VALDARFER, Christoph
– Originario di Regensburg (Germania), era figlio di un certo Pandolfo; non si conosce il nome della madre. Ignote sono anche la data di nascita, da collocare verosimilmente entro la metà del Quattrocento, e la sua formazione, relativa all’apprendimento dell’arte della stampa.
Un documento datato 24 gennaio 1470 lo colloca a Padova, dove assunse come assistente, con un contratto biennale che prevedeva un compenso piuttosto elevato e il vincolo del segreto, un certo Johann Heser (o Neser) revensis, forse suo concittadino. La sua primitiva produzione a stampa è priva di data topica; ma la stipula di tale contratto e i sicuri contatti con ambienti della corte estense suggeriscono un’attività tipografica fuori da Venezia, dove è collocata la sua prima bottega. Questo luogo di stampa viene esplicitato da Valdarfer solo nella raccolta di Orationes ciceroniane, curata dall’umanista ferrarese, molto legato a Borso d’Este, Ludovico Carbone, e impresso non dopo il 9 novembre 1471 (ISTC, ic00542000).
Il primo prodotto sottoscritto e datato della tipografia di Valdarfer è il De oratore di Cicerone (ISTC, ic00658000), che legge al colophon, oltre all’anno 1470, i versi latini «Christophori impressus hic liber arte fuit / Cui stirps Valdarfer patria estque Ratispona tellus / Hunc emat orator qui velit esse librum» (c.[h]8v). Nel medesimo anno si colloca probabilmente anche la rara princeps, uscita sine notis, delle Facetiae di Poggio Bracciolini (ISTC, ip00854300), sulla cui attribuzione a Valdarfer non paiono esserci dubbi. Christoph si sarebbe dunque trasferito in Laguna all’indomani della scomparsa di Giovanni da Spira, detentore dal 1469 di un’esclusiva per la stampa a Venezia.
L’avvio dell’impresa tipografica di Valdarfer fu piuttosto positivo, con la realizzazione di una decina di edizioni in due anni. Tra queste si segnala la prima stampa datata del Decamerone di Giovanni Boccaccio, sottoscritta nel 1471 (ISTC, ib00725300), che seguiva quella sine notis, databile al 1470, e prima assegnata a Napoli, per poi essere ricondotta alla tipografia fiorentina di Niccolò di Lorenzo (ISTC, ib00725200).
Valdarfer dovette trovare in questa fase un’importante committenza nella corte ferrarese e, in particolare, nel menzionato Ludovico Carbone, allievo di Guarino Veronese, che curò almeno quattro delle sue edizioni, tutte del 1471: oltre alla menzionata raccolta ciceroniana, la traduzione volgare di epistole e orazioni di Bessarione (ISTC, ib00521000), i commentari di Persio alle opere virgiliane (ISTC, is00479000) e la princeps delle Epistolae pliniane secondo il testo della tradizione detta ‘degli otto libri’ (ISTC, ip00804000). Viste le dediche a Borso d’Este di queste edizioni, non è da escludere un vero e proprio ruolo editoriale di Carbone, che ambiva a ruoli e riconoscimenti sempre più prestigiosi nella corte estense. Ciò spiegherebbe anche una politica editoriale non lineare di questa prima fase dell’attività di Valdarfer.
Dopo questa prima esperienza, nel corso del 1472 Valdarfer decise di trasferirsi a Milano. La capitale del Ducato era forse la destinazione prescelta fin dall’inizio, se fosse lui quel «maestro de la Magna» che già nel 1470 si era detto disponibile a recarsi a Milano con ben dodici lavoranti per avviarvi una tipografia. Il 7 settembre 1470, il Consiglio segreto milanese decise di concedere ad Antonio Pianella un privilegio quinquennale, che poi passò a Panfilo Castaldi, il quale vi rinunciò solo nella primavera del 1472. Tale opportunità fu colta, com’è noto, da Filippo Cavagni da Lavagna, che il 6 agosto 1473 stabilì una società con Valdarfer e con l’umanista Nicola Capponi (alias Cola Montano).
Quest’ultimo, l’anno precedente, aveva già tentato di costituire una società simile con il tipografo Antonio Zarotto, il libraio Pietro Antonio Castiglione, il sacerdote Gabriele Orsoni e il piacentino Gabriele Paveri Fontana. All’atto di fondazione della nuova società era presente come testimone Leonhard Pachel, all’epoca forse apprendista presso Valdarfer. Cavagni e Montano si proponevano di commissionare edizioni, impegnandosi a fornire l’exemplar di tipografia, da realizzarsi in un carattere romano simile a quello usato per una pagina campione sottoscritta dai contraenti e allegata al contratto. Le spese per la fusione dei tipi e per la fabbricazione di due torchi, di cui si sarebbe occupato lo stesso Valdarfer, erano a carico di Cavagni e Montano. Per loro Christoph avrebbe lavorato in esclusiva per sei mesi a partire dall’inizio della stampa, curando anche la correzione delle bozze.
Non sono note edizioni esplicitamente sottoscritte dalla società, che peraltro non definiva a livello contrattuale alcun piano editoriale. La prima stampa milanese di Valdarfer, il De officiis di sant’Ambrogio, datato 7 gennaio 1474 (ISTC, ia00560000), è sottoscritta dal solo Christoph, ma è impressa con lo stesso carattere che figura nello specimen allegato all’atto. Lo stesso vale per il De partibus orationis ex Prisciano compendium di Giorgio Trapezunzio, datato Milano 1° febbraio 1474, privo di sottoscrizione, ma attribuito a Cavagni (ISTC, ig00156000), per cui fu usata la medesima serie in dotazione a Valdarfer. Dunque, la società dovette avviarsi alla fine del 1473 e produrre alcune stampe per i primi quattro o cinque mesi del 1474.
Non è dato sapere se il sodalizio sia stato rinnovato, ma di certo i rapporti tra Valdarfer e Cavagni dovettero mantenersi assai buoni, ritrovando i loro nomi in alcune edizioni milanesi fino al 1478. Il 20 febbraio di quell’anno, infatti, Filippo e Christoph rilasciarono quietanza liberatoria riguardo ai debiti e ai crediti relativamente all’attrezzatura tipografica passata da un’officina all’altra, salvo alcuni punzoni che Cavagni doveva consegnare a Valdarfer. L’ultimo capitolo certo della collaborazione è però probabilmente da identificare nella stampa di Ludovico Pontano, Singularia iuris, del 2 maggio 1477 (ISTC, ip00929500).
L’edizione era il frutto di uno specifico accordo stipulato il 16 gennaio 1477, che prevedeva anche una partecipazione dell’editore Pietro Antonio Castiglione, il cui nome però non figura nei volumi stampati. Uscita con un mese di ritardo rispetto ai patti e senza la sottoscrizione di Valdarfer, l’edizione dovette comunque incontrare il favore degli investitori: il 9 maggio 1477, Christoph e Filippo si ritrovarono davanti al notaio Antonio Zunico per esprimere la reciproca soddisfazione e rilasciarsi quietanza in merito ai contratti stipulati.
Nel corso degli anni, i rapporti professionali di Valdarfer dovettero coinvolgere anche altri editori milanesi, quali Castiglione e Giovanni da Legnano, soprattutto per la realizzazione di corpose edizioni giuridiche. Per il primo, solo o ancora in società con Cavagni lavorò per la stampa di due opere di Bartolomeo Cipolla, le Cautelae del 15 settembre 1475 (ISTC, ic00379000) e il De servitutibus urbanorum et rusticorum praediorum del 1475 (ISTC, ic00389000), dei commenti di Baldo degli Ubaldi Super I et II Decretalium, impressi tra il 1476 e il 1478 (ISTC, iu00023000), e Super IV-IX Codicis, realizzati tra il 1476 e il 1477 (ISTC, iu00017200), del Super authenticis di Bartolo da Sassoferrato, del 27 febbraio 1477 (ISTC, ib00184500), e del Super secunda parte Digesti novi di Giovanni da Imola, ultimato il 15 novembre 1477 (ISTC, ij00347600); da ultimo si segnalano le Facetiae braccioliniane del 10 febbraio 1477 (ISTC, ip00861000).
Giovanni da Legnano, insieme al solito Cavagni, con il quale aveva formalizzato un’altra società il 24 gennaio 1476, commissionò a Valdarfer la stampa della Summa naturalium Aristotelis di Paolo Veneto, uscita il 17 luglio di quell’anno (ISTC, ip00211000). L’edizione è nota anche per l’intervento nelle operazioni del commerciante Marco Roma, che deteneva il monopolio nel settore dell’editoria scolastica meneghina e con il quale Valdarfer ebbe un contenzioso, riguardo al pagamento del lavoro svolto.
Dopo il 21 febbraio 1478, data in cui concluse il citato Super I et II Decretalium di Baldo, Valdarfer dovette lasciare Milano per recarsi a Basilea, dove collaborò con il tipografo Bernhard Richel, partecipando forse anche alla stampa di una o più edizioni del Missale Basiliense uscite tra il 1480 e il 1481. Non fu un caso, allora, che dopo il rientro a Milano la tipografia di Valdarfer si caratterizzasse per alcune importanti edizioni liturgiche, alcune con notazione musicale. Christoph dovette ritornare all’inizio del 1482: il 15 marzo, infatti, sottoscrisse un Missale Ambrosianum (ISTC, im00644200), che è il primo libro musicale impresso nella città lombarda, seguito da un Missale Romanum, licenziato il 1° settembre dello stesso anno (ISTC, im00692800).
Il temporaneo allontanamento da Milano causò comunque un diradarsi delle collaborazioni di Valdarfer, che continuò a stampare fino al 1488 in maniera progressivamente sempre più discontinua e sostanzialmente solo, fatta eccezione per l’edizione della Logica di Paolo Veneto commissionatagli da Castiglione e uscita il 20 febbraio 1484 (ISTC, ip00225000). Di questi ultimi anni si segnalano le minuscole Horae ad usum Romanum del 1° aprile 1485 (in sedicesimo, ISTC, ih00357772) e alcune edizioni scolastiche o di più larga circolazione.
Valdarfer dovette peraltro mantenere contatti commerciali con Venezia anche durante l’avventura milanese. Lo attesta la presenza di suoi libri nel Zornale del libraio veneziano Francesco de Madiis, che registra tre anni di commercio librario tra il 1484 e il 1487.
La sua ultima edizione nota sono gli Opuscula di s. Tommaso d’Aquino del 1° marzo 1488 (ISTC, it00262000).
La sua morte è da collocare forse non molto tempo dopo questa data: a Milano o forse addirittura a Basilea, dove gli è dubitativamente attribuita la stampa della Exhortatio contra Flamingos di Sebastian Brant, uscita sine notis dopo il 1° febbraio 1488 (ISTC, ib01077500).
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