CHIURAZZI, Gaetano, detto Tanino
Figlio del fonditore Federico e di Maria Pia Polange, fratello di Gennaro e Renato, nacque a Napoli il 22 dicembre del 1899, Giovanissimo, egli aveva tentato la camera teatrale, ma verso il 1925 fu inviato a Roma dal padre per sovrintendere al lavori della seconda fonderia e alla messa in opera di una delle quadrighe del monumento a Vittorio Emanuele II, oltre che per occuparsi della sala di esposizione in via del Babuino. Ben presto il suo interesse e le sue attività si spostar?no dal campo dei bronzi a quello della pittura. Ne derivò un mutamento del carattere della galleria d'arte, che iniziò ad esporre verso la fine degli anni '30, accanto ai bronzi classici, quadri dei pittori della scuola romana - tra i quali e tra i primi, il Cardinal decano di Scipione - fino a divenire dopo la seconda guerra ;nondiale quasi., esclusivamente galleria di pittura e ad imporsi in tal modo tra le più conosciute di Roma come la "Vetrina di Chiurazzi". Il C. vi accolse infatti numerose mostre personali diartisti contemporanei, in particolare - tra le tante - di M. Maccari (Dipinti recenti di M. Maccari. 27 maggio-13 giugno 1957, presentazione di A. Bertolucci, ed ancora nel maggio 1963)., F. De Pisis, M. Mafai (Mafai - 12 pitture 1948, 3-12 marzo 1949, e nel 1959 un gruppo di nature morte), A. Raphael, R. Guttuso (11opere alla Vetrina di Chiurazzi, 10-23 apr. 1958, pres. di D. Cooper, contemporanea alle mostre di New York), C. Levi (ad esempio nel 1959), F. Failla, C. Cagli (Scene e costumi di C. Cagli per l'opera Tancredi, 3-12 giugno 1952, presentazione di R. Bacchelli), e mostre collettive dei medesimi pittori e di altri come F. Tomea, G. Morandi (soprattutto incisioni), C. Carrà, A. Soffici, G. De Chirico, M. Sironi, O. Rosai. Grande conoscitore d'arte, amante soprattutto dell'arte figurativa, intomo agli anni '50 aprì tuttavia la sua galleria anche ad opere d'arte astratta di G. Dorazio, A. Perilli, G. Turcato, C. Accardi, T. Scialoia ed altri; come sottolinea Venturoli, mantenne tuttavia la "Vetrina" su una linea di equidistanza dalla tendenza astratta e da quella realistica; il C. restò in sostanza sempre legato all'arte figurativa. Egli accolse anche opere di pittori stranieri tra cui S. Dalì, J. Ensor, M. Ernst, C. Pernieke, E. L. Kircimer (ad esempio, in una mostra collettiva del novembre 1962). La sua attività, le sue conoscenze in campo artistico, la sua personalità insieme con il suo carattere portarono il C. a legarsi di amicizia con pittori contemporanei, soprattutto con De Pisis (dal quale è ricordato anche in alcune lettere: Lettere di De Pisis [1924-1952], a cura di D. Bonuglia, Milano 1966, pp. 62, 74, 85, 98, 105, 106), Maccari, Rosai, Donghi, Guttuso (Cinque lettere a C., Roma 23 novembre 1955, di R. Guttuso, M. Maccari, M. Mafai, O. Rosai, F. Tomea), ma anche con esponenti del mondo letterario tra cui in particolare G. Comisso, G. Ungaretti, A. Palazzeschi, L. De Libero. Tra le sue conoscenze ed insieme tra le sue attività occorre ricordare anche quelle relative al mondo dello. spettacolo cui rimase legato sin dalla giovinezza dopo la sua prima esperienza teatrale. La passione per le scene in particolare gli fece stringere rapporti con il teatro futurista di F. T. Marinetti e con A. G. Bragaglia che conobbe poco prima della seconda guerra mondiale, ed in seguito con vari registi cinematografici per i quali recitò alcune parti in vari film dei dopoguerra (ad esempio, Mio figlio professore, Fatalità, Èprimavera, Le ragazze di Piazza di Spagna).
Il C. morì a Roma il 14 dic. 1967
Fonti e Bibl.: M. Venturoli, Un anno di vita artistica nelle gallerie di Roma, in Rass. del Lazio, VI(1969), 10-11-12, p. 38; U. Zatterin, T. C. grande e umano gallerista, in IlPatio. Critica d'arte, II(1969), 3, pp. 32-33; G. Dalla Chiesa, Le gallerie romane, in Capitolium, XLVIII(1973), 4-5, p. 80.