CHIROTONIA (dal gr. χειροτονία "estensione di mano")
Sistema di votazione in uso presso i Greci, che consisteva nell'esprimere la propria opinione alzando la mano. Si usava in quasi tutte le manifestazioni della vita pubblica ateniese; nella βουλή quando non esercitava le funzioni di tribunale; nell'ἐκκλησία anche la votazione era generalmente pubblica, eccettuato normalmente il caso in cui si trattasse degl'interessi privati di un cittadino.
Si ricorreva alla chirotonia: 1. nell'approvazione delle leggi e in particolare nella conferma delle leggi vigenti che si faceva nella prima assemblea di ciascun anno (ἐπιχειροτονία νόμων); 2. nei casi di προβολή, specie di giudizio preventivo che l'accusatore cercava di ottenere dal popolo per un'accusa che egli volesse fare; 3. nell'elezione di alcuni magistrati, la cui designazione non si faceva per mezzo del sorteggio (v. magistrato). Le elezioni si facevano di regola nelle tribù. Gli eletti si chiamavano χειροτονητοί e αἱρετοί, in opposizione agli estratti a sorte (κληρωτοί o κυαμευτοί); 4. nell'elezione degli ambasciatori; 5. nella votazione con la quale si dichiara se si dovessero mantenere nell'ufficio i funzionarî eletti o sorteggiati. Nella κυρία ἐκκλησία di ogni pritania gli arconti domandavano al popolo se esso era contento dei suoi magistrati (ἐπιχειροτονία), mentre prendeva il nome di ἀποχειροτονία il voto di sfiducia e la conseguente deposizione di qualcuno di essi.
Poteva prender parte alla chirotonia ogni cittadino ateniese che fosse inscritto nel ληξιαρχικόν γραμματεῖον e che non fosse stato colpito di ἀτιμία, o almeno lo fosse solo in parte.
Bibl.: Koch, in Pauly-Wissowa, Real-Encyclk., III, col. 2225; Lipsius, Das attische Recht und Rechtsverfahren, 1908, p. 211 segg.; G. De Sanctis, Atthis, 2ª ed., Torino 1912, p. 346 (e n. 1) segg.; Busolt-Swoboda, Griech. Staatskunde, I, Monaco 1920, pp. 454 seg., 469; II, 1926, passim.
Nella terminologia ecclesiastica bizantina è l'equivalente del perché la materia sacramentale è essenzialmente l'imposizione della mano sulla testa dell'ordinando. Per il conferimento della dignità archimandritale o egumenale, equivalente alla benedizione abbaziale dei latini, e per la collazione liturgica di altre dignità ecclesiastiche, il termine regolare è chirotesia, segnalandosi così la distinzione tra i riti che dànno il sacramento dell'ordine e le semplici benedizioni di persone.