Ciak
Lemma onomatopeico di gergo cinematografico che indica una tavoletta cui è unita in basso, mediante una cerniera, un'asticciola battente. Sulla tavoletta, solitamente nera, sono scritti in bianco il titolo del film, i nomi del regista e dell'operatore e, in appositi supporti con tessere sostituibili, il numero della scena nonché quello dell'inquadratura che si sta girando, secondo quanto scandito in sceneggiatura, e il numero progressivo della ripresa. Come inizio di ogni piano da girare, la tavoletta viene inquadrata dalla camera: e l'uomo della troupe, il cosiddetto ciacchista, battendo in modo secco l'asticciola pronuncia a voce alta il numero della scena, quello dell'inquadratura e della ripresa. Sono le indicazioni, audio e video, utili in fase di montaggio per identificare, selezionare il materiale girato e porre in sincronia immagine e suono. L'onomatopea risale a una voce di gergo toscano del 17° sec., ciacche. Nel Dizionario della lingua italiana (18611879) di N. Tommaseo si legge che è "voce imitativa del suono che si fa nello schiacciare, o battere qualche cosa"; mentre il Vocabolario italiano della lingua parlata (1875) di G. Rigutini e P. Fanfani specifica che la voce è "imitativa del suono che fa un corpo duro, battendo in uno molle e cedente". Vale l'accostamento, ancora seguendo Tommaseo, a ciaccona, un movimento di danza in origine ritmato da castagnette o nacchere.Il travaso nel lessico del set è un fatto acquisito negli anni Trenta e la secchezza del colpo viene siglata nel 'k'. Il termine viene registrato in questa forma nel Dizionario poliglotta della cinematografia di E. Càuda (1936), indicandone l'uso ("per segnare l'inizio di una presa ottica e fonica", p. 276), accanto agli equivalenti in tedesco (Synchron ‒ Klappe ‒ Klatsche), in francese (claquette) e in inglese (clapp sticks ‒ beat). Nel segnare il momento nel quale si dà il via alla ripresa di un'inquadratura, la parola, riferita a un particolare oggetto, ha acquistato una chiara valenza simbolica. Sta a indicare e a valorizzare lo scarto tra il momento di ordinaria, corsiva realtà preparatoria, e quello di effettuale realtà cinematografica, attimo in cui, mediante l'azione della camera, il potere del regista, coinvolgendo attori, datori luce, costumisti, scenografi, e la troupe intera, realizza una particolare azione racchiusa nell'inquadratura, tessera determinante con altre l'intero film. Fra il comando 'Silenzio. Si gira', e l'azione vera e propria, il colpo secco del c. è il momento di svolta fra il tempo reale e una porzione possibile di tempo filmico, per questo suscettibile di interruzione e rifacimenti, sempre progressivamente numerati appunto sul ciak.