CHAUMONT-en-Bassigny (A. T.. 32-33-34)
Città della Francia nord-orientale, capoluogo del dipartimento della Alta Marna, con 15.187 ab. (1926). È posta a 314 m. s. m., su di una alta scarpata alla confluenza della Marna e della Suize. È sede di prefettura, corte d'assise, tribunale di prima istanza e di commercio; ha scuole secondarie e una biblioteca con 40.000 volumi.
Chaumont è al centro di un importante distretto minerario ricco di giacimenti di ferro, e ha nelle vicinanze una grande cava di pietra da taglio che rimonta ai tempi più antichi. Le esportazioni consistono anzitutto in ferro, e poi anche in legname, cuoi, pelli, ecc. Le industrie principali sono la conceria delle pelli e la fabbricazione di guanti di pelle; ma Chaumont possiede anche mulini, fonderie, tintorie, fabbriche di coltelli, di tessuti, di calzature.
È stazione della ferrovia che da Parigi va a Mulhouse per Troyes-Belfort, e linee secondarie la uniscono a Châtillon-sur-Seine, a Vitry-Le François e Neufchâteau.
I romani denominarono questa località Calvus Mons (onde il nome Chaumont), per l'aridità dell'altura su cui sorgeva sino al 940 il primitivo castello. Col sec. XI acquistò importanza e divenne poi una delle residenze dei conti di Champagne.
Monumenti. - La chiesa di S. Giovanni Battista, in stile gotico, fu costruita in diversi periodi dal sec. XIII al XVI. Notevoli nell'interno, tra l'altro, alcuni ricchi intagli di J.B. Bouchardon e un Sepolcro, bel gruppo di undici statue di pietra policromata, del 1471.
Il Museo contiene, oltre oggetti di scavo gallo-romani e sculture merovingiche e romaniche, una serie di dipinti, soprattutto della scuola francese del sec. XVIII. (V. tav. CCLI).
Il trattato di Chaumont. - Il 17 febbraio 1814, nel congresso di Châtillon, le Potenze alleate avevano presentato al Caulaincourt un ultimatum che Napoleone non sembrava affatto disposto ad accettare, specialmente dopo le sue recenti vittorie nella Champagne. Il 1° marzo, lord Castlereagh per l'Inghilterra, il principe di Metternich per l'Austria, il principe di Hardenberg per la Prussia, il conte di Nesselrode per la Russia, firmarono il celebre trattato di Chaumont col quale le quattro grandi Potenze, confermati i precedenti accordi di Kalisch, di Reichenbach e di Töplitz, s'impegnavano anzitutto a continuare la guerra con almeno 150 mila uomini per ciascuna e a non fare pace o tregua se non di comune accordo. Stabilivano inoltre che la Francia dovesse riprendere i confini territoriali del 1790, che la Germania fosse costituita in stati sovrani confederati e l'Italia in stati indipendenti, che nella Spagna tornassero i Borboni e nell'Olanda, ingrandita col Belgio, gli Orange, che la Svizzera infine costituisse una federazione neutrale sotto la garanzia delle grandi Potenze.
In tal modo il patto di Chaumont, anticipando il congresso di Vienna, tracciava le linee della futura Europa. Questo patto doveva durare per venti anni, ed era stabilito che, ove la Francia assalisse una qualsiasi delle Potenze alleate, le altre dovessero intervenire prima diplomaticamente, poi con le armi, inviando, ciascuna un corpo di 60 mila uomini. Era già quindi, a parte la veste mistica o religiosa, ciò che si suole chiamare la Santa Alleanza, cioè un potere esecutivo dell'Europa, di cui i trattati di Parigi (30 maggio 1814) e di Vienna (9 giugno 1815) si potrebbero considerare la carta. Il trattato di Chaumont fu rinnovato a Vienna il 25 marzo 1815, a Parigi il 20 novembre 1815, ad Aquisgrana il 15 novembre 1818, e non cadde completamente se non nel 1848. V.: châtillon; santa alleanza.
Bibl.: A. Sorel, L'Europe et la Révolution française, VIII, Parigi 1904; E. Driault, Napoléon et l'Europe. La chute de l'Empire, Parigi 1927.