CHIRONE (Χείρων, Chiro o Chiron)
Centauro, figlio di Crono e dell'oceanina Filira. C. differisce assai dagli altri Centauri per l'indole, come ne differisce per l'origine: egli è altrettanto mite e saggio quanto rozzi e violenti sono gli altri. Appare localizzato sul monte Pelio, di cui è senza dubbio il nume. Il nome non è che una forma ipocoristica di un altro più lungo, il quale accennava appunto all'abilità della mano sanatrice di lui. Ancora in età abbastanza tarda viveva alle falde del Pelio una gente che pretendeva discendere da C. e che esercitava gratuitamente alcune cure.
C. è, nella leggenda, l'educatore per eccellenza; ma in particolar modo egli appare in relazione con gli Eacidi; secondo una leggenda, Eaco avrebbe sposato la figlia di C., Endeide. Peleo è da C. salvato dalle trame dei cortigiani di Acasto. I consigli di C. permettono a Peleo di vincere la riottosa Tetide; le nozze di Tetide e di Peleo si celebrano sul monte Pelio, la dimora di C., il quale in quell'occasione dona al suo protetto la poderosa lancia che nessuno estraneo alla stirpe degli Eacidi saprà palleggiare e che avrà la meravigliosa virtù di guarire coloro che ne saranno prima stati feriti. Tra gli eroi educati da C., oltre Achille, troviamo, ad es., Atteone, Alcone, Aristeo, Asclepio, Eracle, ecc., e lo stesso Dioniso, che da lui apprende i suoi riti e i suoi misteri. C. è immortale; ma un giorno, per inavvertenza sua o di Eracle, una saetta intrisa nel sangue dell'idra gli cade su di un piede; la ferita, dolorosissima, è insanabile; C. chiede allora di morire, cedendo la propria immortalità a Prometeo. L'arte figurata assai sovente s'ispirò alla leggenda di Chirone, di preferenza rappresentandolo come educatore di Achille.
Bibl.: v. Sybel, in Roscher, Lexikon d. gr. u. röm. Myth., I, col. 888 segg.; Escher, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 2302 segg.; L. De Ronchaud, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiq. grecq. et rom., I, p. 1105 seg.; C. Robert, Griech. Heldensage, I. Berlino 1920, p. 15 segg.