CHIASMO
Da chiasmòs e chiàzein equivalenti al latino decussatio; cioè: il taglio ortogonale o obliquo di due rette. È termine usuale degli agrimensori, dei medici (incrocio di fasci muscolari), ma più specialmente dei rètori per indicare un costrutto di quattro proposizioni ABCD le quali possono assumere la disposizione ADCB in cui il quarto elemento scambia il posto col secondo, restando fermi il primo e il terzo: A. nemo est audacior - B. qui non fateatur - C. nemo levior - D. qui non commemoret, diventa in disposizione chiastica: A. nemo est audacior - D. qui non commemoret - C. nemo levior - B. qui non fateatur (Cic.). Il ch. letterario presenta forme anche più semplici, puramente lessicali. La frase ciceroniana "probos (A) improbare (B) qui improbos (C) probet (D)" (Orator, 233) diventa chiasticamente o in quadrum (v. quadratura): improbos probet probos improbare secondo uno schema
Schema
E parimenti, invece di "nudus ara nudus sere" (Virg., Georg., 1, 300): si avrà "nudus ara sere nudus":
Schema
Il termine è stato adoperato, empiricamente invero, come sussidio descrittivo e come caratteristica generale delle statue del gruppo policleteo e affini, nelle quali, per lo più (non è possibile dettar norme generali, data la mancanza di originali), si ha un incrocio (ted. Kreuzung: A. Furtwängler, Meisterwerke, 419) tra gli arti superiori e gli inferiori nel senso che "il braccio abbandonato in giù in riposo cade sulla gamba portante, il braccio attivo, colla lancia, corrisponde alla gamba flessa in riposo". Inoltre, alla spalla abbassata corrisponde l'anca più alta, sicché tra il piano delle spalle e quello delle anche si istituisce un rapporto che si potrebbe dire "a cerniera". Più scientificamente, anzi, nell'unica possibile accezione scientifica, può parlarsi soltanto di elementi corporei più stabili e più connessi tra loro che non siano braccia e gambe le quali possono essere non assolutamente rigide e portanti, come non decisamente in riposo; nel caso del Doriforo, per esempio, si potrebbe obbiettare che il braccio teso inerte in giù corrisponde alla gamba tesa, verticalmente; quindi, formalmente, non ci sarebbe ch., ma omologia; non solo, ma se le gambe fossero egualmente portanti? È chiaro che una tale concezione del chiasmo è puramente soggettiva e non può trovare nessuna base nella tradizione antica che è chiarissima e ineccepibile. Il ch. assume invece lineamenti di un fenomeno reale e circostanziato nella statuaria quando viene riportato al significato e al valore del sinonimo latino quadrum e quadratio (v. quadratura).