Ciad
La cinematografia del C. è molto giovane, dato che il Paese, colonia francese dal 1897, ha ottenuto l'indipendenza solo nel 1960; è stata inoltre ostacolata dalle difficili condizioni economiche e politiche. L'aridità del clima, la scarsità di risorse naturali e l'isolamento geografico hanno impedito il decollo economico del C., che vive ancora di agricoltura e ha un reddito medio tra i più bassi dell'Africa. Le tensioni tra le popolazioni del Sud (nere e animiste) e quelle del Nord (arabe e musulmane), aggravate dall'espansionismo della Libia, ne hanno poi reso drammatica la vita politica, in un susseguirsi di governi autoritari, con frequenti episodi di guerriglia e colpi di stato; solo dal 1991 si è avviato un precario processo di democratizzazione e di ritorno alla pace civile.
Negli anni Sessanta vi sono stati alcuni sporadici tentativi di attività cinematografica, attuati soprattutto da Edouard Sailly con brevi documentari (sulla pesca, i mattatoi, il lago Ciad) e con un cortometraggio a soggetto, Le troisième jour (1967), sullo stato d'animo di un pescatore appena colpito da un lutto. Quasi trent'anni dopo, il miglioramento della situazione politica ha reso possibile l'apparizione di una nuova generazione di cineasti. Mahamat Saleh Haroun (in Francia dal 1982), è stato inizialmente autore di cortometraggi, tra cui Maral Tanie (1994), melodramma sulle conseguenze di un matrimonio forzato, che sfocia in un regolamento di conti stile western, e gli sketch comici B 400 (1997) e Un thé au Sahel (1998, girato in video); nel 1999 ha girato in video il primo lungometraggio del C., Bye bye Africa, opera originale in cui il regista unisce documentario e finzione, mescolando memorie personali e familiari alla storia nazionale e al ritratto della capitale N'Djamena, con i suoi vecchi cinema popolari, ormai chiusi e in rovina. Issa Serge Coelo, dopo Un taxi pour Aouzou (1994), sulla vita di un tassista di N'Djamena (premiato con un César per il miglior cortometraggio a soggetto), ha firmato Daresalam (propr. Dār al-salām, 2000, La casa della pace), secondo lungometraggio del C. (e il primo realizzato su pellicola), in cui la storia di un'amicizia si intreccia con discorsi sulla lotta politica e sulla guerra civile. Zara Mahamat Yacoub, con i documentari Dilemme au féminin (1994), sull'escissione della clitoride, e Les enfants de la guerre (1995-96), si è affermata come prima autrice di video del Ciad.
Tchad, in L'association des trois mondes, Dictionnaire du cinéma africain, t. 1, Paris 1991.
G. Gariazzo, Poetiche del cinema africano, Torino 1998, p. 162.
G. Gariazzo, Breve storia del cinema africano, Torino 2001, pp. 135-36.