Adichie, Chimamanda Ngozi
Scrittrice nigeriana, nata a Enugu (Nigeria) il 15 settembre 1977. I suoi romanzi hanno ricevuto numerosi premi di rilevanza internazionale tra cui il Commonwealth writers prize (2005) per Purple hibiscus (2003; trad. it. L’ibisco viola, 2006) e l’Orange broad - band prize for fiction (2007) per Half of a yellow sun (2006; trad. it. Metà di un sole giallo, 2008).
Dopo un tentativo alla facoltà di medicina della University of Nigeria, A. è migrata negli Stati Uniti, dove si è iscritta dapprima a scienze politiche presso la Drexel University (Philadelphia) e poi alla Eastern Connecticut State University, presso la quale si è laureata nel 2001. Nel 2003 ha conseguito un master in scrittura creativa alla Johns Hopkins University e nel 2008 uno a Yale in studi africani. Ha esordito alla fine degli anni Novanta con un volume di poesie (Decisions, 1997) e un’opera teatrale (For love of Biafra, 1998). Dopo il successo dei primi due romanzi, ha pubblicato la raccolta di racconti The thing around your neck (2009) e un terzo romanzo, Americanah (2013; trad. it. 2014), entrambi pluripremiati.
La prima parte della sua opera è fortemente improntata sulla tragedia della guerra civile nigeriana, inserita in un contesto globale che ne fa risalire le cause più profonde agli squilibri importati dal colonialismo. Purple hibiscus è un romanzo di formazione costruito sullo sfondo dell’imminente guerra in cui due fratelli, figli di un padre cattolico e repressivo, passano dall’ambiente claustrofobico della casa genitoriale alla sperimentazione della libertà presso una zia progressista e permissiva. La guerra civile è invece il fulcro esplicito di Half of a yellow sun, dove non solo funziona come agente livellante rispetto alle stratificazioni di classe della società igbo, ma esercita anche il suo potere metamorfico su tutti i personaggi, tra i quali spiccano Olanna e Kainene, due gemelle dai caratteri speculari. Il romanzo, che ha il respiro di un’epopea nazionale ed è narrato con uno stile poetico e cristallino capace di restituire gli orrori di una guerra fratricida con limpido realismo, ha fatto parlare di A. come della legittima erede di Chinua Achebe (v.).
Con Americanah, inserito dal «New York Times» tra i dieci migliori romanzi del 2013, A. si è accostata a un tema più autobiografico, cioè la migrazione dall’Africa all’Occidente. Ifemelu e Obinze, una giovane coppia di studenti nigeriani che sentono l’oppressione della dittatura del Paese, partono l’una per gli Stati Uniti, l’altro alla volta di Londra. La presa di coscienza dei due protagonisti della propria appartenenza razziale, resa cogente solo dalla permanenza in Paesi mitizzati in cui il nero, di fatto, fa ancora parte dell’alterità, porta il romanzo a sondare tematiche come l’interrazzialità, il multiculturalismo, il concetto di ‘casa’ e di accoglienza, la persistenza di stereotipi e tabù dai quali la realtà delle etnie sembra incapace di affrancarsi.
E. Boehmer, Achebe and his influence in some contemporary African writing, «Interventions», 2009, 11, 2, pp. 141-53; A.A. Onukaogu, E. Onyerionwu, Chimamanda Ngozi Adichie. The aesthetics of commitment and narrative, Ibadan 2010; C. Stobie, Gendered bodies in Chimamanda Ngozi Adichie’s Purple hibiscus, in Literature for our times: postcolonial studies in the twenty-first century, ed. B. Ashcroft, R. Mendis, J. McGonegal, A. Mukherjee, Amsterdam-New York 2012, pp. 307-26; A. Akpome, Focalisation and polyvocality in Chimamanda Ngozi Adichie’s Half of a yellow sun, «English studies in Africa», 2013, 56, 2, pp. 25-35; D. Tunca, The confessions of a buddhist catholic: religion in the works of Chimamanda Ngozi Adichie, «Research in African literatures», 2013, 44, 3, pp. 50-71.