CHAZARI (IX, p. 958)
I Chazari nella storia del giudaismo. - Il popolo dei Chazari (ebraico kazārīm, kūzārīm, e anche qāzār; arabo khazar) ha una notevole importanza storico-religiosa per l'adesione delle cerchie dirigenti di esso alla religione giudaica.
Data e circostanze della conversione. - La data è assai controversa: la maggior parte degli studiosi attribuisce la conversione al secolo VIII. J. Marquart invece propenderebbe a scendere fino alla seconda metà del sec. IX: ma una data così tarda è difficilmente ammissibile. Meglio sarà ritenere che si tratti non già di un fatto compiutosi in un determinato momento, ma piuttosto di un lento e complicato processo, svoltosi in un lungo periodo di tempo. A ciò c'induce a pensare anche il contenuto della lettera della gĕnāzīh (v. appresso).
Questa non ci presenta nella parte conservataci un racconto leggendario come quello della lettera attribuita al re Yōsēf, nella quale la conversione s'inizia con l'apparizione di un angelo in sogno al re Bulan, ma ci espone invece un lungo processo assai verosimile. Lo scrivente, ebreo non solo di religione ma anche di stirpe, riferisce come i suoi avi fossero immigrati in Chazaria in seguito a persecuzioni religiose, da che paese non possiamo sapere per la mancanza del principio della lettera. Nella parte mancante egli doveva aver narrato che i capi dei Chazari già precedentemente si erano accostati all'ebraismo, e che appunto per questo motivo l'immigrazione si era diretta verso il loro paese. Ma l'ebraismo dei capi chazari doveva essere assai superficiale: essi erano "senza Tōrāh", dice l'autore, ossia privi d'istruzione nella legge ebraica, e quindi scarsamente osservanti le norme di essa; e gl'immigrati si assimilarono a loro, abbandonando essi pure una gran parte delle leggi e dei costumi ebraici, ma conservandosi però fedeli al rito della circoncisione, e, alcuni almeno, all'osservanza del sabato. Uno tra essi - così continua la narrazione - eletto, in seguito a una vittoria riportata in guerra, capo supremo dell'esercito chazaro (la più alta carica in quel tempo, in cui i Chazari non avrebbero avuto un re), volle, a ciò indotto dalla moglie e dal suocero, persone assai pie, tornare alla completa osservanza della legge ebraica; e quando vide che le rimostranze fatte per ciò dai Bizantini e dagli Arabi ai capi chazari cominciavano a scuotere la fede di questi, pensò di preparare una discussione fra dottori delle tre religioni, e pregò l'imperatore di Bisanzio e i sovrani arabi di mandargli rappresentanti del cristianesimo e dell'Islām. In seguito alla discussione, i capi chazari accettarono definitivamente il giudaismo, e impresero a conformarsi, insieme con gli Ebrei dimoranti in mezzo a loro, alla fedele osservanza della legge ebraica.
Qualunque fosse la narrazione contenuta nella parte mancante della lettera, assai probabile è che nella realtà storica anche l'inizio primo della giudaizzazione dei capi chazari sia stato dovuto all'influenza esercitata da Ebrei immigrati, probabilmente bizantini: la grave oppressione degli Ebrei nell'impero bizantino spiegherebbe sufficientemente la loro emigrazione. Si può pensare all'epoca di Leone Isaurico (717-741), o forse anche risalire più addietro con le prime immigrazioni. I nuovi venuti, assai superiori per cultura ai chazari, saranno agevolmente ascesi ai gradi sociali più alti nel nuovo ambiente, e avranno facilmente potuto compiere un'efficace propaganda religiosa, specialmente in mezzo alle classi più elevate. Così si sarà preparata la via a ulteriori immigrazioni, come quella degli antenati di chi scrisse la lettera. È probabile, per questi ultimi, che si debba pensare a un'immigrazione proveniente dalle regioni asiatiche, per la via del Caucaso. Naturalmente l'arrivo del nuovo gruppo d'immigrati avrà reso ancor più intensa la propaganda, e particolare efficacia avrà esercitato l'ascesa di uno tra essi alla suprema dignità dello stato chazaro.
Vita religiosa giudaica e cultura giudaica. - Ciò che la lettera della gĕnīzāh riferisce circa un'adesione prima superficiale e poi più profonda e accompagnata dall'osservanza della legge (alcunché di simile racconta anche la lettera attribuita a Yāsēf, della quale la lettera della gĕnīzāh potrebbe esser la fonte) è con ogni probabilità assai ammissibile. I Caraiti (v. VIII, p. 933) sostenevano che i Chazari avevano accettato l'ebraismo secondo il sistema caraitico, e i rabbaniti, fedeli alla tradizione talmudica, sostenevano invece che essi avevano accettato questa tradizione: le due asserzioni potranno corrispondere a verità, in tempi diversi e in cerchie diverse. Che i Chazari avessero adottato anche il culto sacrificale, come parrebbe da una lettera attribuita a Yāsēf, a buon diritto è revocato in dubbio già da Yĕhūdāh al-Bargelōni. L'autore del Fihrist (v. XV, p. 251) riferisce che i Chazari si valevano dei caratteri ebraici per iloro scritti.
La politica chazara e il giudaismo. - Che già fino dai primi stadî del processo di conversione la politica dei Chazari abbia subito l'influenza del loro atteggiamento religioso, possiamo agevolmente immaginare. Assaliti dai Bizantini e dai loro alleati al tempo del re Binyāmīn avo di Yōsēf, i Chazari poterono ottenere aiuti dai loro vicini Alani, perché anche tra questi si trovavano aderenti alla fede giudaica. Quando l'imperatore bizantino Romano Lecapeno (919-944) aggravò la mano sui suoi sudditi ebrei, il re Yōsēf esercitò rappresaglie sui cristiani di Chazaria, il che provocò una serie di guerre delle quali la lettera ci dà una relazione particolareggiata e assai notevole perché coeva. Da al-Mas‛ūdī apprendiamo inoltre come molti degli Ebrei bizantini che fuggivano dal loro paese per le misure di Romano Lecapeno trovassero accoglienza presso i Chazari. Di un'altra rappresaglia di un re chazaro ci riferisce Ibn Faḍlān; avendo i musulmani di un paese non facilmente identificabile (forse la Spagna) abbattuto una sinagoga, il re chazaro fece abbattere nella sua capitale un minareto e uccidere un mu'adhdhin. A parte queste rappresaglie, normalmente i re chazari si attenevano, secondo quanto attestano gli scrittori arabi, alla più ampia tolleranza verso le religioni diverse dal giudaismo.
Conversione all'Islām e residui del giudaismo chazaro. - Nello stesso modo come si svolse fra i Chazari una vasta propaganda giudaica e cristiana, così vi si svolse anche una più vasta propaganda musulmana. Gli scrittori arabi sono concordi nel dire che sebbene il re e le classi dirigenti seguissero la religione giudaica, tuttavia il giudaismo era seguito solo da una minoranza del popolo, e che più numerosi erano invece i cristiani e i musulmani. Che vi fosse stato anche qualche re musulmano, prima della giudaizzazione della monarchia, sarebbe da pensare, anche prescindendo dalla già citata notizia di al-Muqaddasī, secondo quanto ci racconta al-Balādhurī, che nel 737, invaso il paese dei Chazari dalle milizie di Marwān b. Muhammad, il re chazaro spaventato avrebbe per salvarsi aderito all'Islām. Nel 965, quando il principe russo Sviatoslaw invase il territorio chazaro, i capi chazari, secondo una notizia di Ibn Miskawaih, ripetuta poi da Ibn al-Athīr, che sembra dover essere riferita all'invasione russa, si convertirono all'Islām per assicurarsi l'aiuto della gente del Khuwārizm (probabilmente le milizie mercenarie, composte specialmente di musulmani del Khuwārizm, che prestavano servizio in Chazaria); e poco dopo anche il re seguì il loro esempio. Tuttavia ciò non segnò la fine del giudaismo presso i Chazari: quel che rimase dello stato chazaro dopo la catastrofe arrecata dall'invasione russa, ebbe ancora, in parte almeno, carattere giudaico, come ci attesta fra l'altro la notizia del viaggiatore Pĕtaḥyāh da Ratisbona (seconda metà del sec. XII) di aver incontrato a Baghdād inviati di genti giudaiche, nelle quali a quanto pare dobbiamo vedere una popolazione chazara.
Che qualche gruppo ebraico odierno dell'Europa orientale o dell'Asia discenda dai Chazari, è stato da molti supposto, con localizzazioni diverse; si tratta però sempre d'ipotesi assai dubbie.
Fonti: Fra le fonti che ci dànno notizia della giudaizzazione dei Chazari sono da ricordarsi in primo luogo quelle indigene. Fino a poco fa si conosceva una sola fonte sedicente indigena, di autenticità però molto dubbia. Si tratta d'una lettera in ebraico, che sarebbe stata mandata dal re dei Chazari Yōsēf, verso la metà del sec. X, a Ḥisdāy b. Shaprūt, consigliere del califfo di Cordova ‛Abd ar-Raḥmān III. Hisdāy, che dell'esistenza di Ebrei indipendenti in Chazaria aveva già qualche vaga notizia dalle fantasiose relazioni di Eldād ha-Dānī e da tradizioni correnti nell'ambiente ebraico spagnolo, avendo poi appreso dagl'inviati del Khorāsān e di Bisanzio alla corte di Cordova notizie più sicure intorno al regno giudaico dei Chazari, volle mettersi in corrispondenza con quel sovrano per averne ancor più particolareggiata informazione, e riuscì a fargli avere una sua lettera, in ebraico, a tale intento. Già lo scrittore ebreo Yĕhūdāh al-Bargelōnī, in un suo libro scritto fra il 1090 e il 1105, cita la lettera responsiva di Yōsēf a Ḥisday. Essa sembra essere stata altresì la base principale delle notizie sui Chazari a cui si richiama Giuda Levita nella sua opera filosofico-religiosa, scritta verso il 1440, il cui sfondo storico è costituito appunto dalla conversione dei Chazari; e successivamente essa vien citata da Abrāhām b. Dāvīd, nel 1171. Poi resta dimenticata, finché nel sec. XVI vien ritrovata da Yiṣḥāq ‛Aqrish, che la pubblica nel suo Qōl Mĕbassēr (La voce del nunzio, Costantinopoli s. a. [circa 1577]); poi è ristampata una quantità di volte, specialmente nelle edizioni ebraiche del Kūzārī di Giuda Levita, e tradotta in molte lingue europee (anzitutto in latino, da J. Buxtorf, con la sua traduzione latina del Kūzārī, Basilea 1660). Una redazione più ampia fu pubblicata da A. Harkavy (Mĕ'assēf Niddahim, n. 8), e da lui stesso tradotta in tedesco (Russische Revue, VII [1875], pp. 69-97). Ma diversi studiosi dubitarono della sua autenticità, e, sebbene oggi molti propendano a ritenerla autentica, lo scetticismo sembra assai fondato, per buone ragioni. Un'altra lettera ebraica, proveniente da un dignitario chazaro del tempo dello stesso re Yōsĕf, e diretta, a quanto pare, proprio a Ḥisdāy b. Shaprūt, fu ritrovata, mutila in principio e in fine, da S. Schechter in un frammento della gĕnīzāh cairina, e da lui per la prima volta pubblicata con traduzione inglese in Jewish Quarterly Review, n. s., III (1912-13), pp. 181-219. Nessun motivo vi ha per dubitare dell'autenticità di questa, che sarà probabilmente la vera lettera di risposta a Ḥiṣdāy, scritta per incarico del re (e ciò è un argomento di più contro l'autenticità della prima, perché di due differenti risposte non potremmo renderci conto). Probabilmente non è da identificarsi con questa una lettera di un ebreo di Costantinopoli, citata da Yĕhūdāh al-Bargelōnī, che avrebbe riferito, forse originariamente in greco, intorno alle guerre dei Chazari. Brevi accenni ai Chazari si trovano presso diversi scrittori ebrei, come Sa‛adyah Gā'ōn (882-94a), o come l'autore caraita di un commento arabo al Deuteronomio (probabilmente Yefet b. ‛Alī, sec. X, o Yĕshū‛āh b. Yĕhūdāh, sec. XI), ecc. Anche molti scrittori musulmani ci parlano del giudaismo dei Chazari. Già al principio del sec. X ne troviamo notizie presso Ibn al-Faqīh e presso Ibn Rustah: di quanto si debba risalire addietro con le loro fonti non possiamo precisare, essendo ignoto o dubbioso donde essi attingano le loro informazioni. Particolarmente autorevole è la relazione, conservataci da Yāqūt, di Ibn Faḍlān, che nel terzo decennio del sec. X visitò personalmente il regno dei Chazari. Le notizie di al-Mas‛ūdī (morto nel 956 o 957) probabilmente dipendono in gran parte da Ibn Fadlān, e anche in ciò che ci dicono di nuovo risaliranno forse a una buona fonte. Da Ibn Faḍlān dipendono evidentemente anche al-Iṣṭakhrī e il suo rifacitore Ibn Ḥawqal (entrambi del sec. X). Fra le ulteriori notizie che circa la religione dei Chazari troviamo presso altri scrittori musulmani sono da ricordarsi in particolare quelle forniteci da al-Muqaddasī (morto circa nel 1000), da Ibn Miskawaih (morto nel 1030), e da al-Bakrī (morto nel 1094). La data indicata da al-Bakrī, e poi da ad-Dimashqī (morto nel 1327) per l'arrivo in Chazaria di Ebrei dell'impero bizantino sembra esser dovuta a un fraintendimento di ciò che scrive al-Mas‛ūdī, sebbene ad-Dimashqī citi come fonte Ibn al-Athīr (morto nel 1234).
Bibl.: J. Marquart, Osteuropäische und ostasiatische Streifzüge, Lipsia 1903, passim; H. v. Kutschera, Die Chasaren, Vienna 1909; S. Dubnow, Weltgeschichte des jüdischen Volkes, Berlino 1925-28, IV, pp. 247 segg., 479 segg., 490, e la bibliografia ivi citata.