digitale, cinema
digitale, cìnema locuz. sost. m. – Il cinema del 21° secolo si confronta sempre di più con le risorse e le possibilità offerte dalle moderne tecnologie digitali. Si è pertanto assistito negli ultimi anni a una costante modificazione del piano estetico di alcune delle più significative opere cinematografiche comparse sulla scena internazionale. In principio legato all’evoluzione sempre più marcata del comparto degli effetti speciali, il digitale applicato al cinema si è spostato tanto a monte quanto a valle della filiera di produzione cinematografica. A monte in quanto molte opere cinematografiche sono pianificate, sia in presenza di grandi budget sia di risorse limitate, a partire dalle possibilità di sviluppo di una storia consentite dal digitale. A valle in quanto il cuore del processo produttivo risiede ormai nella fase di postproduzione di un film, momento in cui il vero processo creativo prende forma e si arricchisce grazie alle innumerevoli soluzioni offerte dai sofisticati software digitali che permettono di trasformare radicalmente il materiale girato su set sia reali sia virtuali. Tale profonda modificazione ha tuttavia abbracciato anche il momento stesso delle riprese dove il ricorso a macchine da presa digitali o 3D, nel caso dei film ad alto budget, è ormai una consuetudine. Capolavori della contemporaneità come il fantascientifico Avatar (2009) di James Cameron, gioielli dell’animazione Pixar come Up (2009) di Pete Docter e Bob Peterson, o una fiaba cinefila come Hugo Cabret (2011) di Martin Scorsese sono stati realizzati ricorrendo alle straordinarie risorse del cinema digitale in 3D. Al fine di sostenere la distribuzione di queste opere digitali, il sistema delle sale si è dovuto adeguare ai nuovi standard di proiezione dettati dalla particolare natura dei film. In Italia a partire dal 2004 si sono diffuse le sale digitali che alla fine del 2011 erano 1485, con una penetrazione sul mercato complessivo del 39%.