CHOREZM (lat. Chorasmia; arabo Khwārizm)
È l'antico nome della regione che occupa il corso inferiore dell'Āmū-Daryā (Oxus), importante per la sua posizione rispetto alle vie di comunicazione dell'Asia Centrale. Fra le città principali sono da ricordare Kāth (sulle cui rovine ora sorge il villaggio Shaikh), Gurgāng (Urgenč) e Chiva.
Le antiche notizie che ne abbiamo sono di fonte persiana, poiché la regione faceva parte del dominio persiano, tanto che i suoi abitanti parteciparono alla spedizione di Serse in Grecia. Erodoto ne fa cenno come appartenente al XVI distretto fiscale di Dario. Al tempo di Alessandro Magno la regione diventò autonoma e non partecipò alle lotte tra Dario III ed Alessandro. Secondo Appiano (viii, 1-8), Farasmano, sovrano del Ch., visitò Alessandro mentre si trovava nella Battriana e gli offrì la propria alleanza contro i Coichi e le Amazzoni. Si è perciò supposto che i sovrani del Ch. abbiano così ottenuto l'egemonia sulla regione situata nei pressi del Mar Caspio, egemonia del resto confermata linguisticamente dal prevalere del nome Farasmano presso i re di Iberia, anche nel periodo della dominazione romana. I primi secoli della nostra èra sono scarsi di notizie riguardanti il Chorezm. Le fonti cinesi del II sec. d. C. fanno qualche accenno nei riguardi di Gurgāng. Le cronache della dinastia T'ang (VII-IX sec.) ne parlano, ma senza chiarire i rapporti tra i sovrani del Ch. ed i Persiani-Sassanidi. Molto più tardi se ne occupano le cronache ungheresi. Joh. Thwrocz racconta, tra le altre notizie leggendarie, del matrimonio avvenuto tra il figlio di Attila ed una fanciulla del Ch.; dalle cronache della seconda metà del VI sec. d. C. risulta che la regione del Ch. era costituita a stato indipendente e che i suoi monarchi avevano diritto di inviare il proprio ambasciatore alla corte di Bisanzio, mentre le altre regioni dell'Asia Centrale avevano perso la propria sovranità. Menandro Protettore, storico bizantino, vissuto verso la metà del VI sec. d. C., menziona questo privilegio dei sovrani del Ch. nelle cronache del suo tempo. Ai priml dell'VIII sec. d. C., il Ch. subì l'invasione araba, che vi introdusse l'Islam. La conquista fu fatta dal famoso condottiero Qutaibah ibn Muslim (712), il quale trovò una dinastia residente nella città di Kāth. Dalle notizie storico-leggendarie (al-Bīrūnī), risulterebbe che il paese aveva lingua e cultura iraniche. Il potere centrale arabo cedette poi il posto all'affermazione delle dinastie nazionali. Per quanto estranei ai limiti cronologici della presente opera si fanno qui seguire alcuni altri dati storici, che servono a inquadrare e situare meglio il problema archeologico.
Nel 995 d. C. il principe di Gurgang fondò la dinastia dei Khwārizm Shāh che divenne molto potente ed alla cui corte vissero al-Bīrūnī ed Avicenna. Il dominio di Khwārizm Shāh si estese dagli Urali al Golfo Persico e dall'Indo all'Eufrate. Alla fioridezza economica, favorita dalla posizione sull'Āmū Daryā, corrispose un adeguato sviluppo culturale: Gurgāng divenne importante centro di cultura araba e persiana. L'alto livello culturale del Ch. del periodo medievale si manifestò in ricchi contributi alla matematica, alla geodesia ed all'astronomia (IX-XI sec.).
Muḥammad ibn Mūsā al-Khuwārizmi, grande matematico il cui nome è tuttora conservato nel nome "algoritmo", visse appunto in quel periodo glorioso; così pure il famoso cronista al-Bīrūnī. Secondo alcuni moderni studiosi dei problemi dell'antica civiltà dell'Asia Centrale (Markwart, Tarn, Geiger ed altri), il Ch. può essere stato la vera culla dello zoroastrismo. Essi ritengono che sia esistito un potente impero nell'Asia Centrale prima ancora del sorgere della Persia degli Achemènidi, confermando così l'antica credenza di Strabone che l'impero del Ch. abbia preceduto quello persiano e gettato le basi del futuro dominio della dinastia degli Achemènidi. Nelle fonti cinesi ed indiane il Ch. è denominato Kanghi o Kanghi-Avesta ed è ricordato a capo di una confederazione delle varie monarchie dell'Asia Centrale. Nel 1221 il potente regno cadde sotto il dominio di Genghiz Khān, il quale occupò Gurgāng. La conquista mongola divenne definitiva nel 1388 con l'invasione da parte di Tamerlano, il quale uni al suo regno anche un'altra grande regione allora popolata dagli Ozbek, gli attuali Uzbeki. Questo nuovo stato dontinò sul Ch. e sul Turkestan, istituendovi i due Khānati di Chiva e di Buchara, ambedue sottomessi al protettorato russo tra il 1868 e il 1878. Gli Uzbeki costituiscono ora la maggioranza della popolazione della Repubblica Socialista Sovietica dell'Uzbekistan, fondata nel 1922.
Il Ch., chiamato dagli studiosi russi "l'Egitto dell'Asia Centrale", per la sua importanza storico-culturale, nei rapporti tra l'Asia Centrale ed il N Euroasiatico, divenne presto centro di esplorazioni e di spedizioni storico-archeologiche. Le prime notizie di rovine dell'antico Ch. sono dell'anno 1878, periodo delle spedizioni militari russe contro Chiva. Dopo la rivoluzione del 1917, le organizzazioni economiche russe si interessarono di questi terreni che erano famosi per l'antico sistema di irrigazione e per la fertilità. Nel 1927, Denikè sollevò il problema della esplorazione scientifica del Ch.; A. Jakubovskij, nel 1928-29, si occupò degli scavi di Gurgāng (in russo Urgenč). I lavori furono proseguiti da Voivodsky, inviato speciale dell'Accademia Statale di Storia della Cultura Materiale di Leningrado. G. Guliamov e T. Mirghiazov, nel 1936 esplorarono una interessantissima tomba del periodo musulmano nei pressi di Manghit. Nel 1937, S. P. Tolstov ebbe l'incarico di proseguire gli scavi, i quali durarono quattro anni, con la partecipazione di rappresentanti degli istituti scientifici e delle università di varie Repubbliche Sovietiche, e portarono a pregevoli ritrovamenti attribuibili ai periodi dal IV-III millennio a. C., sino al XIV sec. della nostra èra.
Detti ritrovamenti possono essere classificati nelle seguenti rubriche e periodi:
1° periodo, civiltà neolitica (o di Kelteminar): IV-III millennio a. C.: pesca e caccia; matriarcato. Stazione fortificata di Gianbas-Kala: abitazione a capanna di dimensioni di m 24 × 17, costruita con legno, frasche e fango, su una superficie di circa 290 metri quadrati, disposta in tre cerchi concentrici, divisi da pali, con muro esterno poligonale ed interno quadrato; nel centro dell'abitazione furono trovati i ruderi di un focolare e resti della mensa, più un'ara destinata al culto. Probabilmente quest'ara costituisce uno dei più antichi monumenti (IV millennio a. C.) dell'Asia Centrale e dell'Oriente in genere, dedicati al culto del fuoco, e confermerebbe l'origine arcaica del culto mazdaico. Lungo le pareti della capanna furono trovate tracce di numerosi focolari comuni. Nella suppellettile predominavano le ceramiche a fondo rosso, decorate a disegni geometrici a stampo, disposti a zone parallele; il vasellame era a forma di barchetta; molti utensili erano in silice o di osso; gli ornamenti femminili, orecchini e collane, erano di conchiglia a forma cilindrica.
2° periodo, civiltà di Tazabaghiab: II millennio a. C.: agricoltura e pastorizia; organizzazione delle prime riunioni di tribù; sconosciuto un tipo caratteristico delle abitazioni; stazioni fortificate di Cilpuk, Kara-Tübe e Besh-Tübe. Cilpuk aveva mura di cinta, costruite in creta battuta; l'ambiente interno non presenta tracce di abitazione; risulta invece una sopraelevazione centrale a forma di roccia, ricoperta di segni pittografici, alla cui base furono trovati i resti di ossuarî fittili. Tale sopraelevazione era la cosiddetta "torre del silenzio", ove i cadaveri erano deposti per una graduale decomposizione per poi essere raccolti negli ossuarî. Le rocce interne delle stazioni di Kara-Tübe e di Besh-Tübe, servivano allo stesso scopo di quella di Cilpuk, e, come questa, facevano parte delle usanze religiose dello zoroastrismo, come tuttora del buddismo nel Tibet. Le iscrizioni pittografiche fanno assegnare questi monumenti al III e II millennio a. C., cioè all'Età del Bronzo. Quanto alle suppellettili trovate, le ceramiche erano lavorate a mano, senza tornio a ruota, con disegni incisi e stampati, a carattere geometrico; i vasi, con le pareti lavorate finemente, dimostravano l'uso di punzoni.
3° periodo, civiltà di Amirabad: prima metà del 1° millennio a. C.: Età del Ferro: maggiore sviluppo della unificazione delle tribù; agricoltura e pastorizia; matriarcato. Stazione fortificata di Gianbas-Kala, con abitazione lunga e rettangolare (m 77 per m 20), costruita in argilla, con muri dello spessore di metri da 1,5 a 2, e divisa da una parete intermedia in due lunghi ambienti, simili a corridoi. Prevalgono le ceramiche a sfondo scuro, modellate direttamente a mano, senza tornio a ruota, e scarsamente decorate; hanno varie forme e ricordano quelle trovate nelle stazioni pre-scite nella regione nord-caucasica detta pre-Kuban e già abitata dai Massageti.
4° periodo, antico Ch.: metà del 1° millennio a. C. (VI-IV sec. a. C.): dominio degli Achemènidi; inquadramento del Ch. nello stato persiano degli Achemènidi; costruzione di grandi canali; stazioni abitate di Kalaly-ghir e di Kuzeli-ghir; case dentro le mura di cinta; la borgata Kalaly-ghir, situata su una grande collina di forma rettangolare (m 1.000 per m 700), era chiusa entro un ampio recinto murario diviso in tre lunghi corridoi destinati ad abitazione; l'area centrale, riservata a ricovero del bestiame, conteneva pure un edificio destinato al culto e consistente in un ambiente di mattoni crudi; vi furono trovati i resti di ossuari fittili; le mura erano fornite, nel piano superiore, di camminamenti, con torri, ballatoi, feritoie e ambienti abitabili.
La borgata Kuzeli-ghir era a forma di triangolo irregolare (m 1.000 × 400). Di ambedue le borgate la suppellettile rinvenuta è risultata notevolmente ricca: ceramiche modellate a mezzo di tornio a ruota e a mano che presentano la superficie punzonata a fasce orizzontali, colorate in rosso ed in bianco; numerose statuine in stile arcaico, raffiguranti cavalli e divinità; moltissime piccole frecce in bronzo a forma triangolare. In complesso, queste borgate dell'Asia Centrale, situate su alture, si distinguevano per le loro notevoli proporzioni e costituivano il logico sviluppo delle precedenti costruzioni in argilla, di forma allungata, del periodo di Amirabad.
5° periodo, civiltà di Kanghiu: IV sec. a. C. e I sec. d. C.: cultura ellenistica; sviluppo dello Stato Ch. - Kanghiu; nuove città; sviluppo dell'artigianato; ordinamento patriarcale. Stazione di Gianbas-Kala: borgata-fortezza di pianta rettangolare, con mura di cinta dello spessore di 5 m, costruite in mattoni crudi e fornite di feritoie, più numerose sugli angoli, nei quali mancano torri scalarie; il complesso dell'abitato, diviso in due gruppi mediante un'arteria centrale, culminava in un vasto edificio dalle dimensioni di circa m 40 × 25, composto di quattro ambienti, in uno dei quali fu trovata una fossa rivestita di mattoni a strati, mentre in un altro si notarono, attorno alle pareti, panche di pietra e nel centro una sopraelevazione a forma ovale, destinata, probabilmente, al culto del fuoco; il terzo ambiente, più grande dei due precedenti, conteneva resti di vasellame comune e di ossa di animali, e forse aveva funzionato da triclinio, completando la "casa del fuoco", come tuttora si nota nelle abitazioni dei Tagiki, nel Tagikistan. La stazione di Koi-Krylgan-Kala presentava un altro tipo di costruzione: una fortificazione nell'interno dell'area centrale, di pianta poligonale, con cinque feritoie ad ogni lato e costruita in mattoni crudi; il resto dell'area era occupato completamente dalle abitazioni, eccetto un piccolo cortile. La stazione di Kunerli-Kala era costruita come un massiccio quadrato di m 55 × 53, alto m 8, con in mezzo una torre di argilla, era diviso in varî vasti ambienti di m 7 × 8.
Le borgate citate si assomigliavano e la comune caratteristica di abitazioni-fortezze corrispondeva alle necessità determinate dalla organizzazione sociale e dalla situazione politica del momento. Nella suppellettile prevalevano: ceramiche rosse, nere e chiare, modellate con tornio a piede, con invetriatura rossa e disegno geometrico punzonato; crateri a collo alto, a bordo circolare; coppe e boccali lavorati finemente a mano, con pareti leggere; anfore e piatti; numerose statuine virili e di animali (stile Kanghiu); collane di vetro o di silice, a forma piramidale, a botte o quadrata; sigilli ovali con raffigurazione di cavalieri, di grifi, di ippocampi; monete con iscrizioni imitate da quelle dei re della Battriana-Eucratide. Per quest'epoca va ricordata anche la stazione di Ak-Tepe.
6° periodo, civiltà Kuṣāṇa: I-III sec. d. C.; dominio delle dinastie indo-scitiche dei Kuṣāṇa; sincretismo culturale e religioso; elementi greci e ariani; influsso romano (dal II sec. d. C.); passaggio dalle borgate fortificate ai villaggi privi di mura di cinta e composti di vaste fattorie, abitate da numerose famiglie; ville aristocratiche; castello fortificato del sovrano; stazione fortificata di Aiaz-Kala costituita da un complesso di tre fortificazioni con mura munite di un piano coperto da vòlte a botte, con camminamenti, feritoie e frequenti torri scalarie; una di queste fortificazioni era a pianta ovale ed aveva semicolonne decorative disposte tra le feritoie; nei pressi della fortezza si trovavano fattorie in mattoni crudi e con vasti locali riservati ad abitazione. La stazione di Aiaz-Kala costituiva, evidentemente, una importante posizione strategica per la difesa del Ch., delle abitazioni feudali degli aristocratici e di quelle dei contadini. La tipica fattoria del periodo era a planimetria rettangolare con ampio cortile e possedeva un grande edificio centrale fornito di numerosi ambienti per abitazione civile, nei quali furono trovate tracce di triclinî, resti di ossa di animali, cocci di vasellame; vi era pure un grande salone con sul fondo una nicchia sopraelevata ed affiancata da due pilastri; la copertura era a vòlta ellissoidale; stufe per il riscaldamento erano incavate nelle pareti e nel pavimento. A questo periodo appartiene anche la stazione fortificata di Angka-Kala. Quanto alle ceramiche, molte erano ad ingubbio terroso bianco e rosso; altre erano invece verdi, chiare e lavorate finemente a mano; molti i crateri privi di collo e con il bordo rettangolare; molti coperchi discoidali per i tegami, fatti con rozzo impasto; frecce in bronzo a forma triangolare; collane di vetro; anelli tipo Kanghiu, di marmo, di corallo o di calcedone.
7° periodo, civiltà Kuṣāṇa-Afrighid: III-V sec. d. C.; decadenza della civiltà antica del Ch.: le città diminuiscono di numero, prevalenza di borgate fortificate, di castelli fortificati recinti da mura turrite e costituiti di un bastione centrale con un cortile interno: erano a pianta concentrica e quadrata, con disposizione interna a terrazze sopraelevate. Borgata fortificata di Toprak-Kala: pianta a forma di rettangolo regolare, di m 500 × 350; conteneva, al lato N-O, il castello del governatore (m 18o per m 18o), a tre torrioni alti 25 m sopra il livello del cortile, decorati di pilastri; sull'angolo N-E, si ergeva un vasto fabbricato con un grande salone e con un corridoio che dava sull'arteria principale della fortezza; la grande quantità di cenere trovata sul pavimento, priva di qualsiasi traccia di cibo in genere, dà a ritenere che detto salone fosse destinato a tempio del "culto del fuoco". Sul lato dell'ingresso meridionale fu trovato un chiostro con porticato a colonne; sul lato E c'era una piazzetta, riservata, forse, al mercato. Il resto della borgata era diviso da un' arteria centrale che portava dall'ingresso al castello e conduceva al tempio; ai lati erano situati vasti fabbricati per abitazione, uniti tra loro, destinati ai complessi familiari, patriarcali, che corrispondevano allo stato politico sociale arcaico del tempo. Quanto alle suppellettili: nelle ceramiche, si notano il passaggio a nuove forme e una decadenza dell'artigianato, che portò alla fabbricazione di grandi e rozzi crateri a colli alti e diritti, con doppio bordo, punzonati a disegno geometrico; vasi e piatti d'impasto grossolano, decorati a rilievo; la tradizione classica scompare gradualmente. Sono di questo periodo anche le stazioni di Jakke-Parsan e di Malaia-Kavat-Kala.
8° periodo, Ch. medievale, civiltà Afrighid: (anche qui si danno alcuni elementi che cronologicamente escono dai limiti della presente opera, in considerazione della non facile reperibilità delle relative notizie); VI-IX sec. d. C.: sorgono i primi elementi della costruzione feudale sul graduale scomparire dell'antico stato patriarcale schiavista; riduzione numerica delle città; nuovi tipi di città nei pressi di grandi castelli feudali; formazione di borgate con le relative fattorie fortificate; mura di difesa con bastioni e feritoie; cupole e vòlte a crociera nelle coperture degli edifici. Il complesso della stazione fortificata di Berkut-Kala era situato nel centro di una specie di oasi e circondato da un centinaio di fattorie fortificate, di varie dimensioni ad unico tipo architettonico, con in mezzo una torre posta su un basamento a forma di piramide tronca e divisa in due ambienti coperti da vòlte a botte; detta torre serviva in tempo di pace da dispensa: vi furono trovati i resti delle provviste e grossi crateri per la conservazione dell'acqua. La stazione di Teshik-Kala presenta un altro esempio di poderosa fortezza, della superficie di 10.000 metri quadrati, circondata da un muro di argilla munito di ballatoi merlati; nell'interno si trovavano un secondo muro ed una torre, poggiata su un poderoso zoccolo e decorata esternamente da pseudo-feritoie, a somiglianza delle costruzioni assiro-babilonesi ed egiziane; uno degli ambienti della torre era utilizzato a dispensa e vi furono trovati resti di farinacei in recipienti d'argilla; un altro ambiente, più grande, aveva panche e cuccette attorno alle pareti ed una nicchia affiancata da pilastri in mattoni crudi; resti di ornamenti fittili, a foggia di trifoglio e di rosette erano sparsi sul pavimento, nel cui mezzo si apriva una grande fossa, che scendeva fino al basamento della torre ed era rinforzata con mattoni crudi; in mezzo ai mattoni delle mura furono trovate, ovunque, palline d'argilla che si ritiene vi siano state messe a scopo propiziatorio durante la costruzione. Il muro interno verso il cortile era diviso in numerosi e stretti ambienti longitudinali, coperti da vòlte a botte, che servivano da abitazione e da dispensa. In mezzo al cortile sorgeva una piccola costruzione a pareti assai spesse ed a complesso architettonico simile a quello delle altre "case del fuoco". Un'altra costruzione bassa, con il tetto a cupola, sorgeva sul lato S-O ed era priva di regolare porta d'ingresso: vuota internamente, conteneva una grande fossa di m 1,5 × 1,8, con il fondo a strati irregolari di mattoni e coperta di frasche, letame e ciottoli; la mancanza della porta, sostituita da una fessura irregolare nella parete e l'assenza di qualsiasi membratura architettonica, salvo cuccette lungo le pareti, fanno pensare che l'edificio, in relazione al culto zoroastriano, fosse destinato a deposito dei cadaveri umani prima della loro definitiva sepoltura e che la fessura nella parete non fosse una porta, ma avesse, secondo il rito dell'Avesta e le credenze primordiali, lo scopo di impedire al defunto il ritorno alla propria abitazione. In una delle camere furono trovati numerosi ossuarî in alabastro, a forma di casse rettangolari, con coperchio a tetto spiovente e posti su alti sostegni; è evidente il loro legame con la necropoli interna del castello, più sopra ricordata. Quanto alle suppellettili, furono trovati grandi vasi decorati a pressione digitale; grandi anfore a pareti fini, con manico largo e piatto, ornato di fasce a zone; ceramiche lavorate senza uso del tornio; grosse frecce a forma triangolare; collane di calcedonio e di sardonica; sigilli di forma rotonda, due dei quali, di derivazione iconografica indo-buddistica, raffiguravano rispettivamente una divinità a quattro braccia, ed un cacciatore nell'atto di prendere di mira un caprone.
9° periodo, civiltà Afrighid-Samanide: IX-XI sec. d. C.; maggiore sviluppo a tipo feudale; castelli forniti di un grande edificio centrale, sistemati a difesa con torri rotonde o quadrate, decorate di loggiati a colonnine; ceramiche nere, lavorate a rilievo; ceramiche invetriate, rosse e marroni; stazioni fortificate di Buran-Kala e di Naringian.
10° periodo, civiltà Chorezmshàh: XI-XIII sec. d. C.; continuazione dello sviluppo a tipo feudale; ripresa dell'agricoltura; aumento del numero delle città; fioritura dell'artigianato e del commercio; castelli fortificati, con un grande edificio al centro e circondati da mura munite di torri quadrate o rotonde, poste su basamenti obliqui; quasi analoga la planimetria delle fattorie: la costruzione relativa sorge su un grande spiazzo; i locali per abitazione sono a ridosso della cinta muraria, in specie di corridoi lunghi da 25 a 30 m e larghi circa 3 m; largo uso di mattoni; i kaptar-chana, speciali locali che, costruiti sugli angoli delle fattorie e decorati internamente da archetti a sesto acuto, servivano particolarmente da refettorio e da dispensa, e le relative nicchie erano utilizzate come scaffali per il vasellame. Molti resti di ricche abitazioni con giardini; esaltazione, negli scritti di due viaggiatori arabi, al-Maqdisì (XI sec.) e Yāqūt (XIII sec.), della ricchezza, del benessere, dei progressi raggiunti nell'agricoltura e nell'industria e, particolarmente, nella produzione della seta, nel 10° periodo del Chorezm.
Si afferma la tendenza alla decorazione esterna ed interna delle fortificazioni private ed, in specie, alla costruzione dei kaptar-chana determinata dal benessere e dalla temporanea serenità di vita, mentre si nota un maggiore potenziamento delle fortezze statali: la stazione di Küs-Kala è una fortezza massiccia a pianta di triangolo irregolare lunga 420 m, con mura alte fino a 10 m e spesse da m 1,5 a 2; nell'interno, resti di caserme e di una moschea; sviluppo della decorazione dei portali, con uso di mattoni; ceramiche nere a rilievo ed invetriate; ceramiche dipinte a tonalità chiare. Altra stazione fortificata è quella di Gianpyk-Kala.
Gli scavi confermarono, tra l'altro, il contributo dato dal Ch. allo sviluppo civile delle varie popolazioni dell'Asia Centrale, in ciò favorito dalla sua posizione geografica, punto di incontro delle civiltà orientali con quelle mediterranee.
Bibl.: E. Sachau, Zur Geschichte und Chronologie von Khwārizm, 1873; P. Lerch, Khiva oder Khwārizm, seine historischen und geographischen Verhältnisse, III, 1873; W. Geiger, Ostiranische Kultur, in Abhandl. Ges. Wissensch. Göttingen (Erlangen 1882); H. H. Howorth, History of Mongols, II, Londra 1899, pp. 686-687; Skrine-Ross, The Hearth of Asia, Londra 1899; J. Marquart, Ērānšahr nach der Geographie des Pseudo-Moses Xorenac‛i, Berlino 1901; W. Barthold, Turkestan down to Mongol Invasion, Londra 1928; E. G. Brown, History of Persia, Cambridge 1928; J. Markwart, Wehrot und Arang, Leida 1938; W. W. Tarn, Greeks in Bactria and India, Cambridge 1938; S. P. Tolstov, Drevnij Chorezm (L'antico Ch.), Mosca 1948 (cfr. R. Ghirshman, in Artibus Asiae, XVI, 1953, pp. 209 ss., 292 ss.); id., Auf den Spuren der altchoresmischen Kultur, Berlino 1953. Tra gli studî più recenti si veda: M. Orlov, Il problema della ricostruzione del palazzo dei Khwarizm Shah del III sec. d. C. a Toprak-Kala, in Notizie dell'Accademia delle Scienze, 1950, pp. 384-392 (in russo); R. Beršadsky, Gli scavi dell'antico Ch. (in russo), Mosca 1950; A. Jakubovskij, Problemi dello sviluppo storico delle città dell'Asia Centrale (in tagiko), Ashabad 1951; M. Levin, Gli scavi dell'Istituto Etnografico dell'Accademia delle Scienze nel 1950 (in russo), in Sovetskaja Etnografija, 2, 1951, pp. 219-221; S. P. Tolstov, I lavori archeologici della spedizione archeologico-etnografica dell'Accademia delle scienze nel 1951 (in russo), in Sovetskaja Archeologija, XIX, 1954, pp. 239-262; id., in Arts Asiatiques, IV, 1957, pp. 83 ss. e 187 ss.