SCHUBART, Christian Friedrich Daniel
Poeta e giornalista, nato a Obersontheim (Svevia) il 24 marzo 1739, morto a Stoccarda il 10 ottobre 1791. Cresciuto in mezzo al popolo, studiò teologia a Erlangen e fu quindi maestro a Geisslingen, ove pubblicò le prime raccolte delle sue liriche, Zaubereien (1766), e Todesgesänge (1767), che già rivelano i caratteri peculiari del suo ingegno e della sua arte: il tragico senso della fugacità, in contrasto con una sensualità esuberante, che lo richiama al godimento gaio e spensierato della vita, e la facile vena mordacemente satirica e motteggiatrice dell'epigrammatico.
Chiamato nel 1769 a dirigere la musica sacra e profana a Ludwigsburg, per i suoi costumi troppo liberi e i suoi pungenti epigrammi fu dopo quattro anni messo al bando dal ducato. Andò allora errando, improvvisatore, musicista, per le città e le corti della Germania meridionale, finché, stabilitosi prima ad Augusta e quindi a Ulma, fondò nel 1774 la Deutsche Chronik, che fu uno degli organi più battaglieri dello "Sturm und Drang". Conoscitore profondo dell'anima popolare, lo Sch. volse tutte le doti del suo ingegno e le risorse del suo stile a combattere la tirannide, e a preparare il risorgimento della nazione tedesca. Ma il duca Carlo Eugenio nel 1777 lo fece rinchiudere prigione nella fortezza del Hohenasperg, ove rimase dieci anni.
A Hohenasperg la sua poesia si rinnova e si affina, spogliando nei momenti felici ogni veste retorica e aderendo con semplicità di spirito e di forma al linguaggio del cuore. L'abbandono del carcere, la disperata invocazione della morte liberatrice, il tormento e la ribellione dei sensi, il desiderio di rivedere la sposa e i figli, e la gioia di riabbracciarli, gli dettano alcuni dei suoi canti migliori. E l'intuizione dell'intima vita del popolo, già limpida e felice nei Lieder anteriori alla prigionia, si fa ora profonda compartecipazione al dolore dei più umili, che sanno virilmente soffrire e tacere. Onde anche il monito civile che nasce dalla rappresentazione realisticamente sostenuta e concisa del Totenmarsch (1784) e del Kaplied (1787), ispiratogli dalla partenza dei soldati venduti dal duca alla Compagnia olandese delle Indie Orientali, suona più alto e più fiero.
Liberato dal carcere, lo Sch. riprese, sebbene con maggior moderazione, la sua opera di giornalista auspicando per la Germania il superamento del particolarismo e l'unione in un forte stato.
Ediz.: Gesammelte Schriften und Schicksale, voll. 8, Stoccarda 1839-40, Gedichte, a cura di G. Hauff., Lipsia 1884; a cura di A. Sauer, Stoccarda 1883. Dell'autobiografia (Schubarts Leben und Gesinnungen, voll. 2, Stoccarda 1791-93), si hanno due ristampe: a cura di R. Walter, Lubecca 1924, e a cura di H. Hesse e di K. Isenberg, Berlino 1927.
D. F. Strauss, Schubarts Leben in seinen Briefen, voll. 2, Berlino 1849; G. Hauff, Sch. in seinem Leben und seinen Werken, Stoccarda 1885; K. M. Klob, Sch., Ulma 1908-12 (voll. 2); K. Gaiser, Sch., Stoccarda 1929; E. Holzer, Sch. als Musiker, ivi 1905; S. Nestriepke, Sch. als Dichter, Pössneck 1910; E. Schairer, Sch. als politischer Journalist, Tubinga 1914.