CHEŁM (A. T., 51-52)
M Città della Polonia, nel voivodato di Lublino, situata a circa 63 km. a E.-SE. di Lublino, sulle linee ferroviarie Kowel-Varsavia-Mlawa e Brześć-Leopoli, in una fertile regione agricola. Aveva 23.221 ab. nel 1921. È una delle più antiche colonie slave. A Vladimiro il grande si attribuisce la fondazione della prima chiesa di rito orientale. Daniele, re di Halicz, contribuì allo sviluppo della città, costruendovi due chiese, fondando un vescovato di rito orientale e trasferendovi la sua residenza durante l'invasione dei Mongoli. Negli anni 1251 e 1473 incendî distrussero la città e la fortezza.
La popolazione della provincia di Chelm, in gran parte costituita da cattolici uniti di rito greco cattolico (Unione di Brześć, 1596, con Roma), fu, specialmente dopo l'insurrezione polacca del 1863, costretta con tutti i mezzi a passare in massa dal cattolicesimo alla chiesa ortodossa. Nel 1875 fu soppressa la diocesi greco-cattolica di Chelm; l'ultimo vescovo Kalinski era morto qualche anno prima, deportato in Russia. A onta di tutti i divieti, la popolazione perseverò occultamente nella fede dei padri: e con la proclamazione dell'ukaz di tolleranza del 1908 si rivelò cattolica. Ripresa, dopo brevissima sosta, la politica di russificazione, fu decisa dal governo russo, sempre sotto la pressione del clero greco-ortodosso, la separazione di tutto quel territorio dal regno di Polonia. Al distacco del territorio di Chelm opposero strenua, ma inutile difesa nel 1911 alla Duma i deputati polacchi.
Bibl.: L. Dymsza, Cholmskij Wopros (La questione di Chelm), Pietroburgo 1910; id., La question de Khelm, Parigi 1911; S. Gargas, Die Chelmer Frage, in Die Kultur, 1912; La questione di Chelm, in Civiltà Cattolica, maggio 1911.