Ciad
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Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato interno dell'Africa centro-settentrionale. Al censimento del 1993 la popolazione risultava pari a 6.279.931 ab., divenuti, secondo alcune stime, 9.749.000 nel 2005, grazie a un elevato coefficiente di accrescimento annuo (3,4‰ in media nel periodo 2000-2005). Tale carico demografico incide pesantemente sulle scarse risorse interne, e le condizioni sociali della popolazione sono ancora poco più che primitive: nel 2005 la speranza di vita alla nascita era di appena 45 anni per gli uomini e 49 per le donne, e la mortalità infantile del 93,8‰; nel 2002 solo il 27% della popolazione aveva accesso all'acqua potabile e il 29% ai servizi sanitari. L'unica grande agglomerazione urbana rimaneva quella della capitale, N'djamena, che nel 2003 contava circa 796.800 abitanti. Nella parte orientale del Paese si sono rifugiati oltre 100.000 profughi provenienti dalla regione sudanese del Dārfūr, accrescendo la tensione in un'area in cui sono presenti gruppi di guerriglia antigovernativa.
Nei primi anni del 21° sec. l'attività del settore agricolo era ancora sostenuta, anche se una delle tradizionali colture commerciali, quella del cotone, appariva in lento declino: i redditi da essa derivati, che nel 2001 rappresentavano il 41% del totale delle esportazioni, scendevano nel 2003 al 16%. Nel 2004 il settore è stato oggetto di alcune riforme strutturali, nel tentativo di facilitare i rapporti tra produttori e potenziali investitori stranieri, ma rimane in crisi, soprattutto a causa del declino dei prezzi del cotone sui mercati mondiali, e la privatizzazione della maggiore impresa agricola statale appare compromessa. Nel 2002 l'economia del Paese faceva segnare un vistoso incremento, conseguenza dello sfruttamento di nuovi pozzi petroliferi nel bacino del Doba. L'anno successivo iniziava anche lo sfruttamento del giacimento di Komé (300 pozzi), e venivano inaugurati una raffineria nei pressi di N'djamena e un oleodotto per il trasporto del petrolio fino al porto di Kribi (in Camerun).
Storia
di Emma Ansovini
All'inizio del 21° sec. la situazione del C. continuava a essere caratterizzata da una notevole instabilità politica. L'autorità centrale non era infatti in grado di controllare parti rilevanti del Paese, che rimanevano ancora nelle mani di vari gruppi armati, anche se tra il 2002 e il 2003 giungeva a sottoscrivere nuovi accordi di tregua con i più forti tra questi gruppi, il Mouvement pour la démocratie et la justice in Tchad (MDJT), l'Armée nationale de résistance (ANR), operanti nel Nord, nell'Est e nel Sud-Est. Si trattava però di un'intesa fragile, perché all'interno dei gruppi firmatari erano presenti molte voci dissenzienti e persisteva una forte diffidenza nei confronti del governo e delle sue reali intenzioni. Contribuiva alle difficoltà del processo di normalizzazione anche la onnipresenza del Mouvement patriotique du salut (MPS), il partito del presidente I. Déby, che aveva il pressoché totale controllo del Parlamento e delle istituzioni e ostacolava il dispiegarsi di una regolare dialettica democratica, anche attraverso una stretta vigilanza sui mezzi di comunicazione.
Questo dominio incontrastato contribuì certamente all'esito delle elezioni presidenziali del maggio 2001 e di quelle legislative dell'aprile 2002. Nelle prime Déby ottenne il 63,17% dei voti, mentre nelle seconde il MPS conquistò 110 dei 155 seggi in palio. Le opposizioni e molte organizzazioni di base, in particolare cristiane, denunciarono brogli e irregolarità, mentre alcuni membri della Commissione elettorale indipendente, istituita nel 2000, si dimisero. L'incertezza della situazione politica non impedì al C. di ottenere, nel giugno 2000, un ingente prestito dalla Banca mondiale per lo sfruttamento delle risorse petrolifere e la costruzione di un oleodotto, in un progetto congiunto con il Camerun e con un consorzio di compagnie petrolifere straniere. Il progetto, criticato da molte organizzazioni ecologiste, fu portato a termine alla fine del 2003. Per la prima volta nella storia dei finanziamenti ai Paesi poveri, il governo del C. si impegnò a investire il 70% dei proventi del petrolio nei settori dell'educazione, della salute, dell'agricoltura e della costruzione di infrastrutture; un impegno che in parte disattese nel gennaio 2006, quando fu approvata una legge che riduceva la percentuale dei proventi del petrolio da investire nello sviluppo. La Banca mondiale reagì sospendendo i prestiti e congelando i conti bancari su cui confluivano i proventi del petrolio. Nel frattempo, in una situazione segnata da elementi di forte instabilità, con la ripresa di attività militari (soprattutto nelle zone al confine con il Sudan), Déby rafforzava, almeno apparentemente, il suo potere, ottenendo con un referendum, svoltosi del giugno 2005, una modifica della Costituzione volta a consentirgli un terzo mandato, che otteneva nel maggio 2006, in elezioni boicottate dai maggiori partiti di opposizione. In politica estera il C. non sembrava godere più, nei primi anni del 21° sec., dell'appoggio incondizionato della Francia, suo tradizionale alleato-protettore, e vedeva peggiorare i suoi rapporti con il Sudan, accusato di ospitare le basi della guerriglia antigovernativa.