CINEDOLOGIA
Cinèdo (κίναιδος) è l'effemminato ballerino che eseguisce in pubblico o nei conviti lascive e provocanti danze mimiche, scendendo spesso alle più degradanti forme di prostituzione mascolina (cfr. Petron., Satyr., XXIII). Col nome di cinedologia (da κιναιδολόγος "autore di composizioni cinediche") si allude ad una forma letteraria affine al mimo; si tratta di farse oscene e sboccate, che offrivano anche il destro alla satira politica, scritte in prosa o, più spesso, in versi, con metro e musica varî; e, poiché nella forma poetica lingua, musica e metro erano ionici, venivano chiamate "poesie ioniche) ('Ιωνικὰ ποιήματα: Athen., XIV, 620 E). La più importante fioritura di questa poesia si ebbe nell'età alessandrina, per opera principalmente di Sotade (v.), che ne è considerato il fondatore. Oltre a Sotade coltivarono questo genere Alessandro d'Etolia, Teodoride (o Teodor0) di Siracusa, Pirro (o Pirete) di Mileto, Timocarida, Senarco, il filosofo Timone di Fliunte e altri.
Le farse cinediche, insieme coi Fliaci (v.), mentre da un lato si riannodano alla grande tradizione della commedia classica, di cui sono propaggine popolaresca, dall'altro sono forme tenute vive da quella tendenza alla rappresentazione del lato ridicolo della vita, che dà origine anche in altre età e presso altri popoli a farse di simil genere (v. atellana).
Bibl.: Sui cinedi in genere: Kroll, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumsw., XXI, coll. 459-62. Sulla poesia cinedologica: Susemihl, Geschichte d. griech. Litt. in d. Alexandrinerzeit, I, Lipsia 1891, pp. 243 segg.; Reich, Der Mimus, I, Berlino 1903, pp. 12 segg.; J. Beloch, Griech. Geschichte, IV, i, Berlino-Lipsia 1925, p. 503; Rostagni, Di Teodoro siracusano κιναιδολόγος, in Boll. di Fil. class., XX (1913), pp. 45 segg.