CICLADI (A. T., 82-83)
Il nome (Κυκλάδες) cori cui si indica la parte centrale dell'arcipelago egeo, alludeva in origine alla posizione di queste isole in circolo (κύκλος) intorno a Delo (Rēneia) che in realtà è invece piuttosto eccentrica; in opposizione a Sporadi ("disseminate"), con cui si intendevano tutte le altre. Talora le Cicladi furono dette, semplicemente, isole (νῆσοι), o anche Dodecanneso: il numero delle unità di cui si riteneva composto l'arcipelago variò secondo i tempi. Di esse 56 superano i 3 kmq., 24 i 20 kmq. (le maggiori, Náxos e Andros, ne misurano rispettivamente 449 e 405); il nomós (distretto) che le comprende, e ha nome appunto dalle Cicladi, abbraccia 2640 kmq. Le isole poggiano su una piattaforma sottomarina che non scende oltre i 500 m., limitata da fosse più profonde a E., a N., e a S. e frammentata a sua volta in zolle distinte. A N., Andros, Tẽnos, Mýkonos e Dẽlos rappresentano la continuazione dell'Eubea; Kéa, Kythnos, Sériphos e Síphnos quella dell'Attica meridionale; fra le due serie si inseriscono Gýaros e Syros. Più a S. lo zoccolo si allarga da E. in O., in corrispondenza a Náxos, Páros, Antíparos, legate dall'isobata di 200 m.; e più a S. ancora si sviluppano due allineamenti con una direzione presso a poco parallela. Il primo comprende Pholégandros, Síkinos, Ios (Nío), Hērákleia, Skhoinoũsa, Kéros, Kouphonēsia, Amorgós, Chinaro e Levita; il secondo Mélos, Kímōlos, Pólinos, Thēra (Santorino), Thērasía, Anáphē, Stampalia e Sirino (le ultime due di questa e della precedente serie fan parte delle nostre Isole Egee). Le Cicladi rappresentano gli avanzi di quell'antichissima zolla continentale che unì, almeno fino al Terziario medio, Grecia e Anatolia. Dopo una complicata e non ancora ben chiarita vicenda di disturbi tettonici, questa zolla venne fratturata e sommersa: ciò avvenne in un periodo geologico relativamente vicino, periodo che anzi può dirsi abbia un seguito nell'epoca attuale, come mostrano la sismicità e la vulcanicità (Santorino) delle zone periferiche. Con la varia durata dei processi erosivi operatisi nei periodi di emersione (lo zoccolo sottomarino misura circa 25 mila kmq.) e la varia entità dei moti tettonici stanno in rapporto le differenze morfologiche fra le singole isole, ora piatte e depresse (Sériphos, Kýthnos), ora montuose ed elevate (M. Oxiá, in Náxos, 1004 m.), mentre la diversa costituzione litologica segna un chiaro contrasto fra il gruppo settentrionale, in cui predominano scisti, gneiss, graniti e calcari marmorei del Paleozoico, e i meridionali, dove l'impalcatura, meno antica, consta soprattutto di calcari cretacei ed eocenici, non di rado metamorfosati, nell'un caso e nell'altro con più o meno estesi rivestimenti di terreni posteocenici. Comune a tutte le isole è il contorno costiero ricco di articolazioni e dirupato, e la presenza, bene spesso, di tipiche forme di abrasione marina (terrazze).
Il clima si distingue da quello delle zone peninsulari vicine per una maggiore mitezza. Le medie annue di temperatura oscillano intorno ai 18° (gennaio 10°-12°, luglio 25°-27°); nevi e geli sono eccezionali, scarse le precipitazioni (Andros 560 mm., Náxos 360). Fra i venti, che hanno quasi carattere di costanza, tipici gli etesî, che spirano da N.: se temperano gli eccessivi calori delle estati, soffiano spesso con tale violenza da danneggiare le colture, che si è costretti a proteggere o a confinare nelle zone più riparate.
Scomparso, o quasi, il mantello boschivo originario, l'uomo ha introdotto tutte le piante dei paesi mediterranei. Accanto alla vite e all'olivo, le più diffuse, hanno assunto una certa importanza gli ortaggi, gli alberi da frutta (anche agrumi) e, più di recente, il cotone. Comune a tutte le isole e fiorente è la pastorizia, ben adatta alle condizioni ambientali, soprattutto nella parte S. dell'arcipelago. Meno notevole di quanto potrebbe credersi è invece l'attività marinara, pur essendo discreta quella peschereccia. Minerali utili non mancano: ferro (Sériphos), manganese, zolfo (Mẽlos), argento, zinco e materiali da costruzione. Fra questi famosi i marmi (Páros, Náxos) e la pozzolana di Santorino.
Le Cicladi appaiono in complesso sovrapopolate, anche se la densità si mantenga intorno ai 50 ab. per kmq. in media (ma sempre superiore a quella della repubblica greca). Dal 1879 (132 mila ab.) a oggi (129.253 ab. nel 1928) la popolazione risulta in sostanza stazionaria. Forte è il movimento emigratorio. La densità decresce da N. a S., in rapporto soprattutto con la maggiore fertilità dei terreni scistoso-cristallini in confronto dei calcarei delle isole meridionali, e della deficienza (talora grave) che in queste è di acque superficiali. Syros, che è oggi per più riguardi il centro dell'arcipelago, ha oltre 300 ab. per kmq., Santorino 180. Alcune isole invece son quasi deserte: Gýaros conta poco più di 1 ab. per kmq. L'unico centro abitato notevole è Hermoúpolis, la capitale del nomós (nell'isola di Syros): 20.755 ab. nel 1928. Nelle altre isole la popolazione vive per lo più agglomerata in grosse borgate rurali, il cui sviluppo è limitato dalla ristrettezza della vita locale: la più parte delle isole è infatti fuori dai percorsi secondo i quali si svolgono le relazioni marittime fra Grecia e Anatolia. (V. tavv. XLI e XLII).
Per la storia, v. le singole isole.
Bibl.: A. Meliarakes, Κυκλαδικά, Atene 1874; Th. Bent, The Cyclades, Londra 1885; A. Philippson, Beiträge zur Kenntnis der griechischen Inselwelt, in Peterm. Mitteil., Erganzungsh. 137, Gotha 1901.