempre ricostruiti ricalcando i precedenti. Una interruzione dovuta a distruzione con conseguente forte deposito e livellamento è apparsa evidente tra la fine del periodo parthico e l'inizio del periodo Kuṣaṇa. Per i tipi ceramici si riscontra una continuità attraverso tutti gli strati.
Arte. - La produzione artistica di Ch. non può ancora caratterizzarsi in modo preciso. È però di rilievo la produzione di figurine femminili di terracotta (le Baroque Ladies) che soltanto con lo scavo del 1958 è stato possibile fissare nel tempo, grazie alla loro approssimativa contemporaneità con la NBPW ed i Lotus Bowls: III-fine II sec. a. C.; ma lo scavo di Shaikhan Dheri ha mostrato come le Baroque Ladies continuino anche nei livelli più tardi fino ad essere associate con i nuovi tipi "gandharici", pur mostrando una minore accuratezza di esecuzione. Con il periodo scito-parthico ha inizio una produzione completamente diversa di figurine di terracotta eseguite su matrici. Di grande importanza sono le terrecotte "ellenistiche" che - con due sole eccezioni - provengono non dagli strati indo-greci ma da quelli scito-parthici: il tipo predominante del periodo indo-greco è la Baroque Lady.
Per quanto riguarda l'arte del Gandhara, lo scavo del Bala Hisar sembra indicare una precedenza dei "piatti per cosmetici" (v. taxila) rispetto ai rilievi buddistici, ma il numero limitato di reperti rende naturalmente troppo tenue il dato stratigrafico. Lo scavo di Shaikhan Dheri ha fornito maggiori indicazioni, consentendo al Dani di porre la produzione gandharica (in schisto) tra i regni di Kanishaka e di Vasudeva. Sebbene non sia del tutto chiara la "posizione" che il gruppo maggiore di sculture rinvenuto aveva nella Casa di Naradakha (può ben trattarsi di materiale più antico raccolto in un luogo particolarmente venerato), questo può considerarsi il primo caso macroscopico di rinvenimento di sculture del Gandhāra in una area abitata e in un contesto stratigrafico chiaro. È anche da ricordare una immagine del Buddha in arenaria rossa, evidentemente importata da Mathurā, della cui scuola è prodotto.
Da Ch. proviene la celebre immagine gandharica del Buddha datata da un'iscrizione all'anno 384, mentre nelle immediate vicinanze (Skarah Dheri) fu rinvenuta la statua di Hāritī datata al 399: per la lettura di queste date è stato recentemente proposto (Dobbins) di riferirsi ad un'èra Shaka da porsi tra il 172 ed il 145 a. C.
Non meno interessanti, ma purtroppo anch'essi di rinvenimento casuale, sono gli oggetti di bronzo rinvenuti a Charsada. Ricordiamo le tre maniglie del National Museum of Pakistan, per cui è stata proposta una attribuzione ad ambiente siriaco della seconda metà del II sec. a. C. (v. vol. vi, fig. 1125).
Bibl.: Su Ch. in generale e sui problemi più vasti ad essa connessi: A. Cunningham, in Reports Archaeological Survey of India, II, 1863-1864 (1871), p. 89 s.; J. Marshall, in Annual Reports Archaeological Survey of India, 1902-1903, p. 141 ss.; 1903-04, p. 289 ss.; A. Foucher, La vieille route de l'Inde de Bactres à Taxila, 2 voll., Parigi 1942-47; W. W. Tarn, The Greeks in Bactria and India, Cambridge 1951; M. Wheeler, Rome beyond the Imperial Frontiers, Harmondsworth 1955, p. 191; A. K. Narain, The Indo-Greeks, Oxford 1957; O. Caroe, The Pathans, Londra 1958, pp. 32-35; M. Wheeler, Chārsada, A Metropolis of the North-West Frontier, Londra 1962; A. H. Dani, Pushkalavati, Peshawar 1963; R. A. Jairazbhoy, Foreign Influence in Ancient India, Bombay 1963; M. Wheeler, Civilizations of the Indus Valley and beyond, Londra 1966, p. 105 ss.; A. H. Dani et alii, Shaikhan Dheri Excavation, 1963 and 1964, Seasons, in Ancient Pakistan, II, 1965-66, pp. 17-214; M. Wheeler, Flames over Persepolis, New York 1968. Su rinvenimenti casuali di monete: H. L. Haughton, in Numismatic Chronicle, V s., XX, 1940, pp. 123-6. Sulle sculture del Gandhāra a Ch. in particolare su quelle datate, V.: H. Deydier, Contribution à l'étude de l'art du Gandhāra, Parigi 1950, p. 223 ss. e passim (per la bibliografia precedente); J. Marshall, The Buddhist Art of Gandhāra, Cambridge 1960: K. W. Dobbins, A Note on the Harītī Image from Skārah Dheri, Year 399, in East and West, XVII, 1967, pp. 268-70. Sulla statuetta di S. Pietro, sulle maniglie di bronzo: F. Coarelli, The Bronze Handles of Chārsada, in East and West, XVI, 1966, pp. 94-108.