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DELLA TOSA, Ciampi

di Franca Allegrezza - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 37 (1989)
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DELLA TOSA, Ciampi

Franca Allegrezza

Figlio di Pino di Vanni e della prima moglie di questo, nacque probabilmente a Firenze, nei primissimi anni del sec. XIV. Dalla prima moglie, di cui ignoriamo il nome e la casata, Pino di Vanni aveva avuto altri due figli, Guglielmo e Geri. Rimasto vedovo, Pino aveva sposato Fecca di Lippaccio Frescobaldi, che non gli aveva dato discendenza.

La figura del D., tenuta in ombra da quella paterna, emerge per la prima volta alla cronaca nel 1325: risulta infatti che in quell'anno egli prese parte all'azione militare scatenata, in seguito alla perdita di Pistoia (5 maggio), da Firenze - nella primavera-estate - contro Castruccio Castracani, signore di Lucca e capo indiscusso del ghibellinismo toscano. Nell'estate, a fianco del padre e dei cugini Simone e Giovanni di Rosso Della Tosa, combatté come feditore dell'esercito fiorentino ad Altopascio, che venne occupata il 25 di agosto. L'esito della campagna fu deciso poi nella piana di Altopascio, dove il 23 settembre i Fiorentini furono disfatti e volti in fuga dalle truppe di Castruccio Castracani. Fatto prigioniero con numerosi altri concittadini, il D. venne tradotto a Lucca ed ivi internato. Ignoriamo quando ed in quali circostanze sia stato rilasciato dalle autorità lucchesi; ignoriamo altresì le vicende della sua vita per almeno un decennio. Le fonti note non ci forniscono infatti altre notizie a lui relative sino al gennaio del 1336, quando egli compare nuovamente nelle cronache cittadine perché coinvolto in un fatto di sangue. Secondo quanto riferisce Simone Della Tosa, infatti, il 28 di quel mese un fratello del D., Guglielmo, ferì "per vendetta di Ciampi" Lotto Qualla degli Agli. L'episodio, che si inseriva in una lunga serie di atti di ostilità tra le due famiglie dei Della Tosa e dei degli Agli, ebbe uno strascico più di tre anni dopo, quando, nell'aprile del 1339, Nepo di messer Paolo Della Tosa subì un attentato, venendo ferito da un giovane degli Agli. Proprio in quello stesso anno, tuttavia, le due famiglie stipulavano un formale patto di pace che, rogato da un notaio, pose fine alla guerra.

Nel settembre del 1337, tre mesi dopo la morte del padre, il D. venne coinvolto, insieme con i fratelli e con "altri kentili uomini di Firenze", tutti amici del defunto, in un processo per alto tradimento promosso contro lo scomparso dal capitano della guardia, Accorimbono da Tolentino. Benché nel corso del dibattimento fosse stata dimostrata falsa l'accusa che Pino Della Tosa avesse stretto con Mastino Della Scala un accordo per consegnargli. Firenze, questo processo ebbe gravi ripercussioni sulla carriera del D., che fu estromesso da ogni attività politica - così come avvenne anche per gli altri fratelli del D. e per alcuni degli amici di Pino - forse proprio a causa della ventata di diffidenza sollevatasi in quella occasione.

In seguito il D. viene ricordato dalle fonti a noi note soltanto nel gennaio del 1344, quando venne creato cavaliere del popolo, insieme con il cugino Rosso di Giovanni Della Tosa, nel corso delle solenni cerimonie pubbliche organizzate dalle autorità municipali per onorare l'appena scomparso padre di Rosso, Giovanni di Rosso Della Tosa. uno dei promotori sia della congiura che aveva portato alla caduta della signoria di Gaultieri di Brienne, sia del colpo di Stato che aveva escluso i grandi dalla vita pubblica e dal governo cittadino, il primo della famiglia - annoverata tra le magnatizie dagli ordinamenti di giustizia del 1293 - che fosse stato aggregato al popolo. Poco più di un anno dopo, tuttavia, nel maggio del 1345, in forza di una riformagione della Signoria, il D. ed altri della sua famiglia furono privati dei beni che le autorità municipali avevano concesso ai loro genitori, "quando gli feciono cavalieri del Popolo, ché tanto per lo Popolo si adoperarono", come scrive il Villani.

Il D. morì, quasi certamente di peste, l'8'Iuglio del 1348, a Firenze. Viene ricordato come "in armis fortior", insieme col padre, nell'epitaffio scritto dal Boccaccio per il sepolcro che venne loro innalzato in S. Maria Novella.

Fonti e Bibl.: S. Della Tosa, Annali, in Cronichette antiche di vari scrittori del buon secolo della lingua toscana, a cura di D. M. Manni, Firenze 1733, p. 166; Necrologio di S. Maria Novella, in Delizie degli eruditi toscani, IX (1777), p. 165; Croniche di Giovanni, Matteo, Filippo Villani, a cura di A. Racheli, Trieste 1858, pp. 95, 127; D. De Robertis, Un nuovo carme del Boccaccio: l'epitaffio per Pino e D. Della Tosa, in Studi sul Boccaccio, IX (1975-76), pp. 90-94; G. Salvemini, La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze, Firenze, 1806, pp. 109 s.

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