ciglio [plur. cigli e ciglia]
Questo sostantivo manca sia nella prosa sia nella lirica; mentre ricorre con notevole frequenza e varietà di significati nella Commedia, in quattro accezioni fondamentali e spesso in unione a verbi tali da consentire un semantema unitario. Un solo esempio esterno al poema, e per giunta nell'appendix (Detto 177 La sua fronte e le ciglia) ne assicura la collocazione in uno stile mediano.
Il semantema di base, già al singolare, è quello di " peli intorno alle palpebre, che circondano l'occhio ": If XXXIII 99 le lagrime prime fanno groppo, / e si come visiere di cristallo, / riempion sotto 'l ciglio tutto il coppo, " la cavità dell'occhiaia sotto le ciglia ".
Genericamente per " occhio ", " occhi ", con passaggio implicito attraverso il valore di " palpebra ": If XII 103 Io vidi gente sotto [" immersi nel Flegetonte "] infimo al ciglio; Pg I 51 reverenti mi fé le gambe e 'l ciglio, " mi fece inginocchiare e abbassar gli occhi in atteggiamento di ossequio "; XXVII 37 Come al nome di Tisbe aperse il ciglio / Piramo, con allusiva fedeltà al più patetico momento della favola ovidiana (Met. IV 145-146 " Ad nomen Thisbes oculos a morte gravatos / Pyramus erexit "), riproducendosi addirittura la posizione dei nomi propri; Pd XX 43 Dei cinque che mi fan cerchio per ciglio, cioè " che formano l'arco del c. superiore " (parla l'aquila nel cielo di Giove); XX 100, riferito ancora all'occhio dell'aquila, La prima vita del ciglio e la quinta, l'anima di Traiano e quella di Rifeo.
In un peculiare uso astronomico, per " faccia anteriore " (o, nel sintagma avverbiale, " davanti "), in Pd VIII 12, ove la bivalenza Espero-Lucifero denota Venere come la stella / che 'l sol vagheggia or da coppa or da ciglio. " Sol eam respicit modo ad coppam, idest post se, modo ad cilium, idest ante se " (Pietro).
Al plurale, designa in primo luogo " l'orlo delle palpebre fornito di sottili peli a difesa dell'occhio ", o " l'insieme dei peli che circondano l'occhio ": Pg XI 107 un muover [" battito "] di ciglia.
Sta inoltre per " palpebre ", in Pg XIII 70 ché a tutti [gl'invidiosi] un fil di ferro i cigli fóra / e cusce sì, come a sparvier selvaggio / si fa però che queto non dimora, con allusione tecnica all'operazione della ‛ accigliatura '. Il Landino: " accigliati con fil di ferro, come s'accigliano gli sparvieri presi in selva, acciò non si dibattino " (o si veda il De Arte venandi cum avibus di Federico II).
In più numerosi casi, per " sopraccigli ", " sopracciglia ": If VIII 118 Li occhi a la terra e le ciglia avea rase / d'ogne baldanza; X 45 ond'ei levò le ciglia un poco in suso, " le aggrottò " in segno di cruccio polemico, come uomo di parte, e non banalmente nello sforzo di ricordare chi fossero i maggiori di D.; XXVIII 65 [avea] tronco 'l naso infin sotto le ciglia; Pg III 108 l'un de' cigli un colpo avea diviso; XV 14 levai le mani inver' la cima / de le mie ciglia, e fecimi 'l solecchio; XXVIII 65 Non credo che splendesse tanto lume / sotto le ciglia a Venere, alludendo al fulgore degli occhi della dea; XXIX 150 giurato avria... / che tutti [i vecchi simboleggianti i libri del Nuovo Testamento] ardesser di sopra da' cigli.
Con la consueta e antica sineddoche registrata al singolare, per " occhi ": If IV 130 innalzai un poco più ie ciglia; XV 20 e sì ver' noi aguzzavan le ciglia / come 'l vecchio sartor fa ne la cruna, con riferimento a un gesto tipico dei presbiti quando tentano di veder meglio da vicino, in una ‛ comparatio domestica ' che introduce al familiare incontro con Brunetto; XXV 49 io tenea levate in lor le ciglia; Pg VII 13 chinò le ciglia; Pd XI 88 Né li gravò viltà di cuor le ciglia, " non gli fece abbassare gli occhi " (per il nesso con ‛ gravare ', cfr. Pg XVII 52); Pd XIX 94 e si leväi i cigli verso l'aquila, come il cicognino alla madre; XXIII 78 mi rendei / a la battaglia de' debili cigli, ellitticamente, " affrontai di nuovo la prova che già aveva sopraffatto i miei occhi impotenti a sostenere lo splendore di Cristo "; XXXII 138 quando chinavi, a rovinar, le ciglia, " tornavi a rivolgere gli occhi in giù, precipitando in basso loco ".
Con aperta tensione espressionistica, il neutro viene poi a indicare " gli sguardi " o " le occhiate " in due luoghi: If XXI 132 e con le ciglia [" con la sinistra espressione degli occhi "] ne minaccian duoli; Pg XXXII 150 una puttana sciolta / m'apparve con le ciglia intorno pronte, " con lo sguardo mobile e impudico, sfacciato e bramoso ", l'occhio cupido e vagante (v. 154), o " in extollentia oculorum / et in palpebris " come suggeriva la Bibbia (Ecli. 26, 12); bene qui il Daniello: " Descrive mirabilmente gli atti e gesti della meretrice, che ora in qua et ora in là rivolge gli occhi lascivi per così adescar gli amanti, come faceva Bonifazio i principi del mondo ".
Una sola volta si trova il sintagma ‛ alzare le c. ', per " ribellarsi ", " sfidare ": in If XXXIV 35, a designazione di Lucifero, che contra 'l suo fattore alzò le ciglia (Benvenuto: " et si ipse superbivit contra 'l suo fattore, idest Creatorem, qui ex nichilo fecerat eum tam excelsum ").