chemocettore
Recettore sensibile a variazioni della composizione chimica del sangue e di altri liquidi biologici. L’attivazione dei chemocettori, agendo sui centri nervosi del tronco cerebrale deputati al controllo dell’attività respiratoria, consente di regolare la pressione parziale dell’ossigeno e quella dell’anidride carbonica del sangue arterioso (PaO2 e PaCO2, i cui valori sono determinati dalla respirazione), che devono essere mantenute costanti anche a fronte di importanti variazioni delle richieste metaboliche dell’organismo.
I chemocettori si distinguono, in base alla loro localizzazione anatomica, in chemocettori periferici e chemocettori centrali. I chemocettori periferici sono localizzati nei glomi aortici e carotidei (da non confondersi con i seni aortici e carotidei, che sono barocettori), piccoli agglomerati cellulari caratterizzati da un alto indice metabolico e dal più elevato flusso sanguigno dell’organismo. I chemocettori rispondono prevalentemente alla diminuzione della PaO2, ma anche all’aumento della PaCO2 e alla diminuzione del pH arterioso.
L’innervazione sensitiva dei chemocettori carotidei è mediata da fibre del nervo glossofaringeo, quella dei chemocettori aortici da fibre del nervo vago; entrambi i tipi di fibre stabiliscono contatti sinaptici con neuroni del gruppo respiratorio dorsale (specificamente con quelli del nucleo del tratto solitario). La diminuzione della PaO2 determina un aumento della ventilazione. I chemocettori centrali sono localizzati alla superficie ventrolaterale del bulbo e sono sensibili al pH del liquido extracellulare che è in contatto con il liquor cefalo-rachidiano. I chemocettori centrali rispondono infatti a variazioni della [H+] nel liquor, che a sua volta è funzione della PaCO2 vigente nelle arterie cerebrali e della concentrazione di bicarbonato nel liquido stesso.
La chemosensibilità centrale, scoperta da Corneille J.F. Heymans con i classici studi per i quali ottenne nel 1938 il Premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina, è estremamente efficace: si consideri infatti che un aumento della PaCO2 di 1 solo mmHg determina un incremento della ventilazione di ca. 2 l/min.