Cina
Il gigante dell'Oriente
La Cina è uno dei giganti mondiali: è il paese più popoloso e il terzo per estensione; negli ultimi anni sta aumentando anche il suo peso economico e politico, e le decisioni prese in Cina cominciano a incidere sugli equilibri mondiali. Protagonista di uno sviluppo economico impetuoso, sconta però un preoccupante immobilismo politico e una serie di problemi sociali e ambientali. Il paese sta attraversando una fase di cambiamenti complessi, che anno dopo anno lo riportano al centro della scena mondiale: cioè proprio al posto che, secondo la millenaria cultura cinese, spetta alla Cina: il "paese di mezzo", il "centro del mondo" (è questo il modo in cui i Cinesi definivano il loro paese durante l'impero)
L'enorme territorio cinese è costituito da aree prevalentemente montuose che degradano, verso oriente, in ampie pianure che giungono sulle coste del Pacifico. La parte occidentale e centrale del paese è formata da vasti altipiani ‒ il maggiore è il Tibet, con un'altitudine media di oltre quattromila metri ‒ interrotti da imponenti catene montuose disposte nel senso dei paralleli. A oriente si estendono le pianure, nella parte meridionale frammiste a vasti sistemi collinari. La maggiore di queste pianure, quella centrale, densamente popolata e coltivata, è il cuore della civiltà cinese. Qui convergono i due più grandi sistemi fluviali del paese ‒ Huang He (Fiume Giallo, 4.845 km) e Chang Jiang (Fiume Azzurro, 5.800 km) ‒ che costituiscono importanti vie di comunicazione e consentono di irrigare vastissime aree, ma sono anche stati responsabili, con le loro periodiche inondazioni, di immani disastri.
Il clima del paese è continentale nelle regioni interne e settentrionali, dove si trovano ampie aree desertiche e semidesertiche (Zungaria, Gobi, Taklimakan, Tibet); in quelle sudorientali prevale il clima monsonico, caldo e con abbondanti precipitazioni estive che permettono la crescita di foreste tropicali.
La popolazione si concentra soprattutto nella Cina orientale, dove la densità media è di oltre 300 ab./km2, con punte sopra i 700 ab./km2. È a questi valori, e non a quello medio del paese, che si deve pensare per comprendere il problema del sovrappopolamento della Cina. Le regioni orientali sono state la culla della civiltà cinese; a questo si aggiungono favorevoli condizioni naturali ‒ ampie pianure e vasti sistemi collinari, suoli fertili, costanza delle piogge monsoniche estive, abbondanza di acqua ‒ e facilità di comunicazioni grazie ai fiumi, spesso navigabili, e al complesso sistema di canali artificiali; qui è possibile produrre ogni anno, grazie all'infaticabile opera dei contadini cinesi, fino a tre raccolti di riso nel Sud e uno di riso e uno di frumento nelle aree centrali.
Nell'interno, invece, dove le condizioni naturali sono meno adatte all'insediamento, enormi spazi sono quasi disabitati ‒ Tibet (2 ab./km2), Qinghai (7 ab./km2) ‒ o popolati dalle principali minoranze etniche. Queste sono tutte poco numerose rispetto ai Cinesi han (che sono il 92% del totale), ma alcune di esse totalizzano comunque una decina di milioni di persone.
La natalità, che fu il principale motivo sia della crescita demografica sia della povertà nelle campagne cinesi, negli ultimi decenni si è dimezzata per effetto della politica del 'figlio unico', perseguita dallo Stato in alcuni periodi con estrema durezza, causando gravissime sofferenze alla popolazione, con un indiscriminato uso dell'aborto e con campagne di sterilizzazione forzata.
La Cina resta un grande paese rurale, e la maggioranza della popolazione abita in piccoli villaggi; solo un terzo dei Cinesi vive in città. Tuttavia la recente crescita degli agglomerati urbani è tumultuosa: nei dintorni di Chongqing ‒ città di oltre due milioni di abitanti, situata sul medio corso dello Chang Jiang ‒ si è formata un'area urbanizzata con più di trenta milioni di persone. Anche intorno a Shanghai (quasi diciassette milioni), alla capitale Pechino (quasi quattordici milioni), a Tientsin (dieci milioni) e ad altre città ancora ‒ una quarantina hanno almeno un milione di abitanti ‒ si stanno ammassando moltitudini crescenti. Pechino, pur con tanti monumenti antichi, si sta trasformando in una città modernissima; Shanghai, con i suoi innumerevoli grattacieli, può considerarsi il simbolo di un paese in rapida trasformazione.
La superficie coltivata in Cina è solo il 15% del suolo disponibile ed è concentrata nella parte orientale del paese; ma nella metà di quest'area si fanno due o tre raccolti ogni anno. La produzione alimentare era già molto aumentata a partire dal 1960, quando la programmazione economica aveva consentito di prevenire le terribili carestie che colpivano la Cina in precedenza; la produzione è poi ancora enormemente cresciuta quando alla collettivizzazione delle campagne, basata sulle 'comuni popolari', si è sostituito un sistema che concede maggiori spazi all'iniziativa individuale, realizzando una specie di privatizzazione di fatto, anche se la proprietà della terra rimane statale.
L'agricoltura cinese ha una serie di primati mondiali: innanzi tutto per il riso, alimento base, ma anche per frumento, patate, tabacco, cotone, lino. Largamente coltivati sono, inoltre, mais, soia, miglio, sorgo, segale, tè, barbabietola e canna da zucchero, agrumi, banane, ortaggi, frutta. L'allevamento, nelle aree centrali e occidentali del paese, conta anch'esso una serie di primati mondiali ‒ suini, caprini, ovini, cavalli, volatili ‒ e così anche la pesca.
A partire dal 1980 la Cina ha iniziato un enorme processo di trasformazione: rimane un grande paese agricolo ‒ il 50% della popolazione lavora in agricoltura e produce il 15% della ricchezza del paese ‒ ma sta diventando anche una grande potenza industriale.
L'industrializzazione della Cina risale alla metà del Novecento, e fu favorita dalle ingenti risorse minerarie: prime fra tutte carbone e ferro, ma anche stagno, tungsteno, zinco, piombo, solo per citare le più consistenti. Il paese è anche il quinto produttore mondiale di petrolio, ma la produzione non basta più a una economia in rapido sviluppo e, perciò, si stanno realizzando grandiosi progetti per lo sfruttamento idroelettrico dei due maggiori fiumi, anche a costo di un forte impatto ambientale. L'apparato industriale è imponente e copre tutti i settori. Le vecchie industrie pesanti (siderurgia, metallurgia, chimica) sorgono nel Nordest, mentre nelle zone costiere meridionali prevale l'industria leggera: di recente formazione, rivolta soprattutto all'esportazione, dinamica ed estremamente competitiva in campo internazionale.
La più recente e ininterrotta fase di crescita economica è iniziata con l'istituzione di 'zone franche' e di 'zone economiche speciali' per attirare gli investimenti stranieri e favorire una rapida industrializzazione, specie nei settori più innovativi; è continuata grazie a un insieme di altri fattori: un'accorta politica di privatizzazione, il bassissimo costo di una manodopera sufficientemente alfabetizzata, l'aumento degli scambi commerciali con l'estero, la propensione delle famiglie al risparmio, l'apporto economico dei Cinesi emigrati, il crescente flusso di turisti stranieri (quasi 40 milioni di visitatori all'anno).
Il tutto contribuisce ad attuare un sistema estremamente flessibile, capace di adattarsi alle esigenze del mercato e alle ricorrenti crisi internazionali. I principali fattori di debolezza, invece, sembrano essere nella mancata democratizzazione del regime e nella contraddittoria politica economica governativa, ancora in bilico fra pianificazione socialista e libero mercato internazionale.