CINA (X, p. 257)
Suddivisioni amministrative (p. 276). - Nel 1929 il governo nazionale decideva di procedere a una nuova ripartizione ufficiale amministrativa della Cina in 28 provincie, con l'annessione di alcuni territorî limitrofi, già da secoli sotto la sfera d'influenza cinese. In tal modo venivano aggiunti alle 18 provincie tradizionali: 1° la Manciuria, con tre provincie: Hei-lung Kiang, Kirin e Liao-ning. 2° La Mongolia, con 4 provincie: Jehol, Chahar, Sui-yüan e Ning-sia. 3° Il Turchestan orientale, costituente la provincia del Sin-Kiang. 4° La porzione orientale dell'altipiano del Tibet, con 2 provincie: Chin-hai e Si-kang. In totale, secondo i dati pubblicati dalle autorità ufficiali nel 1930-31: 7.225.557 kmq. con 431.722.000 abitanti.
Nel 1932, tuttavia, gli avvenimenti che portavano alla creazione del nuovo impero mancese, staccavano dal territorio e dall'influenza cinese prima le tre provincie della Manciuria, poi lo Jehol; con ciò la repubblica cinese viene attualmente a comprendere 24 provincie, sebbene il governo nazionale si rifiuti di accettare il nuovo stato di cose. Ogni provincia è divisa in prefetture (hsien), comprendenti più comuni (chu), ciascuno dei quali formato da 20 a 50 villaggi (hsiang) o borgate (chen) Ogni provincia è amministrata da un governo provinciale, presieduto da un governatore (chu-hsi), nominato dal governo centrale. Diamo qui di seguito i dati relativi alle 18 provincie tradizionali.
Comunicazioni (p. 280). - Particolari cure ha dedicato il governo al sistema delle comunicazioni del paese, specie alla rete stradale che negli ultimi anni si è grandemente sviluppata. È da notare che, per un paese vasto come la Cina, buone strade automobilistiche sono praticamente più utili che le ferrovie, molto più lunghe e costose da costruirsi, se si pensi che ogni km. di strada ferrata costa in Cina venti volte più che un km. di strada automobilistica. Ciò spiega appunto lo sviluppo della rete stradale, che mentre era di soli 1185 km. nel 1921, aveva raggiunto 34.000 km. nel 1929 e 109.749 km. nel 1936. Fra le provincie, il Kwang-tung è in testa a tutte, con 7038 km. (1932), seguito dal Kwei-chow con 3911 km. e dal Kan-su con 3452 km.
Marina mercantile (p. 281). - Il naviglio cinese addetto alla navigazione marittima era costituito nell'anno 1937 da 289 navi per 600.336 tonnellate lorde, in maggioranza piroscafi: 279 per 593.939 tonn. lorde. La bandiera cinese, sino al 1931, era la terza nel traffico del paese; dopo il boicottaggio antinipponico del 1932-33 essa è passata al secondo posto, dopo quella britannica. Si nota una tendenza a scuotere la predominante posizione della bandiera estera, specialmente nel traffico di cabotaggio. La prima misura al riguardo è stata la riorganizzazione della "China Merchants Steam Navigation Co.", la più importante compagnia cinese, sottoposta nel 1934 a gestione statale; nel 1937 la compagnia ha istituito la prima linea nazionale con l'estero, da Amoy a Manilla. I traffici transoceanici della Cina sono assicurati dalle bandiere estere in concorrenza intensa; la Germania, nel 1935 ha migliorato i servizî con l'entrata in linea dello Scharnhorst, del Gneisenau e del Potsdam ("Norddeutscher Lloyd"); l'Italia ha una linea mensile per passeggeri con il Conte Rosso, il Conte Verde e il Victoria, e un'altra linea commerciale mensile parte da Trieste diretta a Shanghai e ai porti giapponesi.
Aviazione civile (p. 281). - Non minori progressi ha realizzato, in questi ultimi anni, l'aviazione, che conta 14 aviolinee, con 14.000 km. di percorsi. In un paese vasto 35 volte più dell'Italia, le aerocomunicazioni costituiscono l'unico mezzo di collegamento veramente rapido e destinato, quindi, a un sicuro e florido avvenire; il loro sviluppo merita, perciò, qualche particolare accenno.
Le compagnie cinesi di navigazione aerea sono (1937): la "China National Aviation Corporation", e la "Eurasia Aviation Corporation", entrambe con sede in Shanghai e operanti nel nord; la "South-Western Aviation Corporation", con sede in Canton, che esercisce le linee del sud.
Il governo cinese ha il 55% delle azioni delle due prime società, le quali si amministrano come società anonime; la terza società ha un capitale raccolto da versamenti effettuati, in parti uguali, dalle provincie del Kwang-tung, Kwang-si, Yün-nan, Kwei-chow, Hu-nan, e viene amministrata sotto il controllo del governo della provincia del Kwang-tung (Canton). Tecnicamente, le compagnie funzionano indipendentemente da qualsiasi controllo governativo.
La "China National Aviation Corporation" esercisce le seguenti linee:
1. Aviolinea Shanghai-Ch'eng-tu. Deve considerarsi, agli effetti del traffico, suddivisa nelle linee: Shanghai-Nanchino-An-k'ing-KiukiangWu-han (esercita su cinque giorni della settimana con apparecchi Douglas DC 2); Wu-han-Sha-si-I-ch'ang-Wan-hsien-Ch'ung-k'ing (esercita quadrisettimanalmente con apparecchi Douglas DC 2); Ch'ung-k'ingCh'eng-tu (esercita giornalmente con apparecchi Ford).
i bis. Aviolinea celere Shanghai-Ch'eng-tu: inaugurata nell'ottobre 1935, viene esercita bisettimanalmente, con apparecchi Douglas; il percorso viene compiuto in poco più di dieci ore. L'organizzazione di tale aviolinea celere ha richiesto l'attrezzamento ai voli notturni degli aeroporti terminali.
2. Aviolinea Shanghai-Nanchino-Tsing-tao-Tien-tsin-Pechino (esercita trisettimanalmente con apparecchi Douglas DC 2 e Stinson).
3. Aviolinea Shanghai -Wen-chow- Fuchow - Amoy - Swatow - Canton (esercita bisettimanalmente con apparecchi Douglas Dolphine).
4. Aviolinea Ch'ung-king-Kwei-yang-Ko-ming (esercita bisettimanalmente con apparecchi Ford).
L'"Eurasia Aviation Corporation", fondata nel 1930, gestisce le seguenti linee:
1. Aviolinea Shanghai- Nanchino - Ho-nan - Si-an-Chuguchak (esercita due volte la settimana con apparecchi Junkers 52 sul tratto Shanghai-Lan-chow).
2. Aviolinea Pechino-Canton (sull'intero percorso per circa tre mesi, dal maggio 1934; poi il traffico si è svolto, bisettimanalmente, sul percorso Pechino-Chengchow, con apparecchi Junkers W 33 e W 34).
3. Aviolinea Lan-chow-Ning-shia-Pao-tow-chen (bisettimanale, con apparecchi Junkers W 33 e W 34).
4. Aviolinea Si-an-Ch'eng-tu (bisettimanale, esercita con apparecchi Junkers W 33 e W 34).
La "South-Western Aviation Corporation" esercisce le linee seguenti:
1. Aviolinea Canton-Wu-chow-Nan-ning-Liu-chow (bisettimanale, con apparecchi Stinson-Reliant SR e SR 5).
2. Aviolinea Canton-Ko-ckow-K'iung-chow-Pak-Koi-Nan-ning (bisettimanale, con apparecchi Stinson-Reliant SR e SR 5).
Nell'attuale situazione politico-militare, talune delle anzidette linee hanno sospeso la loro attività.
L'ostacolo maggiore allo sviluppo delle comunicazioni aeree in Cina è rappresentato dalle tariffe ancora esorbitanti, e perciò alla portata di una cerchia di pochi privilegiati, e dalla generale mancanza di fiducia nella sicurezza di questo modernissimo mezzo. La sua comodità è peraltro incontestabile per il trasporto della posta e delle merci, ma nessuna delle linee in attività è redditizia, date le spese enormi di istallazione e di gestione. La sola Shanghai-Hankow (Wu-han), per es., costa mezzo milione di dollari l'anno, ed è il governo nazionale che deve, in definitiva, colmare i disavanzi dei bilanci di esercizio.
Ciò nonostante il governo dedica particolari cure allo sviluppo della rete aerea, soprattutto perché questa ha permesso, per la prima volta nella storia del paese, un certo controllo delle autorità centrali sull'amministrazione delle provincie periferiche, controllo che la lontananza, la scarsezza o la difficoltà delle ordinarie vie di traffico rendevano prima assai malagevole.
La bandiera dello stato. - È rossa, con campo azzurro cupo all'angolo superiore dell'asta; nel campo, un sole bianco con dodici raggi.
Forze armate. - Esercito (p. 286). - Secondo il piano di riorganizzazione dell'esercito, concretato dal governo nazionale nel 1929, è prevista la formazione di 65 divisioni di fanteria, 8 brigate di cavalleria, 16 reggimenti di artiglieria e 8 del genio; in totale, circa 800 mila uomini, destinati a costituire la forza dell'esercito in tempo di pace. Fino al gennaio 1929, antecedentemente, dunque, all'entrata in vigore del piano suddetto, l'esercito cinese comprendeva 1.800.000 uomini, così suddivisi: 114 divisioni, 29 brigate e 13 reggimenti di fanteria; 8 divisioni, 4 brigate e 2 reggimenti di cavalleria; 13 reggimenti di artiglieria; 15 battaglioni del genio. Una divisione si componeva in media di 14 mila uomini, ufficiali e truppa.
Il servizio militare è volontario, ma in qualche provincia è imposta una specie di coscrizione. La durata è di tre anni, terminati i quali si è assegnati alla riserva di prima linea con l'obbligo di un mese di esercitazioni ogni anno; si entra, quindi, nella seconda riserva che comporta l'obbligo di un mese di esercitazioni ogni due anni. Terminata quest'ultima riserva, si è definitivamente liberi da doveri militari.
Marina militare (p. 287). - Nuove unità: Incrociatori leggieri: Ning Hai e Ping Haim costruiti uno in Giappone, l'altro a Shanghai nel 1931-32, da 2500 t. e 22 nodi, armati con 6/140, alcune armi antiaeree, 2 tubi di lancio binati da 533, 2 aerei.
Dragamine: 2, ordinati in Giappone.
Cannoniere: 4 nuove sono state costruite nel 1929-30, con tonnellaggio tra le 500 e le 1600 tonn., 18-20 nodi di velocità e armamento diverso.
Navi da pattuglia: 12, da 300 tonn. e 2-6 nodi, costruite nel 1931-1932.
Cannoniere fluviali: 2, da 210 t. e 12 nodi, costruite nel 1932.
Motoscafi: 15, costruiti nel 1936-37 in Italia (2), in Inghilterra (10) e in Germania (3).
Le notizie sulla marina cinese sono piuttosto incerte dati gli avvenimenti in corso; in base a notizie non confermate alcune delle anzidette unità sarebbero state affondate.
Aviazione militare (p. 287). - All'inizio del 1937 l'aviazione del governo centrale contava 900 apparecchi, quella della provincia di Kwang-si 60 apparecchi (di tipo germanico, russo e italiano) ed era tuttora in corso di organizzazione quando l'intervento del Giappone e la successiva conquista territoriale disgregarono completamente sia la esistente compagine aeronautica, sia il lavoro di ordinamento. Indipendentemente dalle forti perdite subite (420 apparecchi fino a tutto il febbraio 1938), l'aviazione cinese può considerarsi organismo abbisognevole di un complesso lavoro di riassestamento sia come materiale sia come impianti aeroportuali. Alle necessità belliche si fa fronte intanto con materiale di provenienza straniera (sovietico principalmente).
Finanze (p. 287). - Varî fattori hanno influito sfavorevolmente sulle finanze cinesi: la contrazione degli scambî internazionali, la necessità di maggiori spese per la difesa e l'ordine interno, la riorganizzazione delle finanze regionali e i soccorsi alle popolazioni colpite da inondazioni, il mancato cespite dell'imposta sul sale e delle dogane in Manciuria e inoltre i gravi danni (fino quasi a un terzo del gettito totale) derivanti all'amministrazione doganale dal contrabbando largamente esercitato nella zona smilitarizzata e nel territorio controllato dal Consiglio autonomo del Hu-peh orientale, di emanazione giapponese. Riuscite vane le ripetute rimostranze fatte a Tōkyō, anche dagli stati esteri interessati, il governo nazionale poté tuttavia, con misure estremamente energiche, ridurre quest'ultimo a proporzioni normali.
Per comprimere il deficit procedette, d'altra parte, alla consolidazione del debito interno (1936), alla sistemazione dei debiti ferroviarî e a una revisione delle imposte e dei metodi di percezione. Sopravvenne poi la guerra col Giappone, di cui è impossibile per ora esaminare le conseguenze finanziarie.
In seguito all'artificiale rialzo del prezzo dell'argento provocato dalla politica nordamericana, riusciti in gran parte vani gli sforzi fatti nel 1934 per frenare l'esodo del metallo bianco (controllo dei cambî e dazî di esportazione), la Cina decise, nel novembre 1935, di abbandonare la sua secolare base monetaria, staccando dall'argento il dollaro cinese o yüan (equivalente a 0,715 dell'antico tael e cioè a gr. 23,493448 di argento fino) adottato come unità monetaria il 6 aprile 1933. Fu perciò sanzionata l'avvenuta svalutazione dello yüan, fissandone il cambio con la sterlina a 14 pence e ½ (prima a 17 ¼); fu attribuito potere liberatorio ai biglietti delle tre banche di stato (Banca centrale della Cina, Banca della Cina e Banca delle comunicazioni), dichiarati inconvertibili ma coperti da una riserva del 60% (che in seguito all'accordo cino-americano sull'argento del 5 maggio 1936 deve essere per almeno il 25% in argento e per il resto in oro e divise); fu abolita la clausola argento nei contratti; fu vietata la circolazione dell'argento e imposta la sua conversione in biglietti. La riforma prevedeva inoltre che la Banca centrale dovesse sostituire gradualmente i proprî biglietti con quelli delle altre banche per essere in grado di assumere alla fine del 1937 il monopolio dell'emissione e anche le funzioni di vigilanza e di custodia delle riserve d'argento attribuite temporaneamente al Currency Reserve Board.
Ma gli avvenimenti successivamente svoltisi hanno impedito la realizzazione di questo programma e anzi anche i biglietti della Banca degli agricoltori hanno avuto corso legale.
Nell'agosto 1937 varie restrizioni bancarie e cambiarie furono poi adottate per impedire la fuga della moneta. Al 30 settembre 1937 i biglietti delle quattro banche ammontavano a 1545 milioni di yüan (è pure in circolazione una considerevole quantità di monete d'argento, ché l'idea della demonetizzazione assoluta del metallo è stata abbandonata, a quanto risulta dal comunicato ufficiale circa la suddetta convenzione cino-americana); alla stessa data le riserve metalliche della Banca centrale erano di 273 milioni in massima parte in argento.
Oltre alla Banca centrale istituita nel 1928, i principali istituti di credito sono: La Banca della Cina (riorganizzazione del 1911 della China Bank del 1902), la Banca delle comunicazioni (1907, che nel 1928 ha avuto il privilegio come banca industriale) e la Banca degli agricoltori (1933):
Bibl.: J. Lee, La crise économique et la réforme monétaire en Chine, Parigi 1936; v. anche le pubblicazioni periodiche della Società delle nazioni, particolarmente l'Annuario.
Educazione e istruzione pubblica (p. 287). - Per quello che concerne l'istruzione, secondo l'organizzazione data dal governo nazionale, il corso ordinario degli studî comprende: a) La scuola elementare, con due corsi: inferiore, di quattro anni, e superiore, di due anni; è obbligatoria nel corso inferiore, cui si accede all'età di sei anni. b) La scuola media, inferiore e superiore, di tre anni ciascuna, con cinque sezioni: ordinaria, che prepara all'università e dà indirizzo culturale generale; poi normale, agricola, industriale, commerciale. c) L'università. Esistono in Cina 14 università nazionali e 15 università private riconosciute dal governo. Oltre alle suddette istituzioni, sono in attività numerose altre scuole, professionali e speciali (arte, musica, ecc.) governative e private. Importanti gl'istituti fondati e diretti da missionarî cattolici (a Shanghai i gesuiti possiedono l'università Aurora) e protestanti. Va ancora citata l'Accademia Sinica (Chung Yang Yen Chiu Yüan), la più alta istituzione indigena per le ricerche scientifiche, fondata nel 1928.
Missioni (p. 301). - A prescindere dai vicariati e dalle prefetture e missioni della Manciuria (v. manciuria, App.), sono da registrare i seguenti mutamenti:
Missioni elevate a prefetture: Ta-li (1931), Yi-hsien (1935), Hai-nan (1936), Shih-tsien (2 dicembre 1937); missioni elevate a prefetture quindi a vicariati: Hwang-chow (prefettura, 1932), col nome di Ki-chow (1936); Chang-tien (prefettura, 1932) col nome di Chow-tsun (1937).
Prefetture elevate a vicariati apostolici: Ta-t'ung (1931), Chao-hsien (1932), Show-chow (1932), Sinyang-chow (1933), Yung-nien (1933) Shen-chow (28 maggio 1934; mutato in Yüan-ling il 10 dicembre 1934), Ka ying (1935), Lo-yang (1935), Sü-chow (prefettura, 1931; vicariato 1935), Kwei-te (1937).
Sono di nuova creazione i vicariati apostolici di: Heng-Chow (1930) Shanghai (1933; già parte di Nanchino), Tsao-chow (1934), I-chow (1937).
Sono state create le prefetture apostoliche di: Chao-tung (1935), Chih-feng (1933), Chu-khi (1932), Chu ma tien (1933), Fong-siang (Feng-siang, 1932), Idushien (1931), Hung-tung (1932), Kiang-chow (1936), Kieng-chang (1932), Li-chow (1931), Ling-tsing (1931), San-yüan (1931), Sha-si (1936), Shun-teh (1933), Siang-t'an (1937), Siang-yang (1936), Si-ning (1937), Sin-siang (1936), Suihsien (1937), Ta-ming (1935), Tung-chow (1935; missione, 1931), Tun-ki (1937), T'ai-yüan (1933), Yo-chow (1931), Yu-tze (1931); sono state pure istituite le missioni di Kien-ning (1931), Urga (1922), Wei-hai-wei (1931).
Yung-chow, Chu-chow, Shin-tsien, indicati nella tabella (p. 302) come vicariati, sono invece prefetture.
Storia.
Chang Kai-shek ha tenacemente continuato, sotto l'egida del Kuomintang, la sua opera di unificazione e di ricostruzione. Secondo Whang Ching Wei, ex-capo dell'esecutivo, la Cina soffre tuttora "di debolezza generale, nella situazione interna e nella sua capacità di sviluppo, di debolezza cardiaca, per la scarsa forza politica e finanziaria del governo centrale, e di tumori cancrenosi, per le interferenze e le invasioni estere". È nel vivo di questa massa ammalata che Chang Kai-shek ha dovuto e deve operare: ma molti e potenti sono gli avversarî di un governo centrale forte, perché ad esso dovrebbero obbedire e inviare i proventi delle provincie. Le masse rurali non rispondono ancora all'appello della nuova Cina: il problema del nutrimento quotidiano domina ogni altro atto e ogni altro sentimento. Il compito di Chang Kai-shek è stato perciò estremamente arduo; ma è tuttavia equo riconoscere un certo successo dei suoi sforzi, pur senza cadere nelle esagerazioni che recenti avvenimenti hanno dimostrate prive di fondamento. Le riforme nei varî rami dell'amministrazione, specialmente la riforma finanziaria, i progressi tecnici, la limitazione del provincialismo, il nuovo spirito dell'esercito, una certa elevazione morale e lo sviluppo dell'igiene nella popolazione, tutto ciò è reale, e le principali potenze ne hanno preso atto, elevando di rango le loro rappresentanze diplomatiche. Di grande rendimento è stato pure il contributo degli esperti stranieri, fatti affluire in gran numero da ogni parte del mondo (ricordiamo gl'italiani: Dragoni per l'agricoltura, Mari per la sericoltura, De Stefani per le finanze, oltre alle missioni militari). Parallelamente a tale azione, è continuata la campagna contro il banditismo comunista, che ha richiesto l'impiego di grandi forze e spese eccezionali. Due movimenti, che avrebbero potuto determinare conseguenze esiziali per la repubblica, sono stati rapidamente liquidati. Il primo, la tensione politica manifestatasi nelle provincie del sud (Kwang-tung e Kwang-si) nell'estate del 1936 ha cagionato esso pure lo spostamento di ingenti forze militari nel Ho-nan, per fronteggiarvi quelle ammassatevi da alcuni generali del governo nazionalista-radicale di Canton. Stroncata nel giro di qualche settimana, non si è ancora risaputo il motivo di questa improvvisa mossa dei sudisti, dopo la morte del loro capo Huhan-min. Fra le molte supposizioni formulate (e fra esse quelle di complicità nipponiche e sovietiche) la più credibile attribuisce il movimento, più che ad una pressione sul governo centrale, per provocarne la vigorosa resistenza al Giappone, a un supremo anelito di affermazione sudista nei confronti di Nanchino. Il suo naufragio avrebbe dovuto risolversi in una dura lezione per gli oppositori dell'unità nazionale. Appena tre mesi dopo, invece, si produceva un altro fatto straordinario: il colpo di mano di Sian-fu. Chang Hsu-liang, l'ex-signore della Manciuria, inviato nel nord contro le bande comuniste, si rivoltava con le sue truppe contro il governo centrale e catturava in quella città il generalissimo, venuto tranquillamente e senza scorta, a ispezionare il corso delle operazioni, che andavano a rilento. Soltanto dopo l'avventura, suscettibile altresì di far nascere fondati dubbî sui risultati effettivi degli sforzi unificatori del generalissimo, questi fu riconfermato nella sua carica, le correnti nazionaliste accentuarono la loro pressione sul governo centrale, le bande comuniste, grandi e piccole, cessarono le ostilità, e gli esponenti stessi del comunismo, pur condannato nuovamente dal Kuomintang, si avvicinarono a Nanchino.
L'abolizione dei privilegi extraterritoriali, di cui godono gli stranieri, non ha fatto praticamente alcun passo, dopo la soluzione favorevole ai postulati cinesi data in linea teorica dalle varie potenze.
Nei suoi rapporti con l'estero, la Cina ha tracciato dal 1932 nuove direttive alla sua politica con l'U.R.S.S. Il mondo vide in esse profilarsi un'alleanza militare, eventualmente attiva contro il supposto comune nemico d'oriente, cioè il Giappone. Ma tutto s'è limitato, per quanto si conosce, alla ripresa delle normali relazioni diplomatiche (interrotte nel 1927), senza che la Cina riuscisse a far accettare allora da Mosca la proposta di un patto di non aggressione, che venne concluso soltanto nell'agosto 1937, sulle linee del patto Briand-Kellogg. Tuttavia il ristabilimento delle relazioni non ha trattenuto l'U.R.S.S. tanto dal trattare direttamente col Man-chu kwo la cessione dei suoi diritti sulla ferrovia orientale cinese, senza curarsi della Cina, quanto dall'accaparrarsi la Mongolia esterna, sottoposta alla sovranità cinese, stringendola a sé con un'alleanza militare (v. mongolia, App.) e dal sovietizzare di fatto il Sin-kiang (Turkestan cinese), ormai dipendente da Mosca, nonostante l'ostilità della popolazione.
Col Giappone, la tregua (o armistizio) di Tanghu (v. giappone, App.) aveva posto fine alle ostilità scoppiate fra i due paesi per la Manciuria. Nessun grave incidente, all'infuori dell'agitazione provocata dalla proclamazione giapponese di una dottrina di Monroe per l'Asia orientale a favore di Tōkyō, venne a turbare seriamente per oltre un anno e mezzo le loro relazioni. Parecchie manifestazioni, occorse in quell'intervallo, le facevano anzi ritenere avviate verso una sistemazione ragionevolmente amichevole. Ma il conflitto d'interessi, sostanzialmente divergenti, e le inevitabili conseguenze derivatine, le ha riportate nuovamente allo stato di prima. Sospetti cinesi di eccitamento a un movimento separatista delle provincie settentrionali; reazione giapponese alla campagna antinipponica cinese e a tutte le sue manifestazioni più o meno violente; sospetti di Tōkyō circa intese nanchinesi con l'Inghilterra (missione di sir F. Leith Ross) per una cooperazione finanziaria anglo-cinese o internazionale, a danno della preponderante penetrazione economica giapponese in Cina; richieste e imposizioni, difficili a eludersi, da parte dei militari giapponesi per la cessazione di attività cinesi nel nord (accordo Ho-Umetsu, v. giappone, App.) ne hanno determinato il peggioramento, rapido e continuo. Per sottrarle alle influenze locali e inquadrarle, data la loro importanza, nella politica del governo centrale, Chang Kai-shek, convinto nel suo intimo dell'opportunità di un'intesa col Giappone come chiave di volta della ricostruzione del paese, decideva di avocare a Nanchino la trattazione delle varie vertenze, ripromettendosi (sue dichiarazioni al Kuomintang) di discuterle in uno spirito di conciliazione fino all'estremo limite. Tali sue disposizioni suscitavano in un primo tempo l'esasperazione dei nazionalisti più accesi, manifestatasi con attentati al primo ministro e al suo viceministro. Successivamente, il graduale irrigidimento della politica del generalissimo, avviata, sotto l'irresistibile pressione delle impetuose correnti nazionaliste, alla resistenza ad ogni costo, gli procurava per la prima volta l'adesione e la collaborazione di elementi fin allora a lui ostili: atteggiamento, che si andò sempre più accentuando, contemporaneamente alla scomparsa dell'attività militare comunista, ma che portò inevitabilmente all'inasprimento irreparabile delle relazioni con Tōkyō. In tale atmosfera, piena di pericoli, e resa più minacciosa dalla concentrazione di truppe dall'una e dall'altra parte, si è prodotto, il 17 luglio 1937, l'incidente di Lu-ku-ciao, punto di partenza della sanguinosa conflagrazione in corso fra i due paesi; vera e propria guerra, senza averne giuridicamente il nome (v. giappone, App.).
La Cina è sempre stata ligia alla Società delle nazioni ed ha creduto di dovere strettamente applicare le sanzioni comminate contro l'Italia, promulgando all'uopo una serie di provvedimenti. Da parte sua, la Società le è stata prodiga di aiuti nel campo tecnico. Nel campo politico, le cose hanno assunto invece un aspetto non corrispondente certo alle aspettative di quel paese. Il risultato dei suoi appelli a Ginevra contro l'azione giapponese in Manciuria non doveva incoraggiarla a rinnovarli, in occasione dell'attuale conflitto con la stessa nazione. La Cina ha creduto opportuno invece di farlo: e l'esito è stato più negativo ancora. Poiché (a prescindere dalla condanna morale pronunciata contro il Giappone nella mozione dell'assemblea, giunta fino a invitare i membri della Società "ad esaminare in quale misura essi potrebbero accordare a titolo individuale il loro appoggio alla Cina"), la Lega si è sostanzialmente disinteressata, come tale, del caso, affidandone la trattazione alle potenze firmatarie del trattato di Washington e a quelle direttamente interessate nel Pacifico. E al suo passivo, nei confronti dell'istituzione ginevrina, la Cina deve registrare altresì la mancata sua rielezione al Consiglio nel 1934.