CHIETI (Teate Marruccinorum)
Città nella odierna regione degli Abruzzi, in antico pertinente alla quarta regione augustea (Sabina et Samnium). Adagiata sul crinale di una collina, margine, verso la vallata del Pescara, del grande terrazzo pliocenico esteso dalla Maiella al mare, la città antica occupava il sito dell'attuale Ch. senza, tuttavia, raggiungerne, con i rioni di Porta Pescara e Porta S. Anna, l'estremità N-E. Il luogo più elevato ne era l'estremità S-O, attuale rione Civitella.
Unica fonte a rammentare una partecipazione di Teate ad avvenimenti storici è Silio, per le guerre puniche (viii, 521): le altre fonti che la nominano esplicitamente sono solo i corografi e gli itinerarî (Strab., v, 4, 2, p. 241; Plin., Nat. hist., iii, 12, 106; Ptolom., iii, 1, 6o; It. Ant., p. 308 ss.; Tab. Peut.; An. Rav., iv, 34, 35).
Posta quasi al limite della Via Valeria, aperta forse subito dopo le guerre sannitiche e che, entrando dalla scomparsa Porta S. Andrea, traversava la città in corrispondenza dell'attuale corso Marrucino, Teate deve indubbiamente a questa arteria il rango di città e la sua posizione preminente sul piccolo territorio marrucino; prerogative che ereditò da un più antico centro, identificato recentemente su una propaggine della Maiella presso l'attuale paese di Rapino. Pertanto, pur ammettendo la preesistenza nell'ambito di Teate di modesti nuclei indigeni, di cui fanno fede rinvenimenti di tombe in varie zone dell'abitato, è d'uopo riconoscere alla città il suo carattere esclusivamente romano. Tale carattere è denunciato anzitutto dalla sistemazione urbanistica della "Civitella": in questo rione, infatti, il sistema stradale delimita una caratteristica scacchiera di isolati che, nei frequentissimi resti di antiche strutture che in esso si addensano, dichiara la sua assoluta fedeltà all'antica planimetria.
Nella zona più alta della "Civitella" il monumento maggiore è il teatro. Ha un diametro di m 84 ed aveva la scena, di cui non esistono elementi in vista, volta pressocché a N; la parte mediana della cavea era parzialmente ricavata entro il pendio della collina, mentre le ali erano interamente costruite. L'ala occidentale è in parte sepolta sotto la via di circonvallazione Asinio Nerio, e in parte scomparsa a causa delle frane che debbono avere profondamente eroso questo versante della collina distruggendo una vasta porzione dell'antico abitato. Il muro perimetrale rinvenuto nell'ala orientale era nel primo ordine decorato da una serie di archi ciechi, laterizi, limitanti specchi di opera reticolata con ricorsi di mattoni: le strutture permettono di datare l'edificio alla seconda metà del I sec. d. C.
All'estremità N-E della "Civitella" è un gruppo di edifici sacri, almeno cinque, delimitanti due lati di una vasta area in cui s'è voluto ravvisare il Foro della città. Di questo insieme, l'elemento di maggior rilievo è un complesso, erroneamente identificato come Capitolium, costituito da due edifici gemelli, databili anch'essi alla seconda metà del I sec. d. C. e dai resti di un terzo minore, più tardo, tutti su un alto podio. Vari elementi accertano una fase precedente di questi edifici di culto sorti intorno ad un pozzo sacro, inizialmente, forse, extra moenia, se alcune strutture in opera quadrata in essi innucleate debbono riferirsi alla prima cinta della città romana.
Mentre la "Civitella" è ricchissima di resti di antiche costruzioni, oltre la zona templare essi sono assai scarsi e costituiti pressocché solo da opere di terrazzamento sul ciglio S-O della collina e da apprestamenti di carattere idrico (cisterne, cunicoli, ecc.).
Nella valletta sottoposta a questo lato sono le terme, costruite in parte a terrazze, ricavate nella pendice della collina: elemento essenziale di questo monumento è una grandiosa conserva d'acqua formata da nove ambienti intercomunicanti e mirabile, oltre che per l'architettura, per il perfetto stato di conservazione. Il primo impianto delle terme può farsi risalire all'inizio dell'Impero, ma le strutture denunciano rimaneggiamenti seguiti sino ad epoca assai avanzata.
Nel Museo Nazionale della città si conservano gran parte dei monumenti rinvenuti negli Abruzzi.
Bibl.: La bibl. su Ch. sino al 1955 è raccolta sui seguenti repertorî: C. Minieri Riccio, Biblioteca Storico Topografica degli Abruzzi, Napoli 1862; A. Parascandolo, Supplemento alla Biblioteca Storico Topografica degli Abruzzi di C. M. R., Napoli 1876; G. Pansa, Bibliografia storica degli Abruzzi, Lanciano 1891; V. Bindi, Catalogo della Collezione dei libri ed opuscoli riguardanti gli Abruzzi, Pescara 1930; M. Zuccarini, Contributi alla bibliografia abruzzese, Chieti 1956. In particolare vedi: per le origini della città: V. Cianfarani, Touta Marouca, in Studi in onore di Aristide Calderini e Roberto Paribeni, vol. III, Milano 1956, pp. 311-317. Per la topografia in generale: V. Cianfarani, Teate, in Fasti Arch., V, 1952, n. 4362. Per i singoli monumenti: P. Marconi, Scoperte a Ch. Romana, in Le Vie d'Italia, 1934, pp. 493-500 (riguarda le terme e la zona templare); G. Colosimo, Le terme di Ch., in Atti del III Convegno di Architettura, Roma 1938, pp. 251-262; E. Galli, L'antiquario teatino, in Le Arti, 1939, p. 396 (riguarda la zona templare); G. Annibaldi, Ch. Teatro Romano, in Bull. Com., 1943, Notiziario, pp. 65-67; V. Cianfarani, Teate, in Fasti Arch., IV, 1951, n. 3925.