CHIO
(gr. ΧίοϚ)
Isola della Grecia situata nell'arcipelago delle Sporadi meridionali e prospiciente le coste occidentali dell'Asia Minore. La storia culturale di C. in epoca medievale fu determinata, così come era avvenuto nell'Antichità, dalla sua posizione nell'Egeo orientale, a ridosso della costa della Ionia; questo elemento, insieme con la sua notevole estensione, costituì una valida premessa per il suo sviluppo economico e culturale. Nel periodo bizantino C. mantenne stretti legami con Costantinopoli e con l'Asia Minore.Quando, dopo la presa di Costantinopoli nel 1204 da parte dei Crociati, le isole dell'Egeo di interesse strategico passarono sotto il controllo di Venezia, Genova rivendicò con successo dai Veneziani il possesso di C., ratificato con il trattato di Ninfeo del 1261. Seguirono due periodi di dominazione genovese (il primo dal 1307 al 1329, il secondo dal 1346 al 1566, anno della conquista turca), durante i quali l'isola godette di una grande fioritura economica e sociale.Dopo una lunga fase di crescente sviluppo nell'Antichità e il declino legato al periodo di transizione tra l'età antica e il Medioevo, la diffusione del cristianesimo portò a C. una graduale riorganizzazione, come attestano fonti scritte e resti archeologici. La più antica menzione di una sede episcopale è contenuta negli atti del quarto concilio ecumenico di Calcedonia (451). Nella zona nord di Chio - capoluogo che porta lo stesso nome dell'isola, posto al centro della costa orientale, sullo stretto passaggio verso l'Egeo settentrionale e Costantinopoli - si ergeva la principale basilica paleocristiana, consacrata al martire Isidoro, il santo patrono che aveva preso parte all'evangelizzazione di questa terra. Nel Medioevo la chiesa fu un importante centro di venerazione del santo e si spiega così la traslazione delle sue reliquie da parte dei Veneziani, nel 1125, nella basilica di S. Marco di Venezia. Del monumento si sono conservati i pavimenti a mosaico e alcuni elementi architettonici scolpiti. Altre basiliche di questa fase più antica sono state individuate nella parte meridionale dell'isola a Kato Fana e a Emporio. Numerose testimonianze del periodo protobizantino debbono essere ancora portate alla luce e molte altre andarono perdute durante il lungo arco di tempo in cui le isole dell'Egeo subirono devastazioni da parte dei pirati arabi, terremoti e distruzioni di varia natura.Tra la fine del sec. 7° e la fine del 10° C. conobbe un periodo di recessione economica e decadenza culturale che investì in generale tutte le regioni della Grecia e dell'Asia Minore. La ripresa ebbe inizio dopo la vittoria di Bisanzio sugli Arabi di Creta nel 981, quando il governo di Costantinopoli, nell'ambito di un più esteso programma per un nuovo assetto delle isole dell'Egeo, prese misure per la protezione di Chio. Fonti scritte testimoniano della volontà imperiale di realizzare opere difensive sull'isola; ciò portò all'insediamento di ufficiali dell'esercito e successivamente alla formazione di una potente aristocrazia locale.La fisionomia culturale di C. medievale si svela con sufficiente chiarezza tanto nei monumenti bizantini (secc. 11°-15°) quanto in quelli genovesi (secc. 14°-16°). Tuttavia, principalmente a causa del disastroso terremoto del 1881, si conservano pochi resti del periodo bizantino, inseriti per lo più in strutture edilizie più tarde, a parte alcuni monasteri situati soprattutto nella zona meridionale dell'isola.La Nea Moni, a km. 14 a N della città di Chio, è il più importante monumento medievale; la sua realizzazione e il completamento della decorazione musiva del katholikón furono patrocinati dall'imperatore Costantino Monomaco (1042-1055). Il complesso subì gravi danni nel corso dell'incursione turca del 1822 e a causa del terremoto del 1881. La piccola chiesa con doppio nartece, costruita nello schema c.d. ottagonale insulare, assomiglia sotto diversi aspetti a una sorta di reliquiario di grandi dimensioni; l'elemento dominante è costituito dall'enorme cupola, che, pur essendo di epoca successiva, riproduce quella originaria. L'impianto architettonico sottolinea l'unitarietà dello spazio interno, soluzione ideale per chiese destinate ad accogliere una decorazione musiva. Si è osservato che il tipo architettonico fu probabilmente influenzato dal perduto mausoleo di Costantino il Grande annesso alla chiesa dei Ss. Apostoli a Costantinopoli o, secondo un'altra ipotesi, dalla basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, restaurata dallo stesso Costantino Monomaco. La decorazione musiva, che si conserva solo in parte, rappresenta uno dei più importanti cicli del sec. 11° ed è caratterizzata da uno stile singolare, testimonianza unica di una tendenza metropolitana nell'arte del mosaico, in stretto rapporto con la corte imperiale. Lo splendore della Nea Moni spiega come la tipologia architettonica e l'iconografia dei mosaici siano state replicate in diversi altri monasteri di Chio.Un altro importante monumento è la chiesa della Panaghia Krina presso il villaggio di Vavyli, a km. 10 a S-O del capoluogo. Il tipo architettonico riproduce la Nea Moni e sulla base di diversi elementi è possibile proporne la datazione al sec. 12°, a eccezione del nartece esterno, oggi in rovina, di poco successivo. All'esterno l'edificio presenta marmi di spoglio inseriti nella muratura e motivi decorativi in laterizio. All'interno erano visibili pitture murali di periodi diversi (dalla fine del sec. 12° al 19°), immagine significativa delle correnti che caratterizzarono fino a epoche recenti la pittura nell'isola. Per riportare alla luce lo strato più antico, datato al 1197 da un'iscrizione sul muro meridionale del nartece interno, sono stati staccati quelli successivi, a parte un esiguo brano pittorico del 1884 alla sommità della cupola. La decorazione originaria, che si conserva quasi per intero, costituisce in larga misura copia del programma iconografico della Nea Moni. Gli arcosoli del nartece interno e i ritratti dipinti dei donatori, come pure il soggetto delle pitture nel medesimo ambiente (per es. il Giudizio universale), ne attestano l'uso funerario e provano il carattere privato della chiesa. Si trattava evidentemente del katholikón di un monastero costruito a spese di una famiglia aristocratica. Il fondatore fu Eustathios Kodratos, definito sebastós, come attesta l'iscrizione che funge da didascalia al suo ritratto nel nartece, mentre i ritratti dei familiari dei donatori recano il nome di famiglia della moglie di Kodratos, Pagomenes. Questo dato la collega con il metropolita di Ipepa in Asia Minore, Stephanos Pepagomenos, effigiato nello hierón della chiesa; nell'iscrizione esplicativa del ritratto sono indicati il rapporto di parentela con il fondatore e il titolo di ypértimos.Tra le chiese bizantine più significative di C. va annoverata anche quella dei Ss. Apostoli a Pyrghi - che ancora una volta ripete il tipo architettonico della Nea Moni -, probabilmente databile alla seconda metà del sec. 13°, con ricca decorazione in laterizio sulle pareti esterne e con pitture del sec. 17° all'interno. Copia fedele della Nea Moni era il katholikón - forse del sec. 12° ma pesantemente rimaneggiato nel 18° -, oggi chiesa di Haghios Gheorghios Sykusis nell'omonimo villaggio a O del capoluogo.Nella zona meridionale dell'isola si trovano anche la Panaghia Sikelia, la Panaghia di Agrelopu e la chiesa di Haghios Ioannis Arghentis.La Panaghia Sikelia nel villaggio di Exo Didimes presenta uno schema a croce inscritta del tipo ridotto, con cupola, e una ricca decorazione in laterizio sulle pareti esterne: era probabilmente il katholikón di un monastero, che può datarsi al 12° o al 13° secolo.La Panaghia di Agrelopu, presso il villaggio di Kalamoti, è un piccolo katholikón costruito sullo schema della basilica a una navata coperta a volta, con spazioso nartece sormontato da una cupola. All'esterno la chiesa è decorata con mattoni disposti in combinazioni diverse e con sculture in marmo provenienti da monumenti classici e paleocristiani. La presenza nelle pitture del nartece di ritratti raffiguranti i donatori testimonia che la chiesa aveva carattere privato. La decorazione pittorica, conservata solo in parte, è databile alla prima metà del sec. 14° anche sulla base di un'iscrizione dedicatoria, in parte perduta, sul muro occidentale.Haghios Ioannis Arghentis, nel villaggio di Palios Katarraktis, era in origine una basilica con copertura a volta, completamente ricostruita, a eccezione del nartece, in cui si conservano resti di pitture della prima metà del 14° secolo.Meno numerosi, limitati tipologicamente e di minore pregio sono i monumenti della zona settentrionale dell'isola. Il più importante è Haghios Gheorghios a Prastia Sideruntas, piccola basilica con copertura a volta, che mantiene per intero la sua decorazione pittorica. L'iscrizione dedicatoria attesta un restauro nel 1415 dovuto al nobile genovese Battista Giustiniani da Campi e alla sua consorte Bigota.Centro del potere politico e militare di C. in epoca medievale e moderna era il Kastro, posto nella parte settentrionale della città di Chio. Le distruzioni e i rifacimenti subìti ne hanno profondamente mutato l'aspetto più antico, mentre meglio documentato risulta il periodo della dominazione genovese, quando il complesso era sede del potere politico e religioso, nelle persone del castellano e del vescovo latino. Il c.d. palazzo dei Giustiniani, restaurato di recente, probabilmente un tempo edificio pubblico destinato a funzioni governative, è una costruzione a tre piani, dotata di spaziose sale coperte a volta e di una loggia; sulla base degli elementi architettonici in pietra tufacea locale il palazzo può essere datato al 15° secolo. Tre grandi chiese erette sotto il dominio genovese (la Madonna dei Domenicani, la c.d. Casaccia e S. Giorgio) sono note solo da fonti archivistiche. Si sono invece conservate in larga misura le mura e le torri del Kastro, a eccezione della porta presso il bacino portuale e delle due torri orientali.Rimangono pochi avanzi delle residenze signorili dell'aristocrazia genovese, per es. il c.d. complesso di Kamenos Pyrgos, poco fuori della città di Chio, e a Sklavia i resti di una villa extraurbana forse appartenuta alla famiglia dei Giustiniani. Sculture ornamentali dell'architettura, risalenti al periodo della dominazione genovese, per es. due sopraporta marmorei con S. Giorgio che uccide il drago, sono conservate nel Mus. di Arte Medievale di Chio.All'epoca genovese risalgono alcuni villaggi situati in pianura nella zona meridionale dell'isola. I più importanti, Pyrghi e Mesta, fondati nei secc. 14° e 15° a difesa dalle incursioni piratesche, sono costituiti da piccoli nuclei abitati intorno alle torri difensive. Le strade sono strette, ad andamento curvilineo e con pavimentazione in pietra; le case, anch'esse in pietra, sono disposte a schiera e articolate su due o tre piani, con strette facciate e con coperture a volta in muratura; il piano terreno era adibito a stalla o a magazzino. A Pyrghi le facciate sono ornate da motivi geometrici incisi, in un gioco cromatico determinato dal continuo succedersi di fasce alternate di colore bianco e grigio scuro; la tecnica, che ricorda quella del c.d. graffito, venne introdotta probabilmente dall'Italia.Caratteri ben diversi presentano infine i villaggi di montagna nella parte settentrionale di C.; la sicurezza degli abitanti era affidata alle difese naturali offerte da zone rocciose e di difficile accesso (per es. Anavatos).
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