FRY, Christopher
Drammaturgo inglese, nato a Bristol il 18 dicembre 1907.
Dapprima attore, regista e autore di testi radiofonici per bambini, ebbe il suo vero esordio come drammaturgo - dopo opere d'impegno secondario - con The boy with a cart. Cuthman, saint of Sussex (1938), su san Cuthbert, che rivela l'aderenza iniziale del F. al nuovo teatro antinaturalistico, poetico e con fondamenti religiosi che già aveva trovato espressione autorevole in T. S. Eliot. Il primo pieno successo di pubblico venne al F. con l'opera successiva, A phoenix too frequent, del 1946: una commedia basata sul celebre episodio della Matrona di Efeso. In questo atto unico l'autore dà la piena misura delle sue capacità ma rivela anche i limiti della sua arte: il suo teatro poetico si orienta decisamente verso un linguaggio ornato e smagliante, ricco d'immagini, d'invenzioni retoriche e di funambolismi verbali che riesce a ricreare certe soluzioni del teatro elisabettiano e che risente dell'influsso di contemporanei francesi; naturalmente la caratterizzazione e la problematica restano in secondo piano dato il maggior rilievo conferito alla parte formale e all'atmosfera.
The first born (1948) e Thor, with angels (1948) proseguono la linea di The boy with a cart. The lady's not for burning (1948) e Venus observed (1950) rappresentano la piena realizzazione della maniera iniziata con A phoenix too frequent: il primo dramma ricorda nella trama il Playboy of the western world di J. M. Synge; nel secondo l'esuberanza verbale non impedisce una non superficiale indagine che bene illumina la psicologia dei personaggi e l'ambiente.
Dal 1950 il F. accompagnò la sua attività creativa con opere di traduzione - le sue versioni da Anouilh e Giraudoux possono dirsi esemplari - e con saggi critici nei quali mette a frutto le sue esperienze di uomo di teatro. Negli ultimi drammi l'autore rivela un maggiore impegno verso le questioni della sua epoca: A sleep for prisoners (1951) agita il problema della pace fra gli uomini che può ottenersi solo con il sacrificio che redime; The dark is light enough (1954) va anch'esso visto come un dramma a tesi pacifistica d'intento assai serio nonostante che il tono sia prevalentemente leggero.
Bibl.: D. Stanford, C. F., Londra 1952; J. C. Trewin, Dramatists of to-day, ivi 1953; G. Melchiori, F., the popular theatre, in The tightrope Walkers, ivi 1956, pp. 150-174.