chiedere
È la forma dissimilata (r-r in d-r), normale in verso e in prosa, dal latino quaerere; la forma latineggiante (con metaplasma dalla III alla II coniugazione) è ‛ cherère ' (v.). La forma flessionale palatalizzata ‛ cheggio ', analogica su ‛ veggio ', ‛ seggio ', ecc., è l'unica usata per la prima persona dell'indicativo (v. anche si cheggia, Pg XVI 83; ma cfr. cheggala, in Fiore LX 6) sia in rima che all'interno del verso. Da notare la forma sincopata chiedrò del futuro (Fiore CLVIII 9). Il participio passato è ‛ chesto '; la forma dittongata ‛ chiesto ' ricorre una sola volta (Pd XXI 125).
Come il latino quaerere, c. in D. vale sia " c. per sapere " che " c. per avere ". Pur con diverse connotazioni e sfumature semantiche, il secondo significato è più frequente.
Tale il valore di c. nei seguenti esempi in cui l'oggetto della richiesta è una cosa astratta o una cosa concreta, ma in un contesto figurato, o una persona: Vn XII 12 17 averai chesta pietate; Cv IV XXVII 6 e questo [la prudenza] è quello dono che Salomone, veggendosi al governo del populo essere posto, chiese a Dio, e 8 Dunque porterò io lo mio consiglio e darollo eziandio che non mi sia chesto... ?; Pg XX 48 io la [la vendetta] cheggio a lui che tutto giuggia; Pd XIII 95 fu re, che chiese senno / acciò che re sufficÏente fosse; Rime CXVII 10 un'altra donna siede, / la qual di signoria chiese la verga; Vn XIX 7 20 Lo cielo, che non bave altro difetto / che d'aver lei [l'anima di Beatrice], al suo segnor [Dio] la chiede; Rime LXXXVII 9 natura mi chiese a colui / che volle, donne, accompagnarmi a vui. Così in Fiore CLXXV 7. Con costrutto assoluto, in Pd XIII 93 pensa chi era, e la cagion che 'l mosse, / quando fu detto " Chiedi ", a dimandare; XVII 74 'l primo ostello / sarà la cortesia del gran Lombardo / ... ch'in te avrà sì benigno riguardo, / che del fare e del chieder, tra voi due, / fia primo quel che tra li altri è più tardo.
In alcuni casi, in cui l'oggetto diretto del verbo è rappresentato da persona, il senso è " chiamare ", " mandare a chiamare ", " far venire ": lf II 97 Questa [la Vergine] chiese Lucia in suo dimando; XXVII 94 e 96 Ma come Costantin chiese Silvestro / d'entro Siratti a guerir de la lebbre, / così mi chiese questi [Bonifacio VIII] per maestro; Pd XXI 125 quando fui chiesto e tratto a quel cappello; Fiore CCXIV 11.
Il valore di " desiderare " è presente in Rime CI 28 io l'ho chesta [la nova donna] in un bel prato d'erba / innamorata, e Pg V 112 Giunse quel mal voler che pur mal chiede / con lo 'ntelletto (cfr. Benvenuto: " quia ita est obstinatus quod numquam potest velle nisi malum "); in costrutti negativi in Rime LXVIII 30 l'anima mia non chiede altro diletto; If XV 120 Sieti raccomandato il mio Tesoro, / nel qual io [Brunetto Latini] vivo ancora, e più non cheggio; XXI 129 andianci soli, / ... ch'i' per me non la cheggio [la scorta]; XIX 93 Nostro Segnore... / Certo non chiese se non " Viemmi retro "; Pg XVI 102, Pd VIII 117. Nell'accezione di " richiedere ", in Rime XCI 8 se [Amor] facesse quanto il voler chiede, / quella vertù che natura mi diede / nol sosterria; If IX 120 [i sepolcri] eran sì del tutto accesi, / che ferro più non chiede verun'arte. Più precisamente per " comportare ", in Pg XIV 47 Botoli... / ringhiosi più che non chiede lor possa.
Il senso intensivo di " pregare " è presente, con costrutto transitivo, in Pg IX 110 misericordia chiesi e ch'el m'aprisse; XVI 53 Per fede mi ti lego / di far ciò che mi chiedi; il verbo è seguito da proposizione oggettiva in IX 107 Chiedi / umilmente che 'l serrame sciolga, e XIII 148.
Il valore di " cercare " è attestato in Pg XVI 83 in voi è la cagione in voi si cheggia; Fiore CXL 11 i' tutta sola a chieder sì l'androe; CLVIII,9, CLXXXII 12, Detto 461. C. assume valore pregnante in alcune frasi tipiche: " c. di parlare ", in Pg VIII 9 l'ascoltar chiedea con mano, e XIX 87 elli m'assentì... / ciò che chiedea la vista del disio; " c. di mostrare ", in Pg XXXI 74 e quando per la barba il viso chiese, / ben conobbi il velen de l'argomento; " c. in elemosina, mendicando ", in Pg XIII 62 li ciechi... / stanno a' perdoni a chieder lor bisogna, e, in costrutto assoluto, in If XXI 69 il mendicante di sùbito chiede ove s'arresta, e Fiore CXIV 11; lo stesso valore ha l'espressione ‛ c. pane ' (CX 2, CLII 14). Altre locuzioni presenti nel Fiore sono: ‛ c. mercé ' (LX 6, due volte), ' c. dispensa ' (CLIV 12), per " procurarsi i mezzi per vivere "; ‛ c. unto al letto del cane ' (CVII 14) nel senso di " cercare cosa impossibile o vana ".
Il valore di " c. per sapere " è presente in Rime CIV 39 lo mio segnore... chiese / chi fosser l'altre due ch'eran con lei; If XIII 81, XXIII 79 Forse ch'avrai da me quel che tu chiedi; XXIV 136 Io non posso negar quel che tu chiedi; Pd XXI 95, XXIV 129. Così l'infinito sostantivato in Pd XXI 54 per colei che 'l chieder mi concede. Il senso di " desiderare di sapere " è in Cv IV V 20 Per che più chiedere non si dee, a vedere che spezial nascimento e spezial processo, da Dio pensato e ordinato, fosse quello de la santa cittade; e, con la connotazione di " esigere ", in XIII 8 [Aristotele] dice che " 'l disciplinato chiede di sapere certezza ne le cose... ".
Interessante è la sfumatura semantica tra c. e ‛ domandare ', specie là dove i due verbi sono contigui e assumono una funzione variamente intensiva: in If XIII 81 Virgilio dice a D.: parla, e chiedi a lui [Pier della Vigne], se più ti piace, e subito dopo (v. 82), D., rivolgendosi al maestro: Domandal tu ancora / di quel che credi ch'a me satisfaccia: ‛ chiedi ' ha senso più instante e sottintende la maggiore autorità di Virgilio, e ‛ domanda ' il tono più discreto di Dante. Lo stesso rapporto è in If XXIV 128 e 136, Pd XIII 93, XXI 48 e 54.
Il senso " c. d'amore " ricorre solo nelle Rime dubbie, ma nelle forme non dissimilate ‛ cherére ' (v.) e ‛ cherire '.