cherico (cherco, anche nel latinismo clerico)
Il vocabolo è presente secondo l'uso greco-latino, e quindi col significato originario di " uomo di religione ", " ecclesiastico ", " sacerdote " (in opposizione a ‛ laico '), in If VII 38 e 46, e in Fiore CXXIV 5, dove compare il diminuitivo ‛ chericello ': Sed i' truovo... o prete... o chericello / che tenga amica, se mai trovo un prete, o qualunque altro giovane appartenente al clero, che abbia un'amante, e' convien che per me sia gastigato (v. 7). In If XVIII 117 vidi un col capo sì di merda lordo / che non parëa s'era laico o cherco, c. corrisponde a ‛ chercuto ' (v.), " che ha la chierica ", ossia non ha coperchio / piloso al capo (VII 46); crudamente ironica risulta l'unione dei due aggettivi laico e cherco: " era tanto insozzato di quella bruttura, che non potevo vedere se aveva o no la chierica, cioè se era ecclesiastico o laico ". La forma ‛ cherco ' è frequente in Guittone (Tanto sovente 105, Ahi, che bon m'è 6, Lussuria 2).
Nella Commedia (e vedi anche If XV 106), la forma ‛ cherci ' non è solo contrazione da ‛ cherici ', ma anche, ad es. in bocca a Brunetto Latini, francesismo (cfr. clerc, cui è strettamente legato anche per il significato); chiosa l'Anonimo: " a Parigi tutti gli scienziati comunemente sono chiamati cherici ", e conferma il Vellutello: " in lingua francese clerchi ' son domandati tutti quelli che hanno fatto professione nelle lettere ". Il plurale nella forma ‛ cherci ' è anche in Guittone (Onne vogliosa 91). Questo significato, più comprensivo, di " dotto ", " uomo di cultura ", " letterato ", nacque certamente in Francia, nel Medioevo, per l'identificazione dello studioso con l'ecclesiastico: esso è presente anche in Cv IV X 6, ove il termine, nella forma latineggiante, e perciò colta, di clerico, è unito appunto a loico (filosofico): lo Imperadore... errò... avvegna che, secondo la fama che di lui grida, elli fosse loico e clerico grande.
Anche nell'occorrenza di Fiore CI 10 il termine ha il significato di " dotto ", ma con una sfumatura ironica, che si desume dal contesto e che investe l'elenco di ‛ professioni ' citate da Falsembiante: Ancor mi fo romito e pellegrino, / cherico e avvocato e giustiziere, / e monaco e calonaco e bighino. V. anche CHERCUTO; CHERICIA.