CILIEGIO (dal lat. *cerĕseus)
Con questo nome s'indicano parecchie forme di piante della famiglia Rosacee, sottofamiglia Prunoidee, riunite, secondo i più, in due specie distinte.
Il Prunus avium L. (Cerasus avium Moench.; volg. ciliegio dolce; fr. merisier; sp. cerezo; ted. Süsskirschbaum; ingl. wildcherry) è un grande albero alto fino a 20 metri, con scorza grigio-scura nei vecchi tronchi, grigio-bruna con macchie bianche trasversali nei giovani rami; le foglie sono alterne, ovali, doppiamente dentate, un po' rugose e per lo più pelose nella pagina inferiore. I fiori bianchi odorosi, lungamente peduncolati, sono riuniti in ombrelle sessili; i frutti sono drupe globose, un po' cuoriformi, della grossezza di un grosso pisello (nella forma selvatica), rosso-nerastre a maturità, con polpa di sapore dolce, aderente al nocciolo. È pianta indigena dei boschi d'Europa (secondo alcuni autori solo inselvatichita) e dell'Asia occidentale temperata; in Italia è frequente nella regione submontana e montana ed è coltivata in numerose forme, che possono riunirsi in due gruppi: Ciliegie tenerine (var. iuliana DC.) con frutto piuttosto piccolo a polpa molle; comprendono le varietà più precoci dette acquaiole; si chiamano anche lustrine e ciliegie dolci. Ciliegie duracine (var. duracina DC.) con frutto molto grosso, dette anche duroni, graffioni.
Il P. cerasus L. (Cerasus vulgaris Mill.; volg. agriotto, ciliegio, visciola, fr. griottier; sp. guindo comun; ted. Sauerkirschbaum; inglese common cherry) è un arbusto o un alberetto alto 4-5 m. al massimo, con foglie un po' dure, lisce, glabre, lucenti e frutti a drupa di color rosso più o meno cupo, con buccia che si distacca dalla polpa, sugosissima, di sapore acidulo, talora un po' amarognolo. È pianta originaria dell'Asia Minore, introdotta in Italia per opera di Lucullo, coltivata in tutta Italia in talune forme che possono riunirsi in due varietà: ciliegie visciolone (var. Caproniana Rchb.), dette anche visciole o amarene; ciliegie viscioline (var. marasca Rchb.), dette amarasche o marasche. Esistono poi forme ibride fra le due specie, designate col nome di visciolone ibride dolci ed acide.
I ciliegi sono piante rustiche poco esigenti e resistono a tutti i venti e alle temperature più basse. A seconda delle forme maturano i frutti dalla fine di aprile fino ai primi di luglio. Il ciliegio dolce ha una produttività di 50 anni, quello agriotto di 30; il primo dà una produzione annua di 26 q. per ha., l'altro di 18 q. Si moltiplicano per seme o per innesto.
Le ciliegie si consumano fresche o conservate in alcool o rum, in sciroppo (amarena), in marmellate; se ne fanno anche liquori come il Kirschwasser della Selva Nera, il ratafià di Grenoble e il maraschino di Zara. Il legno di color rossastro è ricercato per farne mobili; con i rami si fanno bastoni. I peduncoli dei frutti (stipites cerasorum) sono usati nella medicina popolare, specialmente in Francia, per decotti diuretici.
La produzione annua italiana si calcola in q. 395.000 circa, per un valore di L. 13.500.000; l'esportazione, diretta specialmente in Svizzera e in Germania, é ora in ammento perché si esportano in America grandi quantità di ciliegie sotto salamoia, con cui si fanno conserve. Le località italiane che producono le varietà precoci sono: Avellino, Bisceglie, Bari, il Napoletano, la costiera degli Abruzzi; centri di produzione di altre varietà sono: la Toscana, la Romagna, Modena, Parma, Piacenza, Asti, Voghera, Vicenza, Gorizia, Udine. (V. tav. LIV).
Bibl.: D. Tamaro, Trattato di frutticoltura, 4ª ed., Milano 1915; id., Frutta di grande reddito, Milano 1928.