CHIERI (A. T., 24-25-26)
Città della provincia di Torino, situata sulle ultime propaggini meridionali delle colline di Torino, che formano attorno all'abitato un semicerchio di amene alture coperte di vigneti. La strada che da Asti per Riva e Chieri conduce a Torino divide la città in due parti: sulla destra si trova la città alta sulla sinistra la bassa, che si allarga sempre più verso la stazione della ferrovia Chieri-Torino. Il comune di Chieri ha una popolazione di 13.694 ab. (pres. 13.667 dei quali 9385 nel capoluogo e 3932 nelle case sparse). Delle frazioni è degna di ricordo Pessione (168 ab. pres. nel centro), stazione ferroviaria sulla Torino-Alessandria, con la grande fabbrica di vermouth e liquori Martini e Rossi. Nel 1363 la popolazioue di Chieri (6665) superava quella di Torino (4220 ab.); nel 1571 essa aveva 9511 ab.; 10.710 nel 1612; 8382 nel 1734; 10.314 nel 1774; 15474 nel 1861, 15.033 nel 1871; 12.667 nel 1881 (il 1 gennaio la borgata di Santena fu staccata dal comune di Chieri e costituita in comune), 13.803 nel 1901, 15.454 nel 1911.
Il territorio del comune (54,30 kmq.), percorso dal rio Tepice, affluente del torrente Banna (Po), è in parte collinoso e in parte piano, ma fertilissimo e molto ben coltivato a viti, cereali, canapa, prati, gelsi, ecc.
Chieri ha un ginnasio e altre scuole medie, un seminario, parecchi collegi ed educatorî tenuti da religiosi e religiose. Chieri è pure il centro più importante della produzione del vino Freisa. Fiorentissimo è l'allevamento del bestiame, specialmente bovino, molto apprezzato più per il lavoro che per la carne. Chieri è uno dei più antichi e anche oggi dei più notevoli centri dell'Italia per l'industria tessile (cotone e seta artificiale). Vi sono pure stabilimenti meccanici (macchine agricole), fabbriche di carri, di mobili, segherie, tintorie. Frequentatissimi i mercati del martedì e del venerdì.
Monumenti. - Il duomo, costruito su un'antica chiesa cristiana poco prima del 1037, fu riedificato nella forma attuale nel 1405, finito nel 1436 e restaurato nel 1875. Notevole l'esterno e specialmente la facciata, col ricco portale gotico sormontato da una Madonna di marmo, di carattere francese. Nell'interno a tre navate, decorato con otto grandi tele dei Dottori della Chiesa (Andrea Gastaldi), sono le cappelle gentilizie delle principali famiglie chieresi con dipinti del Moncalvo e di altri, con sculture e lastre tombali. Resti di antichi affreschi (sec. XV) sono nella cappella del campanile; nella cappella di S. Antonio è un bassorilievo del Sanmicheli. La cappella delle Grazie è del Vittone. L'adiacerite battistero, già ricordato nel 1274, romanico-gotico, ha scene della vita di Cristo, probabilmente della fine del sec. XV e di artista piemontese non senza influenze d'oltralpe; e un trittico, già attribuito a Defendente Ferrari. Il duomo contiene antiche e preziose suppellettili sacre. La chiesa di S. Giorgio, ricostruita e consacrata nel 1441, ha dipinti del Moncalvo, del Marchisio, del Crosio. La chiesa di S. Domenico, già esistente nel 1260, con facciata gotica e imponente campanile, ha dipinti del Moncalvo e di altri. Nel suo convento ospitò dal 1419 al 1434 (quando fu trasferita a Savigliano) l'università di Torino, esulata per la peste. Ricordiamo ancora le chiese di S. Antonio (circa 1767), di S. Filippo, di S. Bernardino, di 3. Croce. La cappella di S. Leonardo (sec. XV) ha resti di affreschi. L'arco dedicato a Emanuele Filiberto fu eretto nel 1580, modificato nel 1629 e restaurato su disegno del Vittone (1761). Delle abitazioni patrizie si hanno resti nel palazzo già dei Balbiano di Colcavagno, e in molte altre case medievali.
Storia. - L'antica Carreo (o Carrium o Carreum) era oppido della IX regione augustea (Liguria). La denominazione Potentia (Plinio, Nat. Hist., III, 49) accenna a una fondazione romana, a scopo forse militare, della fine del sec. II a. C., quando tutta la regione del Monferrato fino al Po fu attribuita alla tribù romana Pollia. È incerto se la fondazione romana si sia sovrapposta o no alla precedente ligure. Un'iscrizione urbana attesta la persistenza dell'antico nome durante l'Impero.
Posta nel comitato torinese, Chieri nel Medioevo fu feudataria di nove delle terre circonvicine. Prima del 1000 era sotto la signoria del vescovo torinese, che l'infeudava a varie famiglie di visconti di Torino o di signori d'Arignano, di Cambiano e di Ceresole, che - uniti tutti insieme - costituivano il comune signorile di Chieri. All'epoca della calata del Barbarossa Chieri fu dal vescovo di Torino infeudata nel 1158 al conte Guido di Biandrate, col quale vennero in Chieri e furono infeudati di parte della sua signoria i Biscaretti, i Bosio, i Buschetti, e nel sec. XIII vennero altre 13 famiglie. Più tardi questo comune perdette il suo carattere signorile, e, nella nuova veste, sostenne il vescovo in lotte accanite contro Tonno e i Biandrate, ora alleato, ora nemico dei comuni di Asti, Testona-Moncalieri e Torino, dei signori di Monfalcone, di Piossasco, di Cavour, di Revigliasco e di Trofarello, dei conti di Savoia, dei principi d'Acaia e dei marchesi di Monferrato, per cui nel 1339 si diede a Roberto d'Angiò re di Napoli. Ma nel 1347 passava metà ad Amedeo VI di Savoia, e metà a Giacomo d'Acaia; nel 1418 passava tutta ad Amedeo VIII di Savoia. Come comune, fiorì al pari di Asti per commercio, specie dopo la distruzione della rivale Testona. Nel 1419 ospitò l'università di Torino per peste, e per peste sei anni dopo la vide esulare a Savigliano. Lotte fra "nobili d'albergo" e "nobili di non albergo" straziarono Chieri nel sec. XV; fu occupata dai Francesi e nel 1537 saccheggiata dagli Spagnoli, ai quali la ritolsero con bombardamento nel 1551 i Francesi che poi la tennero sino al 1562 in ostaggio. Fu terra propizia ai riformatori protestanti, fra cui celebri Gribaldi (Mofa) e Curione. Parte integrante dei domini di Savoia dopo il 1418, tu nel 1785 data da Vittorio Amedeo III in appannaggio con titolo principesco al secondogenito Vittorio Emanuele duca d'Aosta.
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