LUBICH, Chiara
Fondatrice del movimento dei Focolari, nacque a Trento il 22 gennaio 1920 da Luigi Lubich e Luigia Marinconz, secondogenita di quattro figli: Gino, il maggiore, Liliana e Carla, più giovani. Fu battezzata il giorno successivo con il nome di Silvia. I coniugi Lubich, sposati nel 1916, si erano conosciuti quando lavoravano entrambi nella tipografia de Il Popolo, quotidiano dei socialisti trentini dal 1900 al 1914, diretto da Cesare Battisti. Il padre Luigi fu un convinto antifascista e quando, dopo la crisi del 1929, fu costretto a chiudere la sua piccola azienda di commercio, rinunciò alla tessera del Partito nazionale fascista e rimase disoccupato, mantenendo la famiglia con lavori saltuari. La madre Luigia era una fervente cattolica.
Dopo le scuole elementari, Silvia frequentò l’istituto magistrale Antonio Rosmini di Trento, conseguendo a pieni voti l’abilitazione nel 1938. Nei due anni successivi ebbe incarichi nelle scuole elementari statali della Val di Sole e dell’alta Val di Non e dal 1940 fino al 1943 insegnò presso la scuola elementare annessa all’orfanotrofio dell’Opera serafica, a Cognola di Trento, gestita dai padri cappuccini. Nel frattempo, assecondando la sua passione per la filosofia, si iscrisse all’università di Venezia.
Educata dalla madre e anche dalle suore di Maria Bambina a una sincera fede religiosa, fin dall’adolescenza aderì con entusiasmo alla Gioventù femminile di Azione cattolica. Nel 1943 i padri cappuccini la invitarono a entrare nel Terz’ordine francescano, Silvia accettò e, secondo la consuetudine, scelse il nuovo nome di Chiara, con il quale da allora venne chiamata al di fuori della cerchia familiare. Ciò avveniva mentre, con l’annessione di fatto del Trentino al Terzo Reich, i bombardamenti anglo-americani cominciavano a colpire la città di Trento. Nonostante questo, tra l’estate del 1943 e la primavera del 1944 alcune giovani, attratte dal carisma di Chiara, iniziarono a frequentarla assiduamente. Il 7 dicembre 1943 decise di consacrarsi totalmente a Dio.
La consacrazione di Chiara giunse a seguito di una graduale maturazione religiosa, punteggiata da illuminazioni interiori, e fu vissuta come uno «sposare Dio» (Torno, 2011, p. 21). In questo periodo affiorarono anche alcune intuizioni fondamentali del futuro movimento: il primato di Dio e del Vangelo, la passione per l’unità, la dedizione a Gesù abbandonato sulla croce, riconosciuto soprattutto in coloro che erano privi dell’essenziale. Al formarsi di questo ideale contribuì certamente il drammatico clima bellico e anche il giovane padre Casimiro da Perarolo, confessore di Chiara (Lubich - Giordani, 2007, p. 3). Con una indubbia originalità la sua consacrazione laicale non fu però un caso isolato nella Chiesa del tempo (Parola, 2011, pp. 1002-1006).
Il devastante bombardamento del 13 maggio 1944 danneggiò in modo irreparabile anche l’abitazione della famiglia Lubich: dopo una notte desolata, il mattino seguente Chiara comunicò ai familiari la sua decisione di rimanere a Trento con le compagne, mentre essi ripararono in Valsugana. In breve tempo, tra il 1944 e il 1948, altre giovani si unirono a Chiara. La ‘casetta’, in piazza Cappuccini, fu il loro primo ‘focolare’ e il 27 novembre 1948 si formò anche il primo focolare maschile: entrambe le comunità erano aperte ai laici. Tutti erano ancora inseriti nel Terz’ordine francescano: solo il 1° maggio 1947 l’arcivescovo di Trento Carlo de Ferrari approvò per un anno lo statuto dei Focolari della carità, che fu poi rinnovato, nonostante sospetti e accuse che lambirono perfino il S. Uffizio. Nel frattempo Chiara, mossa dalla sua passione per l’unità della Chiesa, scese più volte a Roma. Grazie ad alcuni contatti, il 17 settembre 1948 fu ricevuta a Montecitorio dall’onorevole Igino Giordani. Già esponente di rilievo del Partito popolare italiano di Luigi Sturzo, legato da forte amicizia con il trentino Alcide De Gasperi e come lui avverso al fascismo, Giordani aveva lavorato durante il regime presso la Biblioteca apostolica Vaticana e in quegli anni aveva scritto, tra le altre, alcune opere di carattere ecumenico (Crisi protestante e unità della Chiesa, 1939; L’unità della Chiesa, 1943) e Il messaggio sociale di Gesù (4 voll., Torino 1935, con numerose traduzioni). Il terreno per una convergenza era ampio e la graduale adesione di Giordani costituì un passaggio fondamentale non solo per lo sviluppo dei focolarini ma anche per il loro non facile innesto nel vecchio ceppo del movimento cattolico, appena ristrutturato in forma organica da Giovanni Battista Montini intorno alla rinnovata Azione cattolica (Lubich - Giordani, 2007, pp. 44-48). Qualche mese dopo quell’incontro, per impulso di Chiara, ebbe inizio il primo focolare femminile romano, nel quartiere della Garbatella, poi in viale XXI Aprile. Nel 1950, in piazza Lecce, aprì i battenti anche quello maschile, che includeva il ventunenne Pasquale Foresi, poi ordinato sacerdote dall’arcivescovo di Trento, destinato a diventare il braccio destro di Chiara nello sviluppo del nascente movimento (Gallagher, 2014, pp. 117-118). Dopo Trento e Roma, con modalità analoghe, focolari nacquero in breve tempo ad Assisi, Torino, Firenze, Siracusa, Parma, Genova, Bari, Pescara. Da questo momento in poi la vita di Lubich si intrecciò indissolubilmente con quella del ‘suo’ movimento.
La crescita delle comunità fu consolidata da una fondamentale esperienza vissuta da Chiara e dalle sue prime compagne nell’estate 1949 a Tonadico di Primiero (Trento) durante un periodo di riposo. Un ‘patto’ spirituale, sancito inizialmente con Igino Giordani il 16 luglio, fu poi condiviso e allargato a tutto il gruppo.
In quei mesi di preghiera e di profonda intimità Chiara ricevette una serie di illuminazioni interiori, che man mano comunicava alle compagne, associandole in tal modo alla sua esperienza spirituale. Dio fu percepito a fondamento vitale della loro unione, mentre l’Opera che stava nascendo avrebbe reso presente in modo particolare Maria, la madre di Gesù, nella Chiesa. L’esperienza di comunione fu così intensa e prolungata che Chiara cominciò a percepire le compagne «fuse in uno», come una medesima «Anima» (Araujo - Atzori - Blaumeiser, 2012, p. 20).
Da questa esperienza fondativa il movimento trasse nuovo slancio. Per tutto il decennio degli anni Cinquanta, sotto la regia sua, si svolse nella valle di Primiero la prima Mariapoli, raduno di centinaia di persone accomunate dal desiderio di vivere insieme per costruire una ‘città nuova’, la ‘città di Maria’, nella quale tutti i popoli, dopo le tragiche divisioni della guerra, si sentissero una sola famiglia. L’iniziativa si inseriva con spiccata originalità nella devozione mariana del tempo, segnato dalla guerra fredda. Contestualmente cresceva l’attenzione di Chiara e dei suoi collaboratori per le Chiese e i Paesi dell’Est europeo: a partire dal 1958 si avviò una cooperazione con il Centro Tongerlo di Bruxelles per il soccorso materiale e spirituale dei profughi dai Paesi d’Oltrecortina. L’impulso aveva un tratto caratteristico della spiritualità di Lubich, che per questo ricorreva all’immagine della Chiesa come corpo di Cristo occulto, nascosto, ma reale. Scriveva all’inizio degli anni Sessanta: «Non ci sembra che la Chiesa del silenzio sia misticamente un enorme Crocifisso disteso che grida: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato”»? (Lubich, 1963, p. 56).
Accanto all’impegno per l’unità, nacquero anche iniziative per la fermentazione evangelica degli ambienti: nel 1953 presero il via, accanto ai focolari maschili e femminili, i Focolarini sposati; nel 1954, in collaborazione con don Silvano Cola, Chiara diede vita ai Sacerdoti apostoli dell’unità per portare lo spirito evangelico nelle parrocchie, nei seminari e nelle strutture ecclesiastiche; un’analoga diramazione si costituì contemporaneamente per i religiosi. Nel 1956, dopo la repressione sovietica a Budapest, la stessa Chiara favorì la nascita dei Volontari, laici impegnati per la costruzione di una società nuova sul territorio attraverso l’amore come regola e come vita (Torno, 2011, pp. 59-60). Nel medesimo anno cominciò a essere pubblicato Città nuova, quindicinale di opinione trasformatosi in breve tempo nell’omonima casa editrice: nel 1959 fu stampata la prima raccolta di scritti spirituali di Chiara, intitolata Meditazioni.
Con l’avvento del pontificato di Giovanni XXIII e l’indizione nel 1959 del Concilio Vaticano II, un’aria nuova cominciò a circolare nella Chiesa cattolica. Contemporaneamente alla costituzione nel 1960 del Segretariato per l’unità dei cristiani, affidato dal papa al cardinale Augustin Bea, Chiara Lubich fondò a Roma una segreteria per l’ecumenismo dei Focolari, che chiamò Centro uno, e alla cui direzione designò Igino Giordani, pioniere dell’ecumenismo in Italia.
Affermava: «Questa è l’epoca in cui nei cristiani di tutte le denominazioni si sveglia l’istinto soprannaturale di fratelli gli uni degli altri per il Battesimo che li accomuna. Occorre mettere in moto la grazia aiutandoci a vicenda e unendoci fin dove è possibile, sui piani più vari e anche estranei alla fede» (Lubich, 1963, p. 68).
Caratteristica di questa tensione ecumenica, fin dall’inizio, fu il dialogo della vita, ispirato al Vangelo. Al termine del Concilio, in un clima di fervide speranze, il movimento si arricchì di nuove articolazioni volute dalla fondatrice: dopo l’avvio della prima cittadella di testimonianza nel 1964 a Loppiano, nei pressi di Firenze, nel 1966 nacque la sezione giovanile Gen 2, maschile e femminile, ossia generazione nuova dopo la prima degli anni Quaranta; nel 1967 il Movimento famiglie nuove, affidato ai Focolarini sposati, e il Movimento parrocchiale. Nel 1968 Lubich comprese che le iniziative nate nei campi del sociale potevano comporsi in un unico movimento, chiamato Umanità nuova e animato dai Volontari. Nel 1970 fu costituita la sezione dei ragazzi Gen 3, sempre maschile e femminile, e nel 1971 il Centro delle religiose. Nel frattempo, sotto la guida di Chiara, l’Opera si andava rapidamente internazionalizzando: dopo le comunità di Grenoble e di Parigi in Francia, di Berlino Ovest e di Lipsia nella Repubblica democratica tedesca, di Londra in Gran Bretagna, negli anni Sessanta i Focolari dilatarono la propria presenza da un lato nelle Americhe – a Recife, Buenos Aires e New York – dall’altro in Africa, a Fontem nel Camerun, e in Estremo Oriente, a Manila nelle Filippine, tappa intermedia per il successivo approdo in India, Giappone, Corea, Hong Kong, Taiwan, Thailandia, Australia, Nuova Zelanda e Polinesia.
Questa rapida espansione del movimento, spesso su invito dei vescovi locali, si spiega soprattutto con il forte dinamismo laicale, ecumenico e internazionale impresso alla Chiesa cattolica dal Vaticano II, ma non meno importante fu l’impulso dato da Chiara e dai suoi collaboratori. Essa trova significativi paralleli con l’evoluzione di altri movimenti ecclesiali (Favale, 1980 e 2009; Faggioli, 2008) e pose i Focolari di fronte alla sfida, per loro inedita, di coniugare l’ideale dell’unità e il rapporto con altre civiltà e con religioni non cristiane.
Emblematica in tal senso fu la speciale amicizia di Chiara con Atenagora I, patriarca ortodosso dell’antica Costantinopoli. Nata in un contesto ecumenico – per prolungare il dialogo del patriarca con Paolo VI, dopo lo storico incontro del 6 gennaio 1964 a Gerusalemme – essa portò ben presto alla fondazione di un focolare a Istanbul nel 1967, al quale si aggiunsero pochi anni dopo quelli in Libano, a Gerusalemme, in Giordania e in Egitto. Le piccole comunità del movimento si trovarono dunque a contatto diretto con l’islam e con l’ebraismo in una fase storica in cui il dialogo interreligioso della Chiesa cattolica, almeno a livello ufficiale, muoveva ancora i primi passi. Per questo suo impegno pionieristico, Chiara Lubich ricevette nel 1977 a Londra il premio Templeton per il progresso della religione.
Nel 1979 l’incontro con Nikkyo Niwano, unico osservatore non cristiano al Vaticano II e fondatore dell’associazione Rissho Kosei-kai, aprì la via anche al dialogo con il buddismo, che conobbe una tappa memorabile nell’incontro a Tokio del 28 dicembre 1981, quando Chiara fu invitata a presentare la sua esperienza religiosa alla presenza di circa diecimila laici buddisti. Lo stesso Nikkyo Niwano aveva fondato qualche anno prima a Kyoto, insieme ad altri leader, la Conferenza mondiale delle religioni per la pace e nel 1984 chiese a Chiara di inviare un messaggio alla Conferenza riunita a Nairobi. È in queste parole di Lubich che si possono cogliere alcune tra le ragioni profonde del dialogo interreligioso portato avanti dal movimento dei Focolari: «Noi tutti crediamo in Qualcuno o qualcosa che ci trascende. Noi tutti crediamo in Dio, o in una verità, che per noi cristiani ha un nome: Padre. È Lui il fondamento della fraternità universale. Non si può credere ad un padre senza comportarsi da fratelli di tutti gli altri uomini. Con Lui possiamo concorrere efficacemente alla fraternità universale, che significa alla pace sicura. Guardando a Lui, si vedono tutti gli uomini candidati a questa fraternità, senza discriminazione alcuna, né di razza, né di popolo, né di ideologia, né di religione (Lubich, 1986, p. 236).
In quei medesimi anni la fisionomia del movimento si arricchì ulteriormente. Nel 1978 Chiara costituì il Centro del dialogo con i non credenti, una frontiera verso la quale l’aveva spinta lo stretto legame con Paolo VI fin dal 1964 (Siniscalco - Toscani, 2015). Nessun intento di proselitismo animava la nuova struttura, bensì il desiderio di collaborare su progetti concreti di solidarietà, nella convinzione che non si potesse «pensare a una convivenza umana senza i valori della solidarietà, della pace, dell’unità, dei diritti umani, della giustizia e della libertà, e della vita» (Torno, 2011, p. 85). Questa iniziativa ricevette nuovo impulso dall’incoraggiamento e dalla costante vicinanza di Giovanni Paolo II e si intensificò dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989. Nel frattempo l’attenzione di Lubich si rivolse anche ai più piccoli: nel 1984 nascevano infatti i Gen 4, i bambini dei Focolari sposati e dei Volontari. Durante il Genfest del 1985, svoltosi a Roma, fondò il Movimento giovani per un mondo unito, di cui i Gen e le Gen dovevano essere i principali animatori. Nel 1990, dopo quelli temporanei di Giovanni XXIII e di Paolo VI, gli statuti generali del movimento, denominato ufficialmente Opera di Maria, furono approvati dal Pontificio consiglio per i laici. Essi prevedevano la presidenza femminile al vertice dell’Opera.
L’ultimo periodo della vita di Chiara, dal 1990 al 2008, vide la piena fioritura dei Focolari sia sul piano religioso sia su quello sociale, sempre in stretta sinergia tra loro perché nella sua visione lo spirito dell’unità e della fratellanza universale dovevano dispiegarsi in tutte le direzioni. Tra gli eventi più significativi sul primo versante va ricordato il discorso del 19 maggio 1997 nella storica moschea Malcom X di Harlem (New York) a circa tremila musulmani afroamericani: fu la prima donna bianca, cristiana e laica, a parlare in quel luogo altamente simbolico nella storia dell’emancipazione dei neri d’America (Coda, Nella moschea di Malcom X, 1997, pp. 13-23; cfr. Mokrani, 2012, pp. 273-283). L’anno successivo, a Buenos Aires, Lubich incontrò le comunità ebraiche di Argentina e Uruguay, evidenziando i punti comuni tra la spiritualità del movimento e il patrimonio religioso ebraico e arrivando a stringere un patto d’amore scambievole tra le parti (Coda, 1998, pp. 132-139). Nel 2001 a Coimbatore, nello Stato indiano del Tamil Nadu, Chiara ricevette il premio Difensore della pace da due enti di ispirazione gandhiana, il Sarvodaya Movement e lo Shanti Ashram: anche il rapporto con gli indù venne così consolidato (Zanzucchi, 2001, pp. 40-46). Ma al di là di questi eventi d’eccezione, due furono gli strumenti principali attraverso i quali si sviluppò il dialogo interreligioso del movimento: gli incontri periodici, anche tra i giovani, e i simposi, nella forma di seminari di studio. Unico però fu lo spirito, quello dell’immedesimazione nel modo di vedere e di sentire dell’altro, ulteriormente ribadito da Lubich dopo il tragico attentato terroristico alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001.
Per quanto riguarda il versante sociale e civile un’audace intuizione di Chiara prese forma nella primavera del 1991 durante un viaggio in America Latina. Da oltre un decennio le dottrine e le politiche economiche neoliberiste dominavano la scena di un mondo ormai globalizzato. In questo contesto di crescenti diseguaglianze tra Nord e Sud del mondo e all’interno dei singoli Stati, colpita dallo stridente contrasto tra le periferie di baracche e i lussuosi grattacieli del centro di San Paolo, in Brasile, Lubich lanciò nei suoi discorsi pubblici l’idea di una «economia di comunione» su scala planetaria, poggiata su due cardini: da un lato le aziende che entravano in questa rete sceglievano di destinare una parte degli utili alla diffusione della «cultura del dare» e alla solidarietà con i poveri in contatto con le comunità dei Focolari, dall’altro la stessa vita interna alle aziende doveva cercare di introdurre uno stile evangelico: non solo amare i dipendenti, ma «amare anche i concorrenti, amare anche i clienti, amare anche i fornitori, amare tutti» (Lubich, L’Economia di comunione, 2001, p. 53). L’idea si tradusse ben presto in realtà e nel 2007 aderirono al progetto 754 imprese, prevalentemente europee e sudamericane. La gestione degli utili fu affidata a una commissione internazionale, ma al di là dei numeri, che pure hanno un loro valore, l’intuizione trovò un significativo riscontro nel dibattito suscitato da alcuni autorevoli studiosi di scienze economiche, in particolare dopo la crisi esplosa nel 2007, e tuttora in corso (Bruni, 1999; Bruni - Moramarco, 2000; Bruni - Crivelli, 2004; Zamagni, 2009; Leonardi, 2012). Un’iniziativa analoga fu avviata da Lubich a Napoli nel 1996: con un gruppo di politici aderenti ai Focolari, diede vita al Movimento politico per l’unità. Nella crisi della democrazia, che attraversava parecchi Stati, l’obiettivo doveva essere ancora una volta duplice: aiutare i politici, a qualunque partito appartenessero, ad anteporre l’amore verso tutti al proprio interesse personale e insieme sostenerli nel difficile sforzo di comporre e ricomporre continuamente in un unico disegno a servizio del bene comune le legittime istanze particolari provenienti dalla società. La proposta fu rilanciata da Chiara in varie sedi: a Roma, a palazzo San Macuto; a Bratislava, in Slovacchia, in una seduta del Parlamento nazionale; a Madrid nella sede locale del Parlamento europeo.
Nel 1998, a 78 anni, in una lettera del 7 maggio Lubich comunicò all’opera l’esigenza di un ulteriore salto di qualità: bisognava cercare di dare ai due movimenti operanti nell’economia e nella politica una solida base culturale, «una scienza vera», coinvolgendo studiosi preparati in grado di delinearne la teoria e la pratica e di confrontarla con altre teorie di diverso orientamento (Torno, 2011, pp. 109-110). L’esigenza di un approfondimento dottrinale e di un vaglio accurato delle esperienze di unità vissute dal movimento dei Focolari si era manifestata già nel 1990 con la fondazione della Scuola Abbà, un centro di studi interdisciplinare fortemente voluto da Chiara e composto da circa trenta esperti provenienti da vari Paesi, tra i quali un ruolo fondamentale aveva avuto il vescovo Klaus Hemmerle, filosofo e teologo tedesco che aveva accompagnato la fondatrice dei Focolari fin dagli anni Cinquanta. Dopo l’invito del 1998, l’attenzione dottrinale si spostò verso le molteplici irradiazioni della spiritualità dell’unità nei vari campi del sapere. Nel 2000 decollò l’esperienza pilota della Summer school internazionale, con l’intento di adattare la metodologia della Scuola Abbà alla formazione di livello universitario. Finalmente con decreto della congregazione per l’Educazione cattolica del 7 dicembre 2007 venne eretto a Loppiano l’Istituto universitario Sophia, una comunità internazionale di formazione, studio e ricerca che offre, con spirito di unità e metodo interdisciplinare, una laurea magistrale di due anni in Fondamenti e prospettive di una cultura dell’unità e il corrispondente dottorato. Fu l’ultimo atto pubblico sottoscritto da Lubich.
In questi ultimi anni, soprattutto dopo il 1995, Chiara ricevette una lunga serie di riconoscimenti e premi da parte di vari organismi internazionali, capi di Stato, chiese locali, università ed enti culturali appartenenti a una ventina di Paesi, tra i quali spiccano il premio Educazione alla pace dell’Unesco nel 1996 e il premio Diritti umani del Consiglio d’Europa nel 1998.
Dopo una lunga malattia, circondata dall’affetto dei suoi focolarini e confortata da una lettera personale di papa Benedetto XVI, Chiara Lubich si spense il 14 marzo 2008 nella sua casa di Rocca di Papa, presso Roma.
La bibliografia di Chiara Lubich – libri, articoli, discorsi pubblicati – è reperibile in S. Tobler, Jesu Gottverlassenheit als Heilsereignis in der Spiritualität Chiara Lubichs, Berlin 2002 (trad. it. Tutto il Vangelo in quel grido. Gesù abbandonato nei testi di Chiara Lubich, Roma 2009, pp. 302-315); Meditazioni, Roma 1959; Fermenti di unità, Roma 1963; Gesù nel fratello, Roma 1979; Essere la tua parola, Roma 1980; L’unità e Gesù abbandonato, Roma 1984; La vita un viaggio, Roma 1984; Diario 1964/65, Roma 1985; Incontri con l’Oriente, a cura di E.M. Fondi, Roma 1986; L’avventura dell’unità (intervista di Franca Zambonini), Cinisello Balsamo 1991; Una famiglia per rinnovare la società, Roma 1993; Ai Gen Chiara. 1975-1980, Roma 1994; Scritti spirituali, I-IV, Roma 1995-1997; Colloqui con i Gen. 1966-1969, Roma 1998; Dove la vita si accende. Dialoghi sulla famiglia, Roma 1998; Colloqui con i Gen. 1970-1974, Roma 1999; Il grido, Roma 2000; Colloqui con i Gen. 1975-2000, Roma 2001; L’Economia di comunione. Storia e profezia, Roma 2001; Ogni momento è un dono. Riflessioni sul vivere nel presente, Roma 2001; Una via nuova: la spiritualità dell’unità, Roma 2002; L’arte di amare, prefazione di S. Zavoli, Roma 2005; La dottrina spirituale, a cura di M. Vandeleene, Roma 2006; Il dialogo è vita, prefazione di Walter Kasper, Roma 2007; Ai Gen 3. Chiara. 1981-1995, Roma 2007; C. Lubich - I. Giordani, «Erano i tempi di guerra…». Agli albori dell’ideale dell’unità, Roma 2007; Vivere. La Parola che rinnova, Roma 2008; Gesù in mezzo, a cura di D. Fratta - D. Kasujja, Roma 2008; Ai Gen 3. Chiara. 1996-2002, Roma 2010; Lettere dei primi tempi. Alle origini di una nuova spiritualità, Roma 2010; Il Patto del ’49 nell’esperienza di Chiara Lubich. Percorsi interdisciplinari, a cura di V. Araujo - M.C. Atzori - H. Blaumeiser, Roma 2012; Centro Chiara Lubich, Dottorati honoris causa conferiti a Chiara Lubich, Roma 2016 (contiene le Lectiones magistrales di Lubich).
L’archivio di Chiara Lubich, comprendente documenti cartacei e audiovisivi, è conservato presso il Centro Chiara Lubich a Rocca di Papa, Roma, www.centrochiaralubich.org (15 ott. 2016). Altri scritti si trovano presso il Centro Igino Giordani, Archivio II, sempre a Rocca di Papa, www.iginogiordani.info/it (15 ott. 2016).
Libri di compagne e compagni di Chiara Lubich, con ampie testimonianze sulla medesima: I. Giordani, Diario di fuoco, Roma 1980; Id., Memorie di un cristiano ingenuo, Roma 1981; Il Movimento dei Focolari. L’unità è la nostra avventura, Roma 1986; P. Coda, Viaggio in Asia. Con Chiara Lubich in Thailandia e Filippine, Roma 1997; Id., Nella moschea di Malcom X. Con Chiara Lubich negli Stati Uniti e in Messico, Roma 1997; Id., Le luci della menorah. Con Chiara Lubich in Argentina e Brasile, Roma 1998; G. De Luca, Vorrei volare, Roma 1999; M. Zanzucchi, I santuari sulle rocce. Con Chiara Lubich in Medio Oriente, Roma 2000; Id., Mille lune. In India con Chiara Lubich, Roma 2001; L. Brunet, Alle radici. Le origini del Movimento dei Focolari in Sudamerica, Roma 2003; M. Cocchiaro, Partono i bastimenti. Storia di Ginetta, Roma 2009; F. Zambonini, Chiara Lubich. La sua eredità, Milano 2009; V. Salizzoni, Aletta racconta... Una trentina con Chiara Lubich, Roma 2013.
Studi su Chiara Lubich: G. Rossé, Il grido di Gesù in croce. Una panoramica esegetica e teologica, Roma 1984; K. Hemmerle, Tesi di ontologia trinitaria. Per un rinnovamento del pensiero cristiano, Roma 1996; Id., Partire dall’unità. La Trinità come stile di vita e forma di pensiero, Roma 1998; N. Pozzi, Tra cielo e terra. La famiglia alla luce della spiritualità dell’unità, Roma 1998; L. Bruni, Economia di comunione. Per una cultura economica a più dimensioni, Roma 1999; E. Cambón, Trinità modello sociale, Roma 1999; B. Leahy, Il principio mariano nella Chiesa, Roma 1999; M. Vandeleene, Io, il fratello, Dio nel pensiero di Chiara Lubich, Roma 1999; L’Economia di comunione. Verso un agire economico “a misura di persona”, a cura di L. Bruni - V. Moramarco, Milano 2000; E. Fondi - M. Zanzucchi, Un popolo nato dal Vangelo. Chiara Lubich e i Focolari, Cinisello Balsamo 2003; A. Torno, PortarTi il mondo fra le braccia. Vita di Chiara Lubich, Roma 2011; Comunione e innovazione sociale. Il contributo di Chiara Lubich, a cura di A. Leonardi, Trento-Roma 2012; J. Gallagher, A Woman’s Work, London 1997 (trad. it. Chiara Lubich. Dialogo e profezia, Cinisello Balsamo 2014); Carisma storia cultura: una lettura interdisciplinare del pensiero di Chiara Lubich, Roma 2014; Paolo VI e Chiara Lubich: la profezia di una chiesa che si fa dialogo, a cura di P. Siniscalco - X. Toscani, Brescia-Roma 2015.
Altra bibliografia di riferimento: Movimenti ecclesiali contemporanei. Dimensioni storiche, teologico-spirituali ed apostoliche, a cura di A. Favale, Roma 1980; Id., Segni di vitalità nella Chiesa. Movimenti e nuove comunità, Roma 2009; Per una economia di comunione. Un approccio interdisciplinare, a cura di L. Bruni - L. Crivelli, Roma 2004; M. Faggioli, Breve storia dei movimenti cattolici, Roma 2008; S. Zamagni, Economia ed etica. La crisi e la sfida dell’economia civile, Brescia 2009; A. Parola, I laici ‘fondatori’, in Cristiani d’Italia. Chiese, società, Stato, 1861-2011, direzione di A. Melloni, II, Roma 2011, pp. 1001-1011; A. Mokrani, Il dialogo del Movimento dei Focolari con i musulmani, in Comunione e innovazione sociale, cit., pp. 273-283.