Ciclismo
La storia del c. nei primi anni del 21° sec. risulta incentrata su tre fondamentali aspetti: le vicende relative al doping, in più casi sfociate in drammatici fatti di cronaca; le figure di alcuni ciclisti che di questo sport rappresentano tanto la valenza tecnica quanto il risvolto romanzesco; e infine la recente riforma del calendario internazionale con la creazione del Pro Tour, nuovo sistema di gestione del ciclismo professionistico. I cambiamenti voluti dall'UCI (Union Cycliste Internationale) alla fine del 2004 e in parte non ancora attuati hanno portato all'istituzione di un circuito di 30 corse (le 'classiche' che facevano parte della Coppa del mondo precedente, i grandi Giri e alcune corse a tappe brevi), a cui deve partecipare obbligatoriamente un dato numero di squadre di corridori; scompaiono in virtù di tale riassetto la Coppa del mondo e le classifiche UCI così come erano state stilate fino al 2004.
Scopo della riforma è stato quello di aumentare lo spettacolo e scoraggiare scelte troppo discrezionali delle squadre verso le gare. Tuttavia sono emersi ben presto alcuni punti deboli: primo tra tutti la scelta, nell'ambito di uno sport molto legato a tradizione e storia, di gare che non hanno alcuno spessore in questo senso, inserite per criteri di geopolitica (peraltro deboli, poiché tutte le corse, tranne il Campionato mondiale, si svolgono in Europa) e di fatto equiparate a competizioni molto importanti, anche in termini di punteggio attribuito ai loro vincitori nella classifica finale del circuito. In qualche caso si è giunti addirittura all'esclusione dal circuito di élite di gare famose per far posto ad altre mai esistite prima. Molto discussa è stata anche la quantità di squadre attribuita a ciascuna nazione, per cui federazioni di grande peso storico e tecnico si trovano a dover schierare lo stesso numero di squadre presentate da nazioni incapaci da anni di esprimere un vincitore. Sono inoltre aumentati i rischi di discriminazione tra le squadre prescelte e quelle che, disponendo di un solo ciclista rappresentativo, una volta escluse, insieme al loro campione, dalle gare che contano, si trovano a essere penalizzate dagli sponsor, nella spartizione dei premi, dei diritti televisivi ecc.
Viceversa, in mancanza di accordi sulla presenza dei campioni a un numero minimo di corse, può accadere che ciclisti famosi partecipino solo alle gare che prediligono. Infine si è tenuto poco conto del ruolo fondamentale degli importanti gruppi organizzatori di alcune grandi corse (si pensi, per es., al Giro d'Italia e al gruppo RCS), abituati a gestire il proprio lavoro anche in termini di diritti economici e ora chiamati a ricevere una sorta di indesiderato imprimatur dalla federazione internazionale, dovendo però versare in cambio una percentuale sui loro guadagni.
Alcuni punti della riforma saranno corretti nel corso della sua attuazione (è già cambiata, per es., l'attribuzione dei punteggi), mentre probabilmente permarranno ragioni di scontro tra UCI e organizzatori delle corse maggiori. In ogni caso, tuttora, quando si parla comunemente di c., ci si riferisce a poche gare di grande valenza tecnica, tra cui il Giro d'Italia, il Tour de France, la Vuelta a España, i Campionati mondiali e alcune 'classiche' storiche; persino le Olimpiadi del ciclismo, a differenza di altri sport, non sono percepite come la massima espressione tecnica della disciplina.
Il problema doping e le grandi corse a tappe
Già negli anni Novanta la credibilità di molte gare era stata minata da scandali e inchieste che nei primi anni del nuovo secolo avrebbero portato a scoperte pesanti sulla metodicità scientifica e l'estensione del fenomeno doping, con dolorosi corollari fatti di accuse circostanziate, archivi di dati ematici inquietanti, patteggiamenti di pena, condanne di medici che anni prima avevano assistito ciclisti vittoriosi. A questo si è aggiunto l'atteggiamento, apparso a volte incerto, della federazione internazionale. Sotto accusa in particolare la possibile assunzione di eritropoietina (EPO) e gli improvvisi e fugaci picchi di rendimento di alcuni atleti.
Il Giro d'Italia
Nel 2000 si è imposto S. Garzelli, ben assistito dal compagno di squadra M. Pantani. Nel 2001 e nel 2003 ha vinto G. Simoni, bravissimo 'scalatore', che in carriera ha lavorato molto sulla preparazione, puntando sull'agilità oltre che sulla potenza. Quello del 2001 è stato il Giro caratterizzato dallo scandalo di Sanremo: i NAS e la Guardia di Finanza fecero irruzione nelle stanze d'albergo dei corridori il 6 giugno, trovando insulina, hGH (human Growth Hormone), testosterone, corticosteroidi, anabolizzanti. Nel 2003 la superiorità di Simoni è stata netta, anche se il pronostico è rimasto aperto a lungo per la resistenza opposta da Garzelli, sul quale Simoni si è imposto alla fine con 7'06'' di vantaggio; A. Petacchi, con le sue volate, ha collezionato ben sei vittorie di tappa. In questa edizione del Giro si è tornati a parlare soprattutto di c. dopo un periodo dominato dalle vicende del doping. Il Giro del 2002, infatti, era stato conquistato da P. Savoldelli, abile discesista impostosi sullo statunitense T. Hamilton, dopo le squalifiche per doping di Garzelli, risultato positivo a un diuretico (sostanza coprente) e di Simoni, per una confusa vicenda di non negatività ai controlli dovuta all'uso di particolari caramelle (in seguito, comunque, la giustizia lo avrebbe assolto con formula piena). Savoldelli usciva da diversi guai fisici che in passato ne avevano messo in dubbio il proseguimento di carriera.
Nel Giro del 2004 D. Cunego, giovane veneto dal carattere mite ma di notevoli qualità agonistiche e grandi doti atletiche, vincendo quattro tappe è riuscito a superare il proprio capitano Simoni, classificatosi terzo, e a proporsi come uomo nuovo del c. italiano.
Nel 2005 Savoldelli ha replicato il successo del 2002; l'88° Giro d'Italia, conquistato con pieno merito dal 'falco bergamasco', come è stato soprannominato, ha segnato un certo ritorno di interesse e simpatia da parte del pubblico, sia in termini di partecipazione lungo le strade delle tappe, sia per i buoni ascolti televisivi.
La scomparsa di Pantani
Paradossalmente la figura di Pantani è diventata ancor più significativa rispetto ai tempi delle vittorie e del look da pirata (da cui il soprannome), quando il corridore ha via via smesso di vincere, di correre, di lottare e alla fine anche di vivere. Professionista dal 1992, fortissimo scalatore, grande discesista, aveva collezionato i primi successi tra il 1994 e il 1995 (periodo in cui non si conoscevano i suoi valori di ematocrito, che, scoperti anni dopo, sarebbero risultati non solo superiori alla norma ma anche stranamente mutevoli secondo le stagioni). In gara colpivano i suoi scatti, il suo recupero, anche un po'di sfortuna (diverse cadute e parecchie fratture). Persa la stagione 1996 appunto per un incidente, classificatosi terzo al Tour de France del 1997, Pantani ottenne la piena affermazione nel 1998, quando vinse tanto il Giro d'Italia che il Tour de France, regalando alcune tappe memorabili ed epici duelli con il russo P. Tonkov e il tedesco J. Ullrich. Il copione del Giro d'Italia dell'anno successivo sembrò analogo.
Tra tutti resta nella memoria l'episodio dei problemi alla catena della bicicletta, per risolvere i quali Pantani era stato superato da molti corridori, tutti ripresi dopo avere sistemato il mezzo.
Saldamente primatista a due giorni dalla fine della corsa, Pantani visse l'episodio forse decisivo per la carriera e, come si può affermare oggi, per la sua stessa vita: il 5 giugno 1999 venne sottoposto a un controllo a sorpresa, che rivelò un valore di ematocrito del 53%, contro la soglia limite del 50%. Espulso dalla corsa, Pantani gridò al complotto, ma la successiva inchiesta della magistratura, avvalendosi di nuove perizie, confermò sia il valore dell'ematocrito sia il fatto che si trattasse proprio del sangue di Pantani. Il ciclista sprofondò in una crisi che solo in seguito avrebbe rivelato la sua gravità. Tentò diverse volte il grande ritorno sulla scena, nel 2000, regalando qualche sprazzo dell'antica classe, nel 2001 e nel 2003, uscendo sconfitto nonostante gli sforzi. Ormai l'uomo, prima ancora dell'atleta, si sentiva perseguitato, vittima di manovre occulte; le successive vicende processuali, la solitudine, la diffidenza, la depressione lo avvicinarono all'uso di droga, e servì a poco un tentativo di recupero in una clinica specializzata; l'isolamento sempre più profondo lo portò, il 14 febbraio 2004, alla morte per overdose di cocaina. La tragedia suscitò polemiche e commozione, e non mancarono i paragoni con J. Dean, J. Hendrix, addirittura con i 'poeti maledetti' della Francia ottocentesca. Nelle sue ultime lettere, dallo stile confuso, emergeva però chiaramente il senso di dolore, di rabbia, nonché l'inevitabilità di volersi fare del male davanti a quella che riteneva un'ingiustizia.
Armstrong e il Tour
La storia del Tour de France nei primi anni del 21° sec. coincide in pieno con quella del ciclista statunitense L. Armstrong, che ha vinto tutte le sei edizioni disputate a partire dal 2000 per giungere al 2005 (dopo aver conquistato anche quella del 1999). Una situazione di per sé stessa di carattere eccezionale, resa peraltro ancor più particolare dalla sua vicenda umana. A questo atleta texano, proveniente dal nuoto e dal triathlon, divenuto ciclista professionista nel 1991, venne diagnosticato infatti nel 1996 un cancro ai testicoli, per curare il quale furono necessari due interventi chirurgici (di cui uno al cervello) nonché ben cinque cicli di chemioterapia. Dopo i timori sulla sua stessa sopravvivenza e le polemiche sui motivi reali che potevano aver portato a una simile patologia, Armstrong, una volta guarito, tornò addirittura alle gare, nel 1998, dando in breve tempo la sensazione di essere molto più forte di prima. La completa uscita dalla terribile esperienza sorprese anche per un nuovo stato fisico e mentale mostrato dall'atleta, considerato al suo ritorno solo un commovente personaggio-simbolo: sicurezza, concentrazione, ma anche agilità, potenza e aggressività persino sospette.
Sconcertante il suo rendimento: un dominio assoluto, circoscritto però al Tour de France (unica corsa cui ha scelto di partecipare), mai vinto da nessun altro per più di cinque volte. Insieme ai riconoscimenti e all'ammirazione di tifosi e avversari su di lui si sono addensati polemici dubbi per i suoi rapporti con alcuni personaggi legati a vicende di doping. Armstrong ha avuto tra gli altri meriti quello di diffondere negli Stati Uniti la passione per il c. e di aver utilizzato la sua fama per dare vita a una fondazione con l'obiettivo di aiutare chi lotta contro le malattie. Tra i suoi possibili demeriti va posto in primo luogo il sostanziale rifiuto di mettere le sue doti da autentico fenomeno al servizio della scienza, in modo da facilitare lo studio delle possibilità-limite dell'essere umano e in particolare di un soggetto capace di sprigionare una potenza meccanica valutata in 550 watt dopo varie ore di gara o di raggiungere in salita un ritmo di 100-105 pedalate al minuto, senza mai risultare positivo ai controlli antidoping. In secondo luogo l'ancor più netto rifiuto di misurarsi in gare, pur importanti, diverse dal Tour, rendendo difficili i paragoni con altri grandi campioni del ciclismo.
Iniziata trionfalmente nel 1999, la serie di vittorie del texano è proseguita nel 2000, con Ullrich al secondo posto, mentre al terzo si è piazzato il giovane spagnolo J. Beloki. Nel 2001 l'avversario principale per Armstrong è stato ancora il tedesco Ullrich, più in forma dell'anno precedente, ma non tanto da impensierire il campione uscente. Mentre i corridori italiani non sono riusciti ad aggiudicarsi neanche una vittoria di tappa, il podio finale è risultato identico a quello dell'anno precedente: Armstrong, Ullrich, Beloki. Il 2002 ha consentito una sorta di facile assolo al texano, dal momento che Ullrich è rimasto fuori per infortunio, mentre Beloki è arrivato ancora sul podio, stavolta al secondo posto, e il sorprendente lituano R. Rumsas si è classificato terzo.
Il Tour del 2003, quello del centenario della sua nascita, ha offerto una delle edizioni più belle della storia; oltre al rinnovato duello tra Armstrong e Ullrich ha proposto altri nomi interessanti (A. Vinokourov, l'azzurro I. Basso) ed emozionanti momenti di incertezza (le cadute di Beloki e dello stesso Armstrong). Pur vincendo, il texano non ha dominato come negli anni passati. Nel 2004 invece la parte agonistica è stata per lui molto semplice, e a suscitare qualche perplessità sono state invece le caratteristiche del percorso, particolarmente adatte a quelle del ciclista statunitense, e alcuni polemici scontri, in gara e fuori, tra lui e F. Simeoni, dovuti anche a questioni extraagonistiche (una testimonianza di Simeoni in un processo per doping, contro personaggi vicini anche al corridore texano che non ha gradito le ombre indirettamente gettate su di lui). Infine il Tour del 2005 è stato una sorta di lunga passerella per Armstrong, il quale aveva già annunciato il ritiro alla fine della competizione.
La Vuelta
Nei primi anni del nuovo millennio la Vuelta, il Giro ciclistico della Spagna, ha visto affermarsi soltanto atleti locali. In particolare R. Heras di Béjar (Salamanca), ottimo scalatore, nel 2005 si è aggiudicato la corsa di casa per terza volta consecutiva (la quarta in assoluto, poiché si era imposto anche nel 2000). In questa gara nessuno aveva mai vinto quanto lui, al punto che è stato definito l'Armstrong della Vuelta. Nel 2001 la vittoria è andata ad Á. L. Casero, nel 2002 ad A. González; nelle ultime tre edizioni l'azzurro Petacchi, specializzato nello sprint in gare brevi, ha sempre vinto 4 o 5 tappe della corsa. Dopo alcune settimane dal termine della Vuelta 2005 è emerso però un responso di positività di Heras all'eritropoietina, in seguito a un controllo antidoping effettuato durante la competizione, reso noto dall'UCI solo successivamente. Dopo le proteste di innocenza dell'interessato e i dubbi sulle modalità tecniche del controllo, la conferma data dalle controanalisi ha comportato il ricorso del corridore al tribunale ordinario di Madrid e la rescissione del contratto tra l'atleta e la sua squadra.
Campionati del mondo su strada
Il Campionato mondiale su strada, gara dove si fondono gioco di squadra e capacità personali, è una delle competizioni più amate del ciclismo. Nel 2000 a Plouay, in Francia, si è imposto in volata il lettone R. Vainsteins, superando il polacco Z. Spruch e lo spagnolo O. Freire. Lo stesso Freire ha vinto nel 2001 a Lisbona, davanti a P. Bettini, toscano di Cecina detto 'il Grillo'. Nel 2002 si è gareggiato a Zolder, in Belgio, sul circuito automobilistico. Gli azzurri, altamente competitivi, hanno rispettato il pronostico, e il piano predisposto dal commissario tecnico F. Ballerini per favorire la volata di M. Cipollini (corridore di Lucca soprannominato dai tifosi 're Leone') ha funzionato a perfezione. Gli altri atleti azzurri hanno tenuto alto il ritmo per scoraggiare eventuali tentativi di fuga e allo sprint Cipollini si è confermato ottimo velocista. Nel 2003 a Hamilton, in Canada, si è imposto il basco I. Astarloa, bresciano di adozione, lasciando delusi gli appassionati azzurri che puntavano su Bettini (autore di un'ottima stagione), il quale ha comunque riconosciuto la superiorità dimostrata nel finale dall'avversario. Nel 2004, a Verona, Freire (grande scattista) è entrato a far parte del ristretto gruppo di campioni (comprendente A. Binda, E. Merckx e R. Van Steembergen) capaci di conquistare per tre volte il titolo iridato (il suo primo successo risaliva a cinque anni prima). Rimasto fuori Bettini per incidente, l'Italia ha ottenuto il bronzo con L. Paolini.
Nel 2005, infine, altra delusione per gli italiani: sul percorso apparentemente facile di Madrid ha vinto il belga T. Boonen, che figurava tra i favoriti, già vincitore nella stessa stagione del Giro delle Fiandre e della Parigi-Roubaix. Grazie a tali affermazioni Boonen ha ricevuto nel mese di novembre il Trofeo nazionale del merito sportivo 2005 (la più prestigiosa onorificenza per gli atleti in Belgio), che non può essere vinto per più di una volta da uno sportivo.
Le Olimpiadi
Le Olimpiadi di Sydney del 2000 hanno riservato buone soddisfazioni per il c. azzurro: oltre al bronzo di S. Martinello e M. Villa in una delle prove del c. su pista, sono arrivate le medaglie d'oro, in ambito femminile, di A. Bellutti nella corsa a punti e di P. Pezzo nella mountain bike. Ad Atene 2004, invece, Bettini si è aggiudicato la medaglia d'oro nella corsa in linea, superando nello sprint finale il portoghese S. Paulinho. Al terzo posto si è piazzato il belga A. Merckx.
Le principali gare classiche
Tra le imprese più interessanti dei primi anni del 21° sec., da ricordare le due vittorie consecutive di M. Bartoli al Giro di Lombardia: nel 2002 (l'anno che lo ha visto trionfare anche nell'Amstel Gold Race) si è imposto allo sprint su D. Rebellin e O. Camenzind, e nel 2003 ha vinto facilmente in volata sul giovane A. Lopeboselli. Nel 2004 una grande corsa ha consacrato Cunego, fresco vincitore del Giro d'Italia, mostratosi competitivo, dopo una bella battaglia con Basso, anche nelle gare di un giorno. Nel 2005 Bettini ha vinto per la prima volta il Giro di Lombardia, dopo un appassionante duello con Simoni. La Milano-Sanremo ha riservato a sua volta diverse pagine suggestive: nel marzo 2002 Cipollini, alla sua quattordicesima partecipazione a questa corsa, in cui aveva collezionato soltanto buoni piazzamenti, e all'età di trentacinque anni, si è imposto allo sprint, la sua specialità; così come ha fatto l'anno successivo Bettini, futuro campione olimpico. Splendida anche la volata con cui si è imposto nel 2005 A. Petacchi, dopo una corsa dal grande equilibrio tattico e agonistico.
Nel 2004 Rebellin, nel giro di pochi giorni, si è aggiudicato, sia pure faticosamente, ben tre 'classiche': l'Amstel Gold Race (18 apr.), la Freccia Vallone (21 apr.), la Liegi-Bastogne-Liegi (25 apr.). Nel 2005 in quest'ultima gara si è affermato Vinokourov, autore di una splendida fuga da lontano in una corsa molto selettiva.
Infine nella Parigi-Roubaix del 2005 (dopo la vittoria a sorpresa dello svedese M. Backstedt l'anno precedente), il belga Boonen ha concluso una settimana per lui memorabile, conquistando un limpido successo subito dopo quello conseguito nel Giro delle Fiandre.