CHINON
(lat. Caino)
Centro della Francia nordoccidentale, nella regione del Centre (dip. Indre-et-Loire). Il nucleo medievale, detto la Villefort, delimitato a N dallo sperone su cui sorge il castello, a S dal corso del fiume Vienne, a E dall'area dell'od. municipio, presenta una pianta a trapezio allungato verso O e occupa un terrazzamento digradante verso il fiume. Questo nucleo urbano, che si estende per una lunghezza di m. 400 ca. e una larghezza che varia da m. 80 a 200, si è formato nel sec. 10° in seguito alla ristrutturazione di un castrum citato da Gregorio di Tours (Hist. Fr., X, 31) e utilizzato dal sec. 5° come rifugio della popolazione di un vicus. Nel sec. 10° il castrum cadde nelle mani dei conti di Blois: Teobaldo il Baro vi edificò una cinta muraria, una torre e una motta con un donjon in legno (La chronique de Nantes). Nel 1030 C. è documentata come possesso di Oddone II, uno dei successori di Teobaldo; nel 1044 Teobaldo III cedette il castello a Goffredo Martello conte d'Angiò (Chroniques des comtes).L'origine dell'abitato della Villefort potrebbe essere collegata all'esistenza di un ponte levatoio sulla Vienne: a S del ponte Enrico II Plantageneto - che si impadronì del castello nel 1156 - fece costruire la strada detta Chaussée de la Nonnain, che consentiva di attraversare la valle e di raggiungere Poitiers. Nella Villefort questa via intersecava, al Grand-Carroi, l'antica strada gallica che da E a O collegava la chiesa di Saint-Mexme al Vieux Marché; dal Grand-Carroi, che assunse la funzione di piazza centrale, si accedeva al castello e alla via per Tours. Tra i due poli costituiti da Saint-Mexme e dalla Villefort si venne a formare un nucleo abitato intorno alla chiesa di Saint-Etienne. A S del ponte si sviluppò il quartiere Saint-Jacques, che giungeva fino al fianco del colle dove si trovava la chiesa di Saint-Martin, oggi scomparsa. La Villefort venne ulteriormente fortificata da Filippo Augusto dopo il 1205 (Salmon, 1854) e, fino all'inizio del sec. 19°, presentava verso il fiume resti delle opere di difesa.L'edificio più significativo di C., il castello, si erge su uno sperone che domina la città; è diviso in tre parti, da E a O: il Fort Saint-Georges o Castel Rousset, lo Château du Milieu (che comprendeva l'antico castrum) e lo Château du Coudray. Questa tripartizione ebbe origine nel sec. 10°, quando l'insieme constava di una motta a E, di un domicilium nello Château du Milieu e, nello Château du Coudray, oltre a un pozzo, di una turris inserita in una cinta.Filippo Augusto fece condurre a termine lo scavo di due fossati, già iniziato sotto Enrico II, fra i tre nuclei del castello. Già dopo il livellamento della motta, Enrico II aveva fatto costruire il Fort Saint-Georges e un donjon a E dello Château du Milieu; aveva inoltre restaurato la cinta dello Château du Coudray (Tour du Moulin). Filippo Augusto fece innalzare, a cavallo dei tratti orientali della stessa cinta, un donjon cilindrico e fece aggiungere ulteriori fortificazioni sul tratto nord della cinta dello Château du Milieu (Tour des Chiens). Verso il 1250 nell'angolo sud-est dello Château du Coudray fu inclusa la Tour de Boisy. In seguito furono aggiunte la Tour de l'Horloge all'ingresso (sec. 14°) e la Tour d'Argenton a N-O dello Château du Milieu (sec. 15°). Ognuna delle tre parti del castello possedeva una chiesa: la cappella di Saint-Georges nel forte dallo stesso nome (sec. 12°), Sainte-Mélanie nello Château du Milieu (sec. 10°) e Saint-Martin nello Château du Coudray (sec. 15°). Epigoni del domicilium, gli appartamenti reali si presentano oggi nella veste quattrocentesca, ma conservano parti medievali.L'oratorio fondato da s. Massimo nel sec. 5° (Saint-Mexme) è menzionato già da Gregorio di Tours (De gloria confessorum, 22); prima del 1006 i canonici regolari sostituirono i monaci e le donazioni concesse quell'anno dall'arcivescovo di Tours permisero di rinnovare la chiesa. Essa conserva tuttora il nartece e la navata centrale; le pareti laterali del corpo longitudinale, anteriori al 1030, presentano ai lati delle finestre un paramento composto da conci di media grandezza, maggiori procedendo verso l'alto, che creano degli spazi triangolari riempiti da conci di ridotte dimensioni.La facciata era originariamente aperta da un portale, rinnovato verso il 1100 con conci lavorati e disposti a raggiera. Al di sopra, intorno al 1080, fu aperta una monofora sulla navata sopra il piano del nartece. Sulla fronte si conserva una Crocifissione, opera di età romanica eseguita con tecnica a sottosquadro e non ben visibile, ma di cui esiste un calco nella vicina chiesa di Cravant.Intorno al 1070-1080 alla facciata di Saint-Mexme venne anteposto un nartece a due piani sul tipo di quelli di Maillezais e di Notre-Dame di Jumièges, con coperture a volta e facciata ornata con motivi a intreccio e figurazioni ora in pessimo stato di conservazione; questo corpo di fabbrica è inquadrato da due torri, di cui quella meridionale risale al 15° secolo. La parte orientale della chiesa crollò nel 1817; gli scavi in corso hanno già rivelato l'esistenza di un'abside del sec. 11° con due absidiole affiancate.Saint-Maurice, parrocchiale della Villefort, occupa il lato meridionale di una corte adibita nel Medioevo a cimitero. La chiesa presenta una pianta a T con navata di tre campate e coro a terminazione rettilinea fiancheggiato da due cappelle (la settentrionale rifatta nel sec. 15°). L'insieme, opera gotica della fine del sec. 12°, è affiancato a S da una navatella del 16° e a N da un campanile dell'inizio del 12° secolo.Di Saint-Etienne, parrocchiale dell'antico borgo ben presto inglobato nella città, sono notevoli l'omogeneità stilistica e l'impianto monumentale: l'imponente navata unica con alternanza nelle ricadute delle volte e restringimento dell'abside è databile al 1480 ca. e presenta la sobrietà tipica del Gotico flamboyant delle regioni della Loira.Per quanto riguarda l'edilizia civile, la Villefort va annoverata tra i borghi francesi più ricchi di abitazioni di epoca tardomedievale, come la Maison Rouge (sec. 14°), inserite in un contesto di una quarantina di costruzioni raggruppate intorno al nucleo costituito dal Grand-Carroi e dalla Cour Saint-Maurice.
Bibl.:
Fonti. - A. Salmon, Recueil de chroniques de Touraine (Société archéologique de Touraine. Collection de documents sur l'histoire de Touraine , 1), Tours 1854, p. 150; La chronique de Nantes (570 environ-1049), a cura di R. Merlet (Collection de textes, 19), Paris 1896, p. 108; Chroniques des comtes d'Anjou et des seigneurs d'Amboise, a cura di L. Halphen, R. Poupardin (Collection de textes, 48), Paris 1913, pp. 77, 235.
Letteratura critica. - R. Mauny, J. Zocchetti, Découverte d'une villa gallo-romaine à Chinon, Bulletin de la Société des amis du Vieux Chinon 6, p. 164; C. Lelong, L'église Saint-Mexme de Chinon, Bulletin archéologique du Comité des travaux historiques et scientifiques, n.s., 1-2, 1965-1966, pp. 109-133; M. Deyres, Les châteaux de Foulque Nerra, BMon 132, 1974, pp. 7-28: 21-28; E. Pépin, Chinon, Paris 1978⁵; id., Promenades à travers les secteurs sauvegardés des villes de France: Chinon, Paris 1978.M. Deyres