ciclo di vita, teoria del (life cycle theory)
ciclo di vita, teoria del (life cycle theory) Modello in base al quale i consumatori tendono a risparmiare in età giovanile e adulta parte del loro reddito, da destinare ai consumi al termine della loro vita lavorativa. Fu sviluppato da F. Modigliani e R. Brumberg nel 1954 al fine di superare le difficoltà di interpretare i dati empirici utilizzando la funzione keynesiana del consumo. L’elaborazione di tale teoria ha contribuito significativamente all’attribuzione del premio Nobel per l’economia a Modigliani (1985). Secondo l’approccio dei due studiosi, la scelta del livello di consumo corrente fa parte di un problema di decisione articolata su più periodi. Si assume che gli individui siano razionali e desiderino rendere massimo il proprio benessere complessivo, considerato su tutto l’arco della vita: perciò gli agenti ritengono opportuno mantenere un profilo di consumo il più possibile costante durante tutto il ciclo vita. Questo effetto di ‘pareggiamento’ intertemporale dei livelli di consumo (consumption smoothing) ha luogo poiché incrementi (di un dato importo), che si verifichino in un periodo di tempo rispetto a un altro, inducono benefici aggiuntivi sempre minori in termini di utilità e inferiori ai decrementi subiti nei periodi di più limitato consumo. Pertanto, riduzioni del consumo al di sotto del livello normale contraggono il benessere degli agenti più di quanto esso non venga incrementato da aumenti di pari entità al di sopra del livello standard.
La teoria del c. di v. suggerisce che i giovani, che ancora studiano o che stanno vivendo le fasi iniziali della loro vita lavorativa, desiderino sostenere i loro consumi chiedendo prestiti. Durante gli anni della maturità professionale, disponendo di redditi decisamente più elevati, il debito contratto in gioventù viene saldato e, risparmiando, viene accumulata ricchezza che consente di non ridurre il consumo durante gli anni della pensione, momento in cui i redditi saranno tipicamente inferiori a quelli ottenuti durante la vita lavorativa. La teoria del reddito permanente presuppone, quindi, l’esistenza di un mercato del credito sviluppato, grazie al quale le famiglie giovani possono finanziare livelli di consumo elevati.
La teoria di Modigliani ha interagito con quella proposta dai modelli a generazioni sovrapposte (➔ generazioni sovrapposte, modello a), originariamente ipotizzati da P. Samuelson. In modelli di questo tipo, gli agenti vivono per un numero finito di periodi e, nel corso di ciascuno di essi, nel sistema economico si registra la compresenza di individui di età diverse. Un elemento interessante di questo approccio è che esso consente di studiare l’interazione tra individui caratterizzati da capacità lavorative, redditi, ricchezza e, quindi, interessi diversi. Gli agenti che popolano tali modelli adottano generalmente profili di consumo coerenti con la teoria del ciclo di vita. Nei modelli a generazioni sovrapposte, gli agenti vivono tipicamente per due periodi e ciò rende i risultati estremamente stilizzati.
A partire dai primi anni 1980, A. Auerbach e L.J. Kotlikoff hanno sviluppato modelli, risolti con tecniche numeriche, che registrano la compresenza di un massimo di 100 gruppi differenziati per età, e consentono di descrivere realisticamente una popolazione e la sua evoluzione demografica. Esistono versioni di tali modelli, che considerano le relazioni economiche internazionali, la differenziazione delle capacità lavorative degli agenti e sono articolate su numerosi mercati, in cui si scambiano beni diversi. Tali modelli sono stati utilizzati per descrivere l’impatto di cambiamenti nelle politiche fiscali o nella demografia non solo sul reddito corrente, ma anche sull’offerta di lavoro corrente e futura e sull’accumulazione di capitale. L’approccio di Auerbach e Kotlikoff è utile anche per valutare il ruolo del debito pubblico e l’impatto sulla previdenza sociale. Per es., esso suggerisce che una riduzione nei trattamenti pensionistici, causando maggior risparmio, finanzia un più elevato stock di beni produttivi, inducendo, nel tempo, aumenti salariali che incrementano l’offerta di lavoro. A fronte di un danno immediato sono quindi possibili benefici futuri.