CHEREN (A. T., 116-117)
Capoluogo del commissariato omonimo nella Colonia Eritrea, a 1390 m. s. m., con circa 4500 ab. indigeni e 130 europei. Cheren si trova nel Senhait e precisamente nella media valle dell'Anseba, in territorio dei Bogos o Bileni (v. eritrea: Popolazioni). Il villaggio indigeno si addossa al monte Sevan, che chiude a mezzogiorno la conca dello stesso nome; al centro di questa, un km. circa distante, sorge su una collina isolata il forte, costruito al tempo della dominazione egiziana e rafforzato dagl'Italiani; attorno sono varî edifici militari, i campi ascari e il villaggio europeo, detto più propriamente Tantarua, con gli uffici, la Banca d'Italia e il mercato, vicino al quale si addensano, in aggruppamenti distinti di capanne, Bogos, Abissini, Sudanesi e Giaberti. Esiste una missione cattolica tenuta dai cappuccini, il seminario indigeno, la Scuola d'arti e mestieri Salvago-Raggi, un orfanotrofio con una settantina di ricoverati e un'infermeria civile. Cheren ha ufficio postale, telegrafo e telefono, ed è collegata per ferrovia da un lato con Asmara (da cui dista 104 km.) e con Massaua, dall'altro con Agordat (84 km.), donde si diparte un nuovo tronco ancora in costruzione verso Tessenei. Da Cheren ad Agordat e di qui a Tessenei esiste anche una pista rotabile, percorsa da servizî automobilistici.
La regione circostante, costituente il territorio del commissariato di Cheren, copre un'area di circa 6500 kmq. Montuosa e aspra, supera con le cime più alte i 2500 m. s. m. (M. Saber m. 2596, M. Ira m. 2518) e le quote di oltre 2000 m. vi sono frequenti (Monte Merrara m. 2390; M. Maldi m. 2439; M. Gheten m. 2354, ecc.), specialmente nella parte orientale sulla destra dell'Anseba: ha anche vasti altipiani e rore, alternantisi con valli e conche depresse. Essa è formata essenzialmente di rocce cristalline antiche: scisti con lenti anfibolitiche, graniti, apliti, ecc., con filoni di quarzo aurifero, tra cui quelli di Serà, che furono per qualche tempo oggetto di ricerche minerarie che parevano promettenti. È attraversata dall'alto e medio corso dell'Anseba, provvisto di acqua perenne, se anche a tratti perdentesi nelle alluvioni, e così fonte di fertilità e di relativa ricchezza. I palmeti dell'Anseba forniscono le noci di palma dum a una delle maggiori industrie della colonia, la quale ha infatti in Cheren un centro tra i più importanti per questa lavorazione. Il clima è quello delle pendici occidentali (v. eritrea: Clima), ancora abbastanza umido, in grazia dell'altezza; Cheren ha una temperatura media annua di 21°, con escursione diurna media di 11° e precipitazioni prevalentemente estive (in media 500 mm.); sulle parti più elevate del paese esiste infatti, o per lo meno esisteva, un ammanto forestale, come l'ormai distrutta foresta del Merrara; le conche appaiono verdi di praterie e di boschetti, in cui primeggia il baobab, e le colture di ortaggi vi sono assai prospere: l'aspetto generale del paese dimostra però che vi domina non di rado la siccità. Le popolazioni, accentrate specialmente nella conca di Savan (Cheren) e in quella dei Lamacelli (Addis Adi), nella pianura dei Begiuc, attorno a Mehalab, a Melepsò, a Era, a Erota, nei Maria, sono dedite in pari tempo alla pastorizia e all'agricoltura, allevando specialmente bovini e ovini e coltivando dura e orzo, ma anche bultùc, grano, granoturco, fagioli, tabacco, ecc. La regione si ritiene tuttavia adatta anche a colture tropicali ad alto rendimento, come cotone, semi oleosi, caucciù, agave sisalana.
L'importanza commerciale di Cheren, un tempo piuttosto considerevole, sia nei riguardi della zootecnica (bestiami, burro) sia in quelli dell'agricoltura (dura), è ora in decadenza: è però da sperare che l'apertura delle comunicazioni ferroviarie imprima maggior vigore ai traffici.
Tra i primi a far conoscere il Senhait e i suoi abitanti fu l'italiano Giuseppe Sapeto, che insieme con il padre Giovanni Stella di Asti visitò la regione nel 1851, dandone fin dal 1857 interessanti notizie. Presso a poco nella stessa epoca vi fu una prima volta il Munzinger, che vi tornò poi nel 1861 con la spedizione scientifica tedesca di Heuglin, Kinzelbach ed altri, e più tardi vi soggiornò per un certo tempo. Nel 1868 la regione fu visitata e studiata anche dal Blanford. Al capitano Piva sono dovuti interessanti scavi archeologici, che posero in evidenza gli avanzi di remotissime civiltà.
A circa 18 km. in linea retta a SO. di Cheren, nell'alto bacino del torrente Sciotel, affluente del Barca, è la regione in parte montuosa in parte pianeggiante, detta appunto dello Sciotel, estesa circa 740 kmq. ed elevata in media 928 m. s. m. Qui, in luogo salubre e assai adatto tanto alle culture quanto all'allevamento del bestiame, lo Stella impiantò nel 1867 la sua "colonia agricola italo-africana" in un'area donatagli a tal fine dal deggiasmač Hailù, proponendosi, insieme con i compagni Zucchi e Bonichi, di organizzare il lavoro con mano d'opera indigena e operai specializzati italiani. I capitali erano stati raccolti in gran parte tra gli italiani d'Egitto. Scarsità di mezzi, vicende politiche, disinteressamento del governo, invano chiamato in aiuto, ostilità accanita da parte di potenti nemici anche europei fecero fallire la patriottica impresa e obbligarono alla fuga tanto il Bonichi, che si rifugiò a Cheren, quanto lo Stella, che durante il viaggio si ammalò e morì nella valle di Ciacio il 20 ottobre 1869, lasciando fra gl'indigeni gratissimo ricordo di sé e favorevoli disposizioni verso gl'Italiani.
Ad attinger notizia su questa fine, oltre che a fare studî e raccolte scientifiche, furono tosto inviati a Cheren (1870-71) i naturalisti Orazio Antinori e Odoardo Beccari, cui si aggiunse per alcuni giorni Arturo Issel.
Cheren, tenuta dagli Egiziani tra il 1873 e il 1875, cadde in mano degli Abissini in seguito al trattato di Hewet (Adua, 1884) e fu occupata dagl'Italiani il 2 giugno 1889.
Bibl.: G. Sapeto, Viaggio e Missione Cattolica fra i Mens, i Bogos e gli Habab, Roma 1857; W. Munzinger, Ostafrikanische Studien, Sciaffusa 1884 (trad. ital., Roma 1890); A. Issel, Viaggi nel Mar Rosso e tra i Bogos, 4ª ed., Milano 1885; O. Antinori, Viaggio nei Bogos, in Boll. Soc. geogr. italiana, 1887; V. Fioccardi, Il commissariato regionale di Cheren, in Atti parlamentari leg. XXIII, Sess. 1909-13; Alleg. alla relaz. sulla Colonia Eritrea di F. Martini, Roma 1913; A. Piva, Una civiltà scomparsa dell'Eritrea e gli scavi archeologici nella regione di Cheren, ibidem.