CHIARAVALLE (A. T., 24-25-26)
Borgo della provincia di Ancona, situato nella larga e fertilissima piana deltizia dell'Esino, a 22 m. s. m., a sinistra del fiume, a km. 6 dall'Adriatico. Nel sec. VII si stabilirono quivi, presso la distrutta Sestia, alcuni monaci benedettini; più tardi (1172?) vi sorse la badia di Chiaravalle o di S. Maria in Castagnola, dei monaci cisterciensi. Chiaravalle aveva, nel 1921, 4272 ab.: il suo comune ne aveva 6109. II territorio (kmq. 17,70, quote estreme di m. 100 e m. 10), produce cereali, tabacco, canapa, viti, gelsi, ulivi; vi sono industrie di paste alimentari, carta, laterizî, ceramiche, concia di pelli, e di tabacco che occupa circa 1000 operai. Di recente è stato aggregato al comune di Chiaravalle quello di Camerata Picena (1122 ab.).
Dell'abbazia cistercense restano la chiesa e le cantine. La chiesa, in laterizio, con volte a costoloni e archi acuti su piloni a lascio, si può ritenere tra le più antiche fabbriche ogivali in Italia.
Bibl.: C. C. Enlart, Origines françaises de l'architecture gothique en Italie, Parigi 1894, pp. 15-16, 71-74; A. L. Frothingham, Introduction of Gothic Art. into Italy by the French Cistercian Monks. III. Chiaravalle di Castagnola, in American Journal of Archaeology, 1891, pp. 283-288; L. Serra, L'arte nelle Marche dalle origini cristiane alla fine del gotico, Pesaro 1929, pp. 181-186.