ACHEBE, Chinua
Romanziere, poeta e saggista nigeriano, nato a Ogidi il 16 novembre 1930 da genitori ibo. Compiuti gli studi allo University College di Ibadan, ove ha studiato prima medicina e poi letteratura, ha in seguito lavorato per la radio nigeriana. Visiting professor in diverse università americane (Massachusetts e Connecticut), ha insegnato anche all'università di Ibadan e a quella di Nsukka. Ha diretto la rivista Okike e ricevuto premi e onorificenze in varie nazioni (Unesco Fellowship, 1963; Commonwealth Poetry Prize, 1973), la laurea ad honorem dalle università di Stirling e Southampton (1974) e Skidmore College, New York (1990). Ha inoltre fondato e diretto la prestigiosa collana African Writers dell'editore londinese Heinemann, contribuendo non poco a far conoscere, e non solo nei paesi anglosassoni, molti giovani autori africani in lingua inglese.
Con A. Tutuola, W. Soyinka e J. Pepper Clark, A. è considerato uno degli scrittori più importanti dell'Africa. La sua produzione si articola su vari versanti, dalla narrativa, con i romanzi Things fall apart (1958; trad. it. in Dove batte la pioggia, 1977), No longer at ease (1960; trad. it., ibid.), Arrow of God (1964; trad. it., ibid.), A man of the people (1966; trad. it., 1978), Anthills and the savannahn (1988), e i racconti (The sacrificial egg and other stories, 1962; Girls at war and other stories, 1972), alla poesia (Beware, Soul-Brother and other poems, 1971; Christmas in Biafra and other poems, 1973), alla saggistica, Morning yet on creation day (1975), The trouble with Nigeria (1987), Hopes and impediments - Selected essays 1965-87 (1988).
Se lo schema narrativo in cui A. inserisce il mondo ibo è in parte mutuato dalla tradizione letteraria inglese (lui stesso riconosce, infatti, come suoi archetipi J. Conrad, E. Waugh e G. Greene), la produzione in prosa e in versi si articola intorno ad alcuni temi tra loro fittamente collegati, sorretti da una straordinaria vena inventiva: il conflitto con il colonialismo e la sua triste, maligna eredità a livello sociale e individuale; l'imbastardimento e la morte lenta e progressiva delle antiche tradizioni indigene nell'urto con il mondo moderno; la rivendicazione dei valori originali del patrimonio linguistico e culturale africano; le responsabilità, gli obblighi e la funzione didattica dello scrittore nei confronti della società in cui vive e opera; l'uso dell'inglese come lingua di scambio nazionale e internazionale, e, non ultimo, il tentativo sincero e appassionato di recuperare le proprie origini. Le sue storie, tristi, malinconiche, amare, talora violente e drammatiche, sono emblematiche della più recente storia nigeriana. Vita quotidiana, storia e cultura ibo, indagate minuziosamente sin nei minimi dettagli, rivivono con un sapore di schietta naïveté mentre il ricorso costante a ripetizioni, metafore, similitudini, paradossi, flashbacks, proverbi, ritmi e termini della tradizione orale contribuiscono ad arricchire uno stile limpido, preciso, essenziale, ricco di tinte magiche e di suggestioni simboliche.
Bibl.: J. P. Clark, The legacy of Caliban, in Black Orpheus, ii (1968); A. G. Stock, Yeats and Achebe, in The Journal of Commonwealth Literature, 5 (1968), pp. 105-11; A. Ravenscroft, Chinua Achebe, Londra 1969; W. Cartey, Whispers from a continent: the literature of contemporary black Africa, New York 1969; G. D. Killam, The novels of Chinua Achebe, Londra 1969; D. Carroll, Chinua Achebe, New York 1970; G. Griffiths, Language and action in the novels of Chinua Achebe, in African Literature Today, 5 (1971), pp. 88-105; J. Povey, The novels of Chinua Achebe, in Introduction to Nigerian literature, a cura di B. King, New York 1972; C. Vanjala, Chinua Achebe teacher and satirist, in Standpoints in African literature: a critical anthology, Nairobi 1973, pp. 161-71; I. Vivan, Interpreti rituali, Bari 1978; Critical perspectives on Chinua Achebe, a cura di C. L. Inness e B. Lindfors, Londra 1980.