CIAD
(X, p. 181; App. III, I, p. 368; IV, I, p. 429)
La superficie della repubblica è di 1.284.000 km2 e la popolazione, secondo una stima del 1988, è globalmente di 5.396.000 unità, con una densità di 4 ab. per km2. Notevoli le variazioni di popolamento all'interno del paese, ovviamente spopolato nelle aree desertiche del nord. Le principali città sono la capitale N'djamena, posta in posizione eccentrica, che raccoglie oltre mezzo milione di abitanti, e Sarh di 124.000 abitanti, entrambe dotate di aeroporto.
La speranza di vita alla nascita è pari a 43 e 45 anni rispettivamente per maschi e femmine; il coefficiente annuo d'accrescimento è del 2,4%; il 42% della popolazione ha meno di 15 anni. Numerose sono le etnie; da un punto di vista religioso prevalgono musulmani e animisti. Il tasso di analfabetismo è tuttora particolarmente elevato (82%).
Il C. è uno dei più poveri paesi del mondo; secondo stime della Banca Mondiale il reddito pro capite, che nel corso degli anni Ottanta ha toccato punte minime in corrispondenza delle annate più siccitose, è ammontato a 165 dollari nel 1988. Per quanto riguarda la forza lavoro l'81% degli occupati è dedito al settore primario. Prati e pascoli coprono più di un terzo del territorio, le aree forestali appena un decimo e le coltivazioni permanenti soltanto il 2,5%. Le colture alimentari tipiche (miglio, sorgo, manioca, riso, frumento, mais, arachidi, tabacco e canna) servono al consumo interno, mentre il bestiame e il cotone sono destinati ai mercati internazionali (la fibra alimenta il 70% delle esportazioni del paese).
Poche, scarsamente sfruttate e non del tutto esplorate le risorse minerarie del paese: stagno (a Mayo Kébbi), uranio, bauxite e ferro. La potenza elettrica installata è di 31 mila kW e la produzione, interamente termica, supera i 51 milioni di kWh. Modestissima la dimensione industriale, centrata sulla trasformazione dei prodotti agricoli e dell'allevamento: le imprese manifatturiere sono tutte localizzate nelle città di N'djamena, Moundou e Sarh.
Le comunicazioni rappresentano da sempre uno dei problemi del paese: il porto più vicino è nel Camerun (Douala); dei 40.000 km di strade solo l'1% è asfaltato; la ferrovia è completamente assente.
Storia. - Dopo l'uccisione, nell'aprile del 1975, del dittatore F. Tombalbaye, l'avvento al potere dell'esercito accelerò la frammentazione dello Stato fra i vari ''signori della guerra''. Il nuovo presidente, gen. F. Malloum, cercò di venire a patti con il FROLINAT (Front de libération nationale du Tchad, movimento che dava voce alle aspirazioni delle genti arabo-islamiche del nord), per suo conto diviso in fazioni corrispondenti alle diverse tribù e alle diverse personalità. Un accordo fu effettivamente raggiunto a Khartoum (settembre 1977) con un'ala del Fronte, le FAN (Forces armées du Nord) di H. Habré, che l'anno successivo, dopo l'emanazione di una Carta fondamentale con il valore di Costituzione provvisoria, divenne capo del governo, con Malloum capo dello Stato. Malloum e Habré davano interpretazioni contrastanti delle loro intese e il confronto degenerò al primo pretesto in guerra aperta (12 febbraio 1979). Toccò alla Nigeria allora prodigarsi per una conciliazione. Tre successive conferenze (due a Kano e una a Lagos) si conclusero (agosto 1979) con la costituzione di un Governo di unità nazionale di transizione (GUNT) sotto la presidenza di Goukouni Ueddei, esponente di primissimo piano del FROLINAT, figlio del Derdej del Tibesti e capo delle formazioni dette FAP (Forces armées populaires).
Ben 9 delle 11 fazioni che sottoscrissero l'accordo di Lagos dando vita al GUNT si richiamavano al FROLINAT. Giunto di fatto al potere, il FROLINAT rivelò tutte le contraddizioni che la lotta comune contro il governo centrale aveva in qualche modo coperto. Nel GUNT figurava anche Habré, che si vide assegnato il ministero della Difesa. La crisi successiva vide l'uno contro l'altro Goukouni e Habré. Forte della legittimità che gli conferiva l'accordo di Lagos, nonché dell'assistenza logistica e militare della Libia, Goukouni conquistò nel dicembre 1980 la capitale N'djamena e costrinse Habré alla fuga. Ormai il conflitto cessava di essere fra nord e sud passando per intero all'interno del blocco arabo-islamico.
Riflettendo le preoccupazioni di tutti i paesi africani, e anzitutto di quelli confinanti, l'OUA decise d'inviare in C. una ''forza di pace'', con soldati di Niger, Senegal e Zaire. All'arrivo della forza interafricana Goukouni chiese e ottenne il ritiro dei libici.
Rifornito di armi dagli Stati Uniti − decisi a dare una lezione a Gheddafi anche scavalcando la Francia − Habré riprese da ''ribelle'' la guerra civile e nel giugno 1982 conquistò la capitale, senza alcuna interposizione da parte dell'OUA, che lo riconobbe formalmente come presidente del Ciad. L'estrema difesa di Goukouni richiedeva ormai l'ingresso in forze della Libia nel conflitto: il che avvenne nel 1983 ma a prezzo di un intervento, a favore di Habré, di un corpo di spedizione francese, che si attestò sul 15° parallelo. Il paese era diviso in due e la Francia sembrava disposta a un compromesso con la Libia, ma Habré non accettò alcun patteggiamento, né con Goukouni né con la Libia, e via via recuperò tutto il territorio ciadiano (salvo la contestata striscia di Aouzou, che la Libia occupa dal 1973).
La vittoria militare, pressoché completa nel 1987, coincise con un periodo di ricomposizione del fronte politico interno. Anche Goukouni, parzialmente abbandonato dalla Libia, che a sua volta fece aperture distensive, trattò il suo inserimento. Habré, dopo aver ristabilito relazioni diplomatiche con la Libia nell'ottobre 1988, avviò trattative per la definizione dello status della striscia di Aouzou. Nel dicembre 1989 un referendum approvò una nuova Costituzione che conferiva maggiori poteri al presidente. Habré, confermato per altri sette anni, nonostante il consenso ottenuto nelle elezioni politiche del luglio 1990 (le prime libere dal 1962), fu rovesciato, alla fine di novembre, dal colonnello Idriss Déby (già autore di un tentativo di colpo di stato nell'aprile 1989) capo del Movimento patriottico di salvezza appoggiato dalla Libia.
Bibl.: R. Buijtenhuijs, Le Frolinat et les révoltes populaires au Tchad (1965-1979), L'Aja 1978; C. Bouquet, Tchad, genèse d'un conflit, Parigi 1982; J. Owona, Tchad. L'Etat, le droit et la politique, in Le Mois en Afrique, settembre 1982; J. Ngansop, Tchad: vingt ans de crise, Parigi 1986; A. Dadi, Tchad: L'Etat retrouvé, ivi 1987.