chino
Attestato, in ambiti semantici assai affini, quasi esclusivamente in rima (ma cfr. Pg XI 78), questo aggettivo unisce quasi sempre al valore fisico-descrittivo, che sembra trovarsi soltanto in Pg XIV 7 due spirti, l'uno a l'altro chini, / ragionavan di me, quello morale-traslato, come chinare ' (v.). Ciò è esplicito in Vn IX 10 8 e sospirando pensoso venia, / per non veder la gente, a capo chino, e in If XV 44 'l capo chino / tenea com'uom che reverente vada, e XXVII 31 Io era in giuso ancora attento e chino; non meno evidente, però, anche in XXIII 139 Lo duca stette un poco a testa china; / poi disse, in Pg XI 78 a me che tutto chin con loro andava (vi si osservi il bisticcio allitterante), e Pd IV 142 Beatrice mi guardò con li occhi pieni / di faville... / e quasi mi perdei con li occhi chini. Nel Fiore, oltre a questi tipi semantici (XII 8 salutato / umilemente l'ebbi a capo chino; CXXXI 6 il salutò col capo molto chino), s'incontra con valore concreto in CI 13 mi fo... / e giovane alcun'ora e vecchio chino, e con entrambi i valori in CLXV 11 E s'ella va da sera o da mattina / fuor di sua casa... / non vada troppo ritta ne tro' china [" dritta e altera, curva e modesta "], / sì ch'ella piaccia a chi la terrà mente. Nel sintagma ‛ al c. ', che vale " in pericolo ", " in rovina ", appare solo in Fiore LXIX 12 Chi Malabocca vuol metter al chino, / sed egli è saggio, egli 'l lusingherà; cfr., tra gli altri, Francesco da Barberino Reggimento CCXVIII 27, Tedaldi San Marco 3, Bonichi I 15 " E qual ha gran coraggio / e' prende, e se tener può, 'l mette al chino ".