chirurgia aperta
loc. s.le f. Metodica chirurgica a cielo aperto, che prevede un’incisione più ampia, per poter eseguire l’intervento a occhio nudo.
• «Sia con la chirurgia aperta che con la toracoscopia finora impiegata ‒ continua [Roberto] Petri ‒ il polmone non deve respirare durante l’intervento e subisce inevitabili contusioni nelle fasi dell’operazione stessa. Questa tecnica tradizionale dunque, oltre a essere più invasiva, non è eseguibile su pazienti con un polmone solo, perché nel frattempo il polmone non respira e il sangue non riesce a essere ossigenato». (Paolo Decleva, Messaggero Veneto, 1° maggio 2010, p. 4, Udine) • Nei casi più complessi è necessario ricorrere a quella che viene chiamata «chirurgia aperta» caratterizzata da una più ampia zona di incisione. (Attilio Basile, Tempo, 7 agosto 2011, p. 49, Omnibus Salute) • «Tranne i casi di ricostruzioni importanti di dorso e punta, di complessi interventi con innesto di cartilagine dorsale e di complicate rinoplastiche secondarie per i quali è più indicata la chirurgia aperta, la tecnica endonasale ibrida è sostanzialmente un’opzione valida sempre e permette ‒ conclude [Pietro] Palma ‒ di ridurre del 30 per cento i rimodellamenti successivi». (Repubblica, 29 maggio 2012, p. 33, Salute).
- Composto dal s. f. chirurgia e dal p. pass. e agg. aperto, ricalcando l’espressione ingl. open surgery.
- Già attestato nel Corriere della sera del 28 febbraio 1994, Corriere Salute, p. 5 (Filippo Asole).