chitare
Voce corrispondente all'antico francese quiter, che ricorre quattro volte nel Fiore. Ha il valore generico di " lasciare ", " abbandonare ": XLI 1 " Del dilettar non vo' chiti tua parte " / disse Ragion " né che sie sanz'amanza... "; CXXI 4 sì chito a San Giovanni que' boscaggi (cfr. " J'ai laissié deserz e boschages, / E quit a saint Johan Baptiste / Dou desert e maneir e giste ", Rose 11702-04); CXCVI 3 Del bel valletto che vo' mi parlate, / in cui tanta vertute è riposata, / sed e' la s'ha, per me gli sia chitata. In questo senso i vocabolari danno esempi dalla Storia fiorentina di Ricordano Malispini e dal volgarizzamento del Palladio.
In Fiore XC 6 se tu lor presti, me' val a chitarli, il verbo assume il significato tecnico, del vocabolario economico, di " liberare da un debito ", " dar quietanza ", ben rappresentato nei documenti commerciali fiorentini (cfr. F. Edler, Glossary of Medieval Business, Cambridge Mass., 233, e Schiaffini, Testi, gloss. sub v. CHETARE). In quest'ultimo caso è però preferibile la lettura me' vai achitarli, sulla base di Detto 396 (cfr. anche Parodi, nel glossario della sua edizione del Fiore). V. anche ACCHITARE.