I rapporti del Cile coi paesi vicini sono storicamente caratterizzati da tensioni, sfociate a volte in conflitti armati (come nel caso della Guerra del Pacifico, che nel 19° secolo vide opporsi le armate cilene a quelle di Perù e Bolivia), altre volte giunte a un passo da tale esito, come nel caso di un contenzioso territoriale con l’Argentina alla fine degli anni Settanta del 20° secolo. Benché oggi i venti di guerra non soffino sulla regione, le ferite rimangono aperte: con la Bolivia, a proposito dell’accesso al mare che essa perse nella Guerra del Pacifico e ancora rivendica; col Perù, perché lo sbocco al mare boliviano avverrebbe attraverso territori un tempo peruviani, ma anche a causa di un ricorrente contenzioso sulle acque territoriali; con l’Argentina, infine, sanate le dispute territoriali, le tensioni sono riemerse talvolta sul piano commerciale, specie a proposito delle forniture energetiche da cui il Cile dipende tanto. Per queste ragioni, oltre che per la scelta di un modello di sviluppo incentrato sull’apertura economica e il ‘regionalismo aperto’, le relazioni internazionali cilene presentano taluni tratti peculiari: da un lato, la rinuncia a inserirsi a pieno titolo in organizzazioni regionali, come il Mercosur, che ne limiterebbero la libertà d’azione sul piano commerciale, il che non impedisce però al Cile di coltivare rapporti particolarmente stretti con il Brasile, tesi a bilanciare la convivenza con vicini ostili o insofferenti alla sua potenza; dall’altro lato, una politica estera a tutto campo, proiettata in particolar modo a coltivare una vocazione agli scambi con l’Asia, insita nella geografia cilena.