CHÂTILLON-SUR-SEINE
Cittadina della Borgogna (dip. Côte-d'Or), C. era costituita nel Medioevo da due agglomerati, Chaumont e Bourg, che vennero riuniti nel sec. 16° all'interno di un'unica cinta muraria. A Chaumont, castrum collocato in posizione elevata dominante la Senna, si trovava sin dall'Alto Medioevo un castello appartenente ai vescovi di Langres, che peraltro a partire dalla fine del sec. 10° ne condivisero la proprietà con il duca di Borgogna. Non ne restano che rovine, ma antiche vedute e descrizioni permettono di ricostruirne le caratteristiche principali: di pianta rigorosamente quadrata, esso presentava quattro torri merlate e inglobava all'interno della cinta i palazzi del duca e del vescovo, così come la chiesa di Saint-Vorles e gli edifici necessari alla vita dei canonici, cui la chiesa era affidata. La maggior parte delle costruzioni del castello sembrerebbe risalire all'epoca gotica, in particolare la postierla, provvista di caditoie e certamente corredata un tempo di ponte levatoio. Le fonti riferiscono che il castello, danneggiato dagli Inglesi nel 1359, venne pesantemente restaurato negli anni immediatamente successivi e subì forse ulteriori rimaneggiamenti nel sec. 15°, all'epoca del conflitto tra Luigi XI e Carlo il Temerario; occupato dai protestanti durante le guerre di religione, venne parzialmente demolito agli inizi del 17° secolo.La chiesa di Saint-Vorles, collocata all'interno della cinta muraria del castello e in posizione periferica rispetto alla città moderna, costituisce uno dei rari monumenti costruiti intorno all'anno Mille e pervenuti pressoché intatti nella struttura originaria. Numerosi sono i documenti relativi alla storia dell'edificio in età carolingia - epoca in cui vi furono traslate le reliquie di s. Verolo - e al periodo in cui il vescovo di Langres, Brunone di Roucy (m. nel 1016), ricostruì la chiesa creando anche un collegio di canonici secolari, trasformato nel 1138 in collegio di canonici regolari sotto la spinta di s. Bernardo di Chiaravalle, che aveva legami familiari a C. ed era stato educato nella scuola di Saint-Vorles. La nuova comunità lasciò l'area compresa nella cinta muraria del castello per stabilirsi nella città bassa (Bourg), nell'abbazia di Notre-Dame (od. ospedale Saint-Pierre). A partire da quel momento Saint-Vorles, che rimase la chiesa del castello, divenne una parrocchiale affidata ai canonici della nuova abbazia. Forse proprio grazie a questa marginalità l'edificio è sfuggito agli interventi di ricostruzione che hanno portato alla scomparsa della maggior parte dei monumenti degli inizi del Romanico. A Saint-Vorles venne trasformata in epoca gotica solo la terminazione orientale, mediante la costruzione di quattro cappelle orientate, mentre nel sec. 17° due nuove cappelle si vennero a innestare sulle navatelle nel punto di giunzione con il transetto.L'edificio, oggetto di una recente campagna di restauro, constava di una chiesa di medie dimensioni, con terminazione orientale a cinque cappelle allineate (si conserva solamente l'abside centrale preceduta dalla lunga campata del coro), transetto sporgente, corpo longitudinale a tre navate e piccolo Westwerk. Mentre la terminazione orientale e il transetto vennero voltati sin dall'inizio, la navata centrale era in origine coperta a travature lignee, così come le navatelle; le volte a crociera, che attualmente coprono queste ultime, mal adattate ai sostegni del sec. 11°, sono di difficile datazione (risalgono forse al sec. 12°), mentre le volte della navata centrale si devono a un restauro seicentesco che comportò l'eliminazione dei finestroni del cleristorio. Attualmente la luce proviene dunque essenzialmente dalle aperture del transetto e della terminazione orientale; l'architetto dell'anno Mille privilegiò la luminosità rispetto alla copertura di tutti i corpi di fabbrica, come si può notare non solamente nel coro e nei bracci del transetto, voltati a botte e dotati di finestre alte (benché di piccole dimensioni), ma anche nella campata d'incrocio, dove l'ordine di finestre che si sviluppa sotto la cupola ricorda l'effetto delle torri-lanterna con travature lignee di tradizione carolingia.L'adozione di coperture a volta in tutto il blocco orientale della costruzione e di travature lignee nel corpo longitudinale ricorre peraltro in un certo numero di edifici borgognoni del sec. 11° (per es. a Perrecy).L'architettura di Saint-Vorles rivela in ogni parte la sorprendente associazione di soluzioni arcaizzanti e innovative. Così, con le cappelle allineate poco profonde e comunicanti con il coro solamente attraverso un'apertura di dimensioni ridotte, la terminazione orientale della chiesa rientra in una tipologia certo assai diffusa intorno al Mille (per es. a Saint-Michel-de-Cuxa o a Santa Maria di Ripoll in Catalogna) ma destinata a scomparire a vantaggio di soluzioni più complesse, come la terminazione orientale con cappelle scalate oppure con deambulatorio e cappelle radiali. Per converso, l'adozione lungo la navata di pilastri composti da un nucleo quadrato con quattro semicolonne addossate annuncia, malgrado un certo numero di imprecisioni o di anomalie nella coordinazione degli elementi, una delle soluzioni più caratteristiche dell'architettura romanica. Per la muratura apparecchiata a conci di piccole dimensioni, Saint-Vorles si inserisce in una corrente ampiamente rappresentata da numerosi esempi in Borgogna nel corso dell'11° secolo. Ricorrono ugualmente nella chiesa la partitura decorativa esterna a lesene e i capitelli a dado scantonato che frequentemente compaiono associati a questo tipo di muratura (Chapaize, Romain-môtier, Saint-Bénigne a Digione).Nonostante la grande unitarietà delle tecniche costruttive e la coerenza delle soluzioni architettoniche, è possibile identificare le successive fasi del cantiere: la chiesa venne eretta procedendo da E verso O, come attestano sia il progressivo sfalsamento nell'impostazione dei sostegni della navata sia le difficoltà create dal raccordo tra il corpo longitudinale e una tour-porche facente parte del precedente fabbricato e inglobata nel Westwerk degli inizi dell'11° secolo. I lavori sembrano comunque essersi svolti rapidamente, malgrado non sia possibile precisarne esattamente la cronologia: non è chiaro infatti se fossero o meno conclusi alla morte di Brunone di Roucy.Fino al 1168 la città bassa rimase priva di cinta muraria, la cui edificazione favorì lo sviluppo di quest'area abitata, garantendone la sicurezza. Dei vari edifici di culto eretti nel Bourg rimangono poche vestigia significative, tra cui i resti dell'antica abbazia di Notre-Dame, creata nel 1138 in seguito alla trasformazione dello Statuto dei canonici di Saint-Vorles; della costruzione originaria si conservano solamente la navata della chiesa romanica e parte del transetto. Il ruolo svolto da s. Bernardo in questa fondazione - benché l'abbazia passasse all'Ordine di Arrouaise - spiega le caratteristiche cistercensi dell'architettura, con navata priva di finestre coperta da volta a botte spezzata su archi trasversi e contraffortata da navatelle voltate a botte trasversale. Vi si riconosce lo schema adottato a Fontenay, benché il compimento di Notre-Dame di C. si collochi piuttosto nella seconda metà del 12° secolo. I medesimi caratteri ricorrono nella navata della parrocchiale di Saint-Nicolas, probabilmente già esistente nel 1168.
Bibl.:
Fonti. - F. Hocmelle, Historica descriptio abbatialis ecclesiae Beatae Mariae de Cestillione ad Sequanam, ms. del 1723, Digione, Arch. dép. de la Côte d'Or, H 18. 205 bis.
Letteratura critica. - F. Deshoulières, Châtillon-sur-Seine. Eglise Saint-Vorles, CAF 91, 1928, pp. 184-205; id., Eglise Saint-Pierre, ivi, pp. 205-214; id., Eglise Saint-Nicolas, ivi, pp. 214-220; E. Vergnolle, Saint-Vorles de Châtillon-sur-Seine, ivi, 144, 1986, pp. 53-76; C. Lautier, Châtillon-sur-Seine. L'église Saint-Nicolas et ses vitraux, ivi, pp. 77-90.E. Vergnolle